"Abbuffate di alcol": ultima devianza dello sballo tra ragazzi
"Abbuffate di alcol": ultima devianza dello sballo tra ragazzi
Oltre l'ubriacatura, tra i rischi il coma etilico e gravi patologie
C'è chi sceglie di intossicarsi di alcol fino a quando il fisico non regge più
Si chiama "binge drinking", ed è l'ultima devianza dello sballo giovanile. Un gioco al massacro dove l'obiettivo non è
"semplicemente" ubriacarsi, ma abbuffarsi, intossicarsi letteralmente di alcol fino a che il fisico non regge più. Tanto,
penserà qualcuno, si rischia al massimo di vomitare.
Sbagliato. Innanzitutto si può cadere in coma etilico, esattamente identico a un coma "normale" ma indotto dall'alcol. E alla
lunga possono insorgere patologie gravi al fegato e al pancreas , oltre ad alcune demenze causate dal fatto che i neuroni
bruciati dall'alcol sono persi per sempre. I danni dell'alcol sono inversamente proporzionali all'età. «Le sostanze alcoliche
- spiega Teresa Parillo, responsabile dell'unità operativa alcoldipendenze dell'Asl di Como - sono particolarmente tossiche
per i ragazzini al di sotto dei 16 anni, che non hanno l'enzima necessario allo smaltimento dell'alcol».
La dottoressa Parillo, medico e assessore alle Politiche Giovanili del Comune di Lipomo, spiega gli effetti subitanei e a
lungo termine del "binge drinking", le abbuffate d'alcol. «La conseguenza immediata più grave è il coma etilico, che
sopraggiunge quando l'alcol, in poche parole, supera ogni barriera e arriva al cervello. La persona che ne viene colpita non
ha più riflessi, perde conoscenza e deve essere sottoposta a cure ospedaliere».
L'Asl ha recentemente parlato dei rischi dovuti all'abuso dell'alcol con gli operatori della Croce Rossa, che vengono
chiamati anche per soccorrere giovani in coma etilico o stravolti da sbronze colossali.
Passato l'effetto devastante della serata, però, qualcuno potrebbe pensare di averla scampata, ignorando che alla lunga le
abbuffate d'alcol possono generare dipendenza.
«L'alcol è una sostanza psicoattiva, non dimentichiamolo - avverte la dottoressa Teresa Parillo - può quindi creare una
dipendenza, in base alla quale la persona che ne è soggetta deve continuamente aumentare il dosaggio per sviluppare le stesse
senzasioni. È una dipendenza fisica e psicologica».
L'età del primo bicchiere, ormai è attorno ai dodici anni: «Abbiamo abbassato il target dell'attività di prevenzione, su
indicazione della Regione giriamo le scuole medie. Ma stiamo pensando qualcosa anche per le elementari». Basterebbe elencare
un paio di malattie "alcol-correlate", come dicono i medici, per scoraggiare i cultori del "binge-drinking". «L'80% delle
patologie colpisce il fegato. Poi abbiamo anche pancreatiti, cardiomiopatie dilatative o, a livello del sistema nervoso
centrale, psicosi e demenze alcoliche. I danni neuronali - spiega la dottoressa dell'Asl - sono irreversibili: le cellule
neuronali non si rimarginano più. Questo i ragazzini non lo sanno, e durante gli interventi di prevenzione ne rimangono
stupiti».
I giovanissimi, oltre a non avere l'enzima di smaltimento dell'alcol, bevono anche cocktail zuccherati: il peggio che si
possa ingurgitare. «Lo zucchero "aumenta" la gradazione alcolica - conclude Teresa Parillo - e molti cocktail sono preparati
con superalcolici uniti a sciroppi zuccherosi. Le sostanze dolci e colorate servono a mascherare l'alcol, rendendo la bevanda
più attraente e tollerabile. E così molti ragazzini, tra birre, aperitivi e abbuffate notturne, tornano a casa ubriachi,
senza nemmeno che i genitori se ne accorgano».
Andrea Bambace