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A una svolta la lotta all'epatite

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A una svolta la lotta all'epatite
L'Italia potrebbe essere il primo Paese europeo ad avere approvato l'uso terapeutico di sofosbuvir e simeprevir per il trattamento dell'epatite C


«Se le negoziazioni previste per il 30 settembre andassero bene, il primo ottobre potremmo essere il primo Paese europeo ad avere approvato per il trattamento dell'epatite C l'uso terapeutico di sofosbuvir e simeprevir». A dirlo è Luca Pani, direttore generale dell'Aifa, la nostra Agenzia del farmaco, a margine del suo intervento al convegno La lotta all'epatite al banco di prova delle richieste dei pazienti e dei bisogni del sistema salute, promosso da AboutPharma, che si è svolto giovedì 25 settembre a Roma. In attesa che le trattative sul prezzo giungano a una sintesi, sono già 1.083, aggiunge Pani, i pazienti in cura secondo la formula dell'”uso compassionevole” sui 1.300 previsti.


Certamente i costi dei nuovi farmaci anti-epatite sono elevati, molto elevati, ma per la prima volta l'obiettivo della guarigione non è più solo un auspicio o una speranza, bensì una prospettiva molto concreta. Tanto che qualcuno si è chiesto se, anche a prescindere da considerazioni di ordine etico, non sia il caso di affrontare l'onere di questi medicinali come fosse una sorta di “investimento” per il futuro. «Il costo del farmaco va valutato anche in termini di abbattimento dei costi correlati alla malattia, sia diretti che indiretti - dice Francesco Saverio Mennini, professore di Economia sanitaria e direttore del Centro Eetha-Ceis dell’Università romana di Tor Vergata - inclusi anche i costi sociali». Per questo, sostiene, è condivisibile la proposta di un piano pluriennale per trattare gradualmente tutti i malati di epatite C, stanziando un budget adeguato da destinare alla patologia che nel medio-lungo periodo sia compensato dai benefici di riduzione dei costi sia diretti sia indiretti. «Bisogna tenere conto – precisa Mennini - che le terapie combinate con i nuovi farmaci in arrivo, bloccando la progressione della malattia, e, nel 90-100% dei casi, determinando la guarigione dei malati, consentono di ottenere forti risparmi della spesa socio-sanitaria». A confermarlo c'è proprio uno studio recentemente condotto dal gruppo di lavoro di Mennini, con cui si è dimostrato che, in un orizzonte temporale compreso tra il 2013 e il 2030, i nuovi farmaci anti-Hcv potranno ridurre dell’11% del numero dei soggetti prevalenti in Italia, con un conseguente risparmio per il Servizio sanitario nazionale compreso tra i 18 e i 44 milioni di euro.


«Il problema non è solo il costo della terapia – conferma Antonio Gasbarrini, professore di Gastroenterologia dell'Università Cattolica di Roma - ma la corretta gestione di una patologia gravata da una lunga storia naturale e pertanto molto costosa, dove un farmaco usato al momento adeguato può diventare un risparmio per il Servizio sanitario nazionale».


«Stiamo parlando di farmaci salva-vita, già disponibili in alcuni Paesi europei- ricorda comunque Ivan Gardini, presidente di EpaC Onlus - che sono in grado di salvare la vita a migliaia di pazienti ed evitare altrettante diagnosi di tumore del fegato che in Italia sono oltre 10 mila ogni anno e per il 70% riconducibili all’epatite C. A questo punto ogni giorno diventa prezioso e per questo motivo dai pazienti ad altissimo rischio, ma esclusi dall’utilissimo ma insufficiente programma di uso compassionevole, si stanno levando proteste e costernazione. A questi si aggiungono tanti altri pazienti che, pur non essendo a rischio immediato, sono preoccupati che la loro malattia evolva in cirrosi e complicanze di varia natura. La scienza – sottolinea Gardini - insegna che esiste un punto di non ritorno nella malattia avanzata di fegato oltre il quale, anche se si guarisce dall’infezione, il decorso non cambia e la malattia progredisce fino alle sue nefaste conseguenze.


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.healthdesk.it/medicina/a_una_svolta_la_lotta_allepatite/1411727679


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)