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La bussola del piacere...

 La bussola del piacere...

La bussola del piacere

Gli amanti del jogging lo sanno bene. Correre a lungo dà piacere, può addirittura portare a sensazioni simili a quelle sollecitate dall'uso di marijuana, come ha dimostrato di recente un gruppo di scienziati. Paradossalmente il benessere sperimentato dagli amanti della corsa è simile a quello che provano gli amanti della tavola, le cosiddette buone forchette, una categoria agli antipodi rispetto ai corridori senza se e senza ma. E provano piacere anche i giocatori d'azzardo, altra categoria che fa storia a sé.

Sembra quindi che una delle sensazioni più coinvolgenti che la nostra specie possa provare abbia un substrato organico comune, un denominatore comune senza il quale sarebbe difficile immaginare di poter provare benessere in contesti assai diversi dal punto di vista sociale (corsa, tavola, gioco d'azzardo). La bussola del titolo, o meglio l'ago della bussola in questione, è un piccolo gruppo di aree del cervello interconnesse, indicato come "circuito del piacere prosencefalico mediale". È qui che, secondo l'autore, neuroscienzato presso la Johns Hopkins University School of Medicine, viene percepito il piacere umano: in questo piccolo ammasso di neuroni, le cui connessioni e i cui scambi di segnali di natura biochimica sono parte integrante della sensazione di benessere. Non solo quello scatenato da attività per così dire naturali, per esempio il sesso o la meditazione, ma anche quello innescato da molecole che si trovano nel caffè, nelle sigarette o magari nella cocaina, sempre per restare nel campo delle esemplificazioni.

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anche con altre specie, ma solo la nostra riesce a ricavare piacere da attività non collegate in modo diretto alla propria sopravvivenza. Questa peculiarità porta la neurobiologia del piacere a invadere prepotentemente la sfera sociale. In effetti, come fa notare Linden, sistemi giuridici, religioni e sistemi educativi si sono tutti concentrati sulla regolamentazione di questa sensazione potente e ambigua. Ci sono pratiche che portano benessere e sono ammesse senza problemi, altre invece sono sottoposte a regole minuziose, in alcuni casi severe, come per esempio il consumo di alcool.

Insomma, sono le convenzioni sociali a tracciare il confine con il lato oscuro del piacere. Come e perché decidere che alcune pratiche sono lecite e altre no? Lo studio delle basi biologiche del piacere porta quindi riconsiderare gli aspetti morali e giuridici delle dipendenze siano esse da sostanze che da comportamenti. Allo stesso tempo, queste ricerche inducono anche a riformulare l'idea che abbiamo dei comportamenti virtuosi e prosociali, come spiega l'autore.

C'è anche un aspetto terapeutico importante quando parliamo della bussola del piacere. Gli studi del settore possono aiutare a scovare nuove strade per lo sviluppo di farmaci e terapie che sconfiggano le dipendenze e in generale a riportare in asse la bussola, quando la direzione intrapresa è disfunzionale rispetto a una vita degna di questo nome. Non è moralismo, è scienza.

 

(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.lescienze.it/edicola/2016/01/04/news/la_bussola_del_piacere-2907627/


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)