Nicotina, croce o delizia?
Nicotina, croce o delizia?
La sostanza potrebbe curare malattie neurodegenerative ma contestata la sua efficacia per smettere di fumareLa nicotina potrebbe essere la panacea per il morbo di Alzheimer e di Parkinson. E' il risultato di una ricerca italiana condotta dall'Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibfm-Cnr) di Milano-Segrate, la cui scoperta andrebbe a rivalutare gli effetti della nicotina sull’organismo.
La sostanza, nota per essere cancerogena se fumata, ha infatti dimostrato di poter aiutare a migliorare la cosiddetta “memoria di lavoro” (working memory), ovvero la memoria a breve termine che permette di agire in maniera controllata in base agli stimoli e alle informazioni provenienti dall’ambiente circostante. Lo studio parte da precedenti ricerche neurobiologiche su modello animale, che dimostravano come l’uso della nicotina potesse essere utile nel trattamento dei sintomi del morbo di Parkinson. L’esperimento ha coinvolto due gruppi di persone, uno formato da giovani fumatori e uno i cui partecipanti non avevano dipendenza da sigarette.
I ricercatori hanno sottoposto entrambi i gruppi a diversi test: uno di attenzione agli stimoli esterni in punti diversi dello spazio circostante, uno in cui i pazienti dovevano contare a ritroso sottraendo ogni volta tre unità a dei grandi numeri a più cifre e un altro in cui bisognava scegliere se premere o no un pulsante in base a segnali differenti. Grazie ad una tecnica di tomografia chiamata Loreta (Low resolution electromagnetic tomography), che sfrutta ben 128 sensori bioelettrici, gli scienziati italiani hanno potuto controllare l’attività neuronale delle persone che si sottoponevano al test. In questo modo hanno dimostrato che i neuroni frontali e prefrontali dell'emisfero destro hanno un ruolo fondamentale nella gestione dell’aumento del carico di lavoro sul cervello. E soprattutto che i livelli aumentati di nicotina possono espandere la working memory.
Questa scoperta, presentata nel corso del Congresso mondiale della Society for Neuroscience, potrebbe avere applicazione nella cura di patologie neurodegenerative, ma naturalmente non deve rappresentare un alibi per la dipendenza da sigarette, che continua ad essere dannosa per la salute: i nuovi trattamenti, infatti, dovranno sfruttare metodi di somministrazione della nicotina diversi dalla combustione, ad esempio sottoponendola attraverso cerotti o compresse.
In questi giorni, tra l’altro, si sta parlando molto dell’efficacia di cerotti, gomme da masticare e spray alla nicotina, usati da milioni di persone in tutto il mondo per smettere di fumare. Uno studio (il più approfondito in materia finora) condotto dai ricercatori dell’Harvard’s Center For Global Tobacco Control e dell’Università del Massachusetts di Boston ne contesta, infatti, l’efficacia, sollevando polemiche negli Stati Uniti, dove i prodotti per smettere di fumare sono un business in continua espansione, passato dai 129 milioni di dollari annui del 1991 agli attuali 800 milioni di dollari. La ricerca ha coinvolto 787 fumatori adulti del Massachusetts che avevano di recente smesso di fumare. I partecipanti sono stati monitorati in tre bienni (2001-2002, 2003-2004 e 2005-2006) ed è stato loro chiesto se usassero una qualche forma di terapia di rimpiazzamento della nicotina (gomme, inalatori alla nicotina, spray nasali). Inoltre è stato domandato loro qual è stato il periodo più lungo in cui avevano usato questi prodotti con continuità e se si fossero rivolti a un qualche servizio di counseling
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare su "Mission" 41/2014 al seguente link:
http://www.nordestsanita.it/home/attualita/1299-attualita.html
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)