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News di Alcologia

Università di San Francisco: considerazioni sulla dipendenza da cibo

Università di San Francisco: considerazioni sulla dipendenza da cibo

David A. Kessler, pediatra e già preside della facoltà di medicina a Yale e all'università di San Francisco è noto non solo

negli Stati Uniti per le sue campagne (famosa quella contro i produttori di sigarette che alteravano il tabacco con prodotti

che creavano dipendenza), ma anche per questo saggio che è diventato una vera Bibbia per Michelle Obama nella sua campagna

per una corretta allimentazione.
È noto che negli Stati Uniti l'obesità è un vero problema sociale, ma ormai la malattia si è diffusa oltre gli Usa e anche in

Italia è diventata davvero un tema da affrontare al più presto, soprattutto per quanto riguarda l'obesità infantile.
Una corretta alimentazione non è certamente penalizzante, anzi il cibo ingerito in corrette quantità e di sana provenienza è

sicuramente più appetitoso e gratificante, eppure...
Eppure esiste, come per le droghe o il tabacco, una dipendenza da certi alimenti e le industrie alimentari o le catene dei

fast food lo sanno bene.
Zuccheri, grassi e sale ci spingono a mangiare più zuccheri, grassi e sale: lo dimostrano anche molte prove di laboratorio

condotte sugli animali e queste ricerche sono servite sia a chi studiava come combattere l'obesità dilagante, sia invece

all'industria alimentare per spingere le persone a comprare e a mangiare sempre di più i loro prodotti.
C'è chi, nelle catene di fast food o nell'industria, ha studiato come stimolare i nostri cervelli in modo tale da rendere

quasi impossibile resistere al piacere che un determinato alimento ci dà o alle suggestioni che ci inducono a mangiarlo. Il

cervello guida anche questo aspetto della nostra vita e in molti casi è difficile contrastare la voglia che provoca anche il

solo vedere un determinato dolce o una merendina speciale in un cartellone pubblicitario.
Quando il nostro cervello è "programmato" in un certo modo è poi molto complicatore riprogrammarlo. Viene utilizzata

l'emozione che l'immagine suscita, attori amati dal grande pubblico come testimonial, stimolati tutti i nostri sensi, viene

insomma "commercializzato il piacere".
Nonostante le molte e ardue sfide, spezzare il circolo vizioso del segnale-desiderio-gratificazione-abitudine e curare

l'iperfagia condizionata è possibile: questa è la buona notizia che Kessler dà al lettore forse preoccupato di essere ormai

preda della droga-cibo. Oltre ad annunciarlo, l'autore dà anche delle regole, non complicate per raggiungere lo scopo, oltre

a indicare una vera e propria terapia (che non sono di sicuro le diete, anzi spesso controproducenti!!!), ma che ha come

finalità il riprendere il controllo di se stessi, della propria vita senza farsi più manipolare da chi vuole solo speculare

sulla nostra pelle.