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Abbuffate alcoliche e aperitivi: mode a rischio per i giovani

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Abbuffate alcoliche e aperitivi: mode a rischio per i giovani

L’Organizzazione mondiale della sanità stima che, nel mondo, ci siano circa 2 miliardi di persone che consumano bevande alcoliche: 2,3 milioni muoiono per le conseguenze degli abusi; 76,3 milioni hanno disordini legati ad esso. Parte da numeri come questi la campagna di sensibilizzazione in programma in questi giorni: aprile è, infatti, il mese della prevenzione alcologica.

Questa sera alle 21, nella sede di Casa Aperta del Centro di solidarietà di Reggio in via Codro 1/1, si terrà una serata pubblica sul tema “Alcol e dintorni”. Relatori saranno Angiolina Dodi responsabile del programma dipendenze patologiche, Alessandro Sbarbada servitore insegnante del Club Alcologico Territoriale ed Enrico Baraldi medico psichiatra.

«Ci collochiamo all’interno della media nazionale. Il problema dei giovani è legato alla moda che si è via via radicata degli happy hour, l’aperitivo prima di cena. Ha fatto sì che le unità alcoliche consumate nel corso della giornata arrivino fino a cinque o sei unità. Rispetto al passato, si beve di più fuori pasto. Ma non è la sola nuova tendenze: c’è anche il binge drinking, l’abbuffata alcolica. Vuol dire bere rapidamente più drink. Un fenomeno pericoloso: porta a intossicazioni da alcol più rapide. Mode pericolose, anche perché l’alcol è la prima causa di morte nei giovani per gli incidenti di chi si mette alla guida dopo aver bevuto».

Che rapporto c’è tra l’abuso di alcol e il consumo di stupefacenti?

«Abuso di alcol e cocaina sono molto legati: si parla di cocaetiline, una molecola cardio–tossica. L’alcol toglie i freni inibitori: quando bevono di più, sono più predisposti a usare la cocaina. E le due dipendenze vanno a braccetto, molto spesso».

Qual è il grado di consapevolezza nel riconoscere di avere un problema con l’alcol?

«E’ difficile. Se parliamo di alcol tutti sanno che può provocare gravi rischi. Ma è più difficile pensare agli stessi rischi se parliamo di vino, birra, liquori. Come se fossero cose diverse. Eppure, in Paesi come in Francia anche sulle bottiglie ci sono simboli che mettono in guardia, vietano l’uso in gravidanza. In Italia ancora non ci siamo arrivati».

Come scatta la molla che porta a chiedere aiuto?

«Possono essere vari fattori, come avere provocato un grave incidente a causa dell’abuso di alcol. Serve anche il fatto che abbiamo un accordo con il tribunale di Reggio per l’inserimento in lavori di pubblica utilità chi viene colpito da pene per guida in stato di ebbrezza. Da noi, mettono a disposizione la loro professionalità e si avvicinano al contempo alla terapia. Ma molto spesso sono anche le famiglie a chiedere aiuto per prime».

Si parla anche di alcol passivo.

«Riguarda chi subisce le conseguenze di stare vicino a chi beve: figli e moglie picchiate, bambini maltrattati, non seguiti. Un fenomeno non trascurabile».