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Proceedings of the National Academy of Sciences: studio sugli endocannabinoidi

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USA, scoperto il ruolo degli endocannabinoidi nell'assunzione dei "cibi spazzatura"

Davanti ai cibi grassi, pur sapendo che non sono molto salutari, spesso non si riesce a resistere. Il perché lo spiega uno studio pubblicato

questa settimana nella edizione on line della rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, che evidenzia il ruolo degli

endocannabinoidi nel meccanismo di assunzione proprio di questa tipologia di cibo. Gli endocannabinoidi, sono molecole prodotte dall'

organismo che vanno ad agire sui recettori cannabinoidi presenti sia nel cervello che in periferia. Questi recettori denominati CB1 e CB2,

sono gli stessi che vengono attivati dal THC (tetraidrocannabinolo), il principio attivo della cannabis, dalla quale prendono il nome. Lo

studio realizzato su un modello animale di ratto ha permesso di osservare che l'assunzione di sostanze grasse induceva la produzione a

livello dell'intestino superiore, di endocannabinoidi, nello specifico di 2-arachidonoilglicerolo e anandamide, produzione che non si

osservava nel caso di assunzione di proteine o zuccheri. Il processo avrebbe inizio a partire dal cavo orale dove i grassi contenuti nei cibi

producono un segnale che raggiunge prima di tutto il cervello e poi attraverso il nervo vago, l'intestino. Qui il segnale stimola la

produzione di questi endocannabinoidi che inducono le cellule intestinali a richiedere altri grassi con la conseguenza di un comportamento

che non ci fa smettere di assumere questo tipo di cibi. I risultati dello studio rappresentano la prima dimostrazione che il sistema di

segnalazione mediato dagli endocannabinoidi a livello dell'intestino, gioca un ruolo chiave nella regolazione dell'assunzione di cibi grassi,

con effetti simili ai cannabinoidi, marijuana compresa. Il presente studio evidenzia come il sistema endocannabinoide presente
nell'intestino rappresenti una componente cruciale del meccanismo di feed-back positivo, alla sensazione di piacere che induce all'assunzione continua di cibo grasso. La ricerca potrebbe aprire la strada alla potenziale identificazione di molecole per il trattamento dell'obesità che agiscono sui recettori cannabinoidi periferici, come quelli dell'intestino, senza andare ad agire su quelli presenti nel cervello.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)