Levica (TN): ancora alcol a scuola
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Il dirigente promette severità: «Ma il problema va affrontato insieme, scuola, famiglie, baristi e negozianti»
TRENTINO.it
Mattinata alcolica - e per questo foriera di guai - per sette studenti dell'istituto professionale alberghiero di Levico che, mercoledì scorso, hanno approfittato di un'assemblea sindacale per prendere una sonora sbronza. Uno in particolare, l'unico a rientrare a scuola, s'è presentato agli insegnanti in condizioni davvero pietose e così la bravata del gruppetto è stata scoperta.
Quella mattina, i teen-ager erano usciti di casa come gli altri giorni, ma anziché recarsi all'istituto di via Ziehl si sono recati in un negozio del paese e hanno fatto rifornimento di alcolici - vino in particolare - poi, si sono recati in un edificio deserto e appartato dove, in un clima di comprensibile allegria, hanno abbondato con le libagioni. Una mattinata divertente, non c'è dubbio, di cui forse nessuno avrebbe saputo nulla se uno dei sette - ahilui, quello che ha retto meno bene gli effetti dell'alcol - non avesse deciso di tornare a scuola. Alterato, sporco di fango e pallidissimo in volto, lo studente ha subito attirato l'attenzione degli insegnanti, i quali gli hanno chiesto le ragioni di quello stato. E così, tutta la vicenda è venuta a galla.
Ora i ragazzi, di cui sono state avvisate le famiglie, rischiano pesanti provvedimenti disciplinari, addirittura la sospensione. Provvedimenti che per altro sono ancora al vaglio del consiglio di classe e saranno decisi nei prossimi giorni. Certo è che non la passeranno liscia e che nei loro confronti sarà applicato il pugno di ferro. Ad assicurarlo è Federico Samaden, dirigente dell'istituto, che pur invita a mantenere un basso profilo sulla vicenda. «Non sarà una punizione fine a sé stessa, intendiamoci - spiega Samaden - ma sarà finalizzata a responsabilizzare i ragazzi, ad aiutarli a capire la pericolosità di certi atteggiamenti, a convincerli che tutto quello che loro ritengono scontato nella vita, come la stessa possibilità di studiare e imparare una professione, invece non lo è affatto. Tecnicamente, l'episodio è accaduto fuori dalle mura scolastiche, ma l'istituto non può, non deve far finta di nulla».
Samaden, però, ritiene che il problema, purtroppo ormai diffusissimo ovunque, non possa essere affrontato solo dalla scuola. «Occorre fare rete - spiega - coinvolgendo anche le famiglie, i gestori di bar e di negozi. Occorre cambiare la cultura della gente per far sì che il problema possa essere affrontato in maniera approfondita e non se ne parli solo occasionalmente sulle pagine dei giornali. Troppo spesso, infatti, episodi come questi suscitano grande clamore, ma poi cadono nell'oblio senza che nessuno si preoccupi di sviscerare il problema. Non è raro, infatti, al mattino presto così come alla sera, nei paesi così come nelle città, imbattersi in gruppi di giovanissimi che stringono in mano bottiglie di superalcolici, acquistati senza alcun problema al supermarket, o che se ne stanno riuniti in qualche bar a trangugiare litri di birra o a impasticcarsi. «Serve più responsabilità da parte di tutti - conclude Samaden - se si vuole davvero aiutare i nostri giovani. E sarebbe bene anche che chi vende con leggerezza alcolici a questi ragazzi pensasse per un istante che quelli potrebbero essere i suoi figli».