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ABA: considerazioni sul problema dell'anoressia

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Se il cibo fa problema È allarme anoressia

Anche bambine di 9 anni tra le pazienti Disturbo psicologico che porta a rifiutare il proprio aspetto, può comportare gravi danni fino alla morte Il rapporto con il cibo sembra rappresentare un problema per molta parte del mondo occidentale. Se infatti da un lato l'obesità (e le

patologie correlate) è in costante crescita tra le nazioni più ricche, d'altro lato si diffondono patologie nervose che portano a un

atteggiamento di rifiuto verso l'alimentazione (anoressia) o di dipendenza esagerata (bulimia), che possono essere molto pericolose. Secondole stime dell'Aba (Associazione per lo studio e la ricerca sull'anoressia, la bulimia e i disordini alimentari) sono più di tre milioni nel

nostro Paese le persone che ne soffrono, e il numero è in costante aumento. Disturbo psicologico, e non banalmente alterazione dell'appetito, l'anoressia trova la sua maggiore diffusione tra le donne, e soprattutto tra le donne più giovani, sotto i 25 anni, anche se negli ultimi anni si è riscontrato un aumento di casi tra gli uomini. Spesso innescata da una comune dieta dimagrante, per migliorare il proprio aspetto,

l'anoressia è malattia grave, che può portare a danni molto seri (alterazioni renali e cardiocircolatorie) e persino alla morte. Per questo

sta creando non poco sconcerto la pubblicazione del libro Maggie goes on a diet («Maggie si mette a dieta») dello statunitense Paul M.

Kramer, dedicato proprio ai bambini tra i 6 e i 12 anni. Si racconta di una ragazzina di 14 anni in sovrappeso che, dopo essersi vista allo

specchio, inizia una dieta per poter indossare un vezzoso vestitino rosa. Da questa lotta contro il proprio peso eccessivo, ottiene

l'ammirazione dei suoi coetanei e un aumento dell'autostima e ottiene successo. Sebbene nato con l'intenzione di contrastare l'epidemia di

sovrappeso tra i giovani, il volume è apparso a molti genitori una sorta di inno all'anoressia, che nasce spesso proprio da un tentativo di

controllare il proprio aspetto fisico, e finisce in un ossessivo calcolo delle calorie e nella negazione della fame e dell'evidenza del

proprio stato. Sui forum online si moltiplicano le reazioni critiche degli esperti e dei parenti di giovani toccati dal problema: «una bomba

a orologeria» è stato definito il libro da Christine Gibson, londinese di 52 anni, che ha perso una figlia di 16 anni per anoressia,

innescata da una dieta post-natalizia. Proprio l'adolescenza, con i suoi problemi di crescita, accettazione e autostima è il periodo più

critico, conferma Maria Gabriella Gentile, direttore del Centro per i disturbi del comportamento alimentare dell'ospedale Niguarda di Milano:

9 pazienti su 10 di questo centro sono ragazze di età media 15-16 anni. Ed è capitato di curare anche piccole di 9 anni. Mentre in Gran

Bretagna sono stati segnalati casi di bambine che «giocavano» a contare le calorie. Un percorso di aiuto psicologico e clinico

all'avanguardia per adolescenti, con un approccio multidisciplinare, è quello fornito dall'ambulatorio di Psichiatria dell'adolescenza del

Policlinico «Gemelli» di Roma. I dati sui disturbi alimentari riscontrati, rapportati su scala nazionale, fanno ritenere che ne soffrano

dieci adolescenti su 100, di cui 1-2 in forma grave


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)