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15enne in coma a causa dell'alcol, il caso diventa di portata nazionale

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15enne in coma, il caso diventa di portata nazionale e c'è chi dà la colpa alle istituzioni

Ha fatto breccia sui media nazionali e anche negli esperti e negli studiosi di disagio giovanile la vicenda del 15enne finito in coma etilico a Termoli nello scorso fine settimana.
L'età ancora 'verde' del ragazzo portato in rianimazione a causa degli eccessi e dell'abuso di bevande alcoliche evidentemente è stato considerato un episodio limite, così come la condizione del giovanissimo al suo arrivo in ospedale.

Come abbiamo già riportato, per fortuna il ragazzo già nella prima notte di ricovero in rianimazione è uscito dalla crisi.
"La tragedia di Termoli non è un fatto isolato: ci sono ventimila ragazzini in Italia, fra i 13 e i 17 anni, che sono da considerare alcolisti poiché introducono una quantità di alcool superiore del 500% a quella consentita per gli adulti, mediamente bevono 10 unità quotidiane, e 400 mila bevono in maniera abitudinaria dal venerdì alla domenica".
Lo affermano in una dichiarazione il presidente di Peter Pan Onlus, Mario Campanella, e Donatella Marazziti, docente di psichiatria all'Università di Pisa "E' sconvolgente - aggiungono - rendersi conto che questi ragazzini hanno facile accesso sia presso i bar che presso i supermercati, con un controllo veramente inefficace da parte degli esercenti. Due su tre bevono birra e Campari mentre un altro terzo beve praticamente di tutto.

I danni per lo sviluppo neuronale sono tremendi considerando che il cervello cresce fino a 21 anni e che le alterazioni dei neurotrasmettitori sono, in molti casi, irreversibili" "Anche su questo punto - concludono Campanella e Marazziti - la politica è completamente assente, così come mancano concertazioni e piani di intervento concreti sul territorio con gli enti locali".

Non sono stati questi gli unici interventi, "I giovani di Termoli, come quelli di molte altre zone d'Italia, subiscono la colpevole assenza di politiche organiche per la condizione giovanile che coinvolgano la famiglia, la scuola e le istituzioni locali". A sostenerlo è il vicepresidente dell'Osservatorio Permanente sui Giovani e l'Alcol, Michel Contel.
"L'episodio drammatico del quindicenne caduto in coma etilico a Termoli - spiega Contel - riporta in primo piano il problema del rischio dell'abuso giovanile di alcol nella penisola.
Da un'indagine condotta nella provincia di Campobasso nel 2008, con la collaborazione della Cooperativa Ricerca e Progetto, e riproposta nel 2012 (i cui dati sono attualmente in corso di elaborazione), il contesto molisano presenta un consumo di birra leggermente più alto di quello nazionale.
L'esperienza dell'ubriachezza sporadica (capitato almeno una volta) è minore della media nazionale e di quella di alcuni centri metropolitani come Roma. E' invece maggiore l'incidenza - continua Contel - di chi ha avuto un episodio di ubriachezza reiterata (più di tre volte), pari al 7,7% contro un media del 4,7% in una città come Roma.
E' però fuorviante identificare percorsi di rischio specifico associato a bevande di un certo tipo (siano esse birra, Campari o altro). Ed è senz'altro improprio associare comportamenti di abuso giovanili alla categoria dell'alcolismo, in quanto il termine 'alcolismo' denota una sindrome di dipendenza molto precisa in termini clinici che è difficilmente riscontrabile nei giovani semplicemente sulla base delle sole quantità consumate. Per quanto riguarda poi l'accesso alle bevande nei locali e nei supermercati, il recente provvedimento normativo L. 8 novembre n. 189 che recepisce il cosiddetto Decreto Balduzzi, stabilisce, in via definitiva, il divieto di vendita e somministrazione ai minori di anni 18".

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)