338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Abuso di alcol fra i giovani: la complessità di un problema in crescita

cufrad news alcologia alcol alcolismo abuso di alcol fra i giovani: la comlessità di un problema in crescita

Abuso di alcol fra i giovani


Girio Marabini


I modelli culturali che si sono affermati in questi anni inducono a pensare che è possibile vivere la propria vita anche in modo trasgressivo abusando del proprio corpo e della propria mente , perché, comunque, si può venirne fuori, ad esempio basterebbe assumere una sostanza che limita gli effetti dell'alcol. Vi è in tutto questo un problema etico di fondo, soprattutto in riferimento alla condizione dei giovani che sono i soggetti più fragili.


Se riprendiamo l'ultima indagine ISTAT che è relativa all'anno 2011 si evidenziano i seguenti dati rispetto al consumo di alcol tra i giovani (Fonte ISTAT report stampa dell'11 aprile 2012):


- Nel 2011 ha consumato almeno una bevanda alcolica nell'anno il 65% della popolazione di 11 anni e più. Beve vino il 53,3%, birra il 46,2% e aperitivi alcolici, amari, superalcolici o liquori il 40,6%; beve vino tutti i giorni il 23,6% e birra il 4,5%.


- La popolazione più a rischio di binge drinking (il consumo di 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un'unica occasione) è quella giovanile (18-24 anni): il 15,1% dei giovani (21,8% dei maschi e 7,9% delle femmine) si comporta in questo modo, per lo più durante momenti di socializzazione.


- Tra i ragazzi di 11-15 anni la quota di chi ha almeno un comportamento a rischio è pari all'11,9% senza differenze di genere evidenti. Tale comportamento è grave anche perché pone le basi per possibili consumi non moderati nel corso della vita.


- Tra i giovani di 18-24 anni che frequentano assiduamente le discoteche i comportamenti di consumo di alcol a rischio sono più diffusi (31,9%) rispetto ai coetanei che non vanno in discoteca (7,8%). Stesse differenze si riscontrano tra frequentatori e non di spettacoli sportivi e concerti di musica non classica.

La costante diffusione anche in giovanissima età , 11 anni, dell'alcol oltre al fumo,alla droga non può essere affrontata semplicemente in termini di proibizionismo o liberalizzazione. E' un problema d'ordine culturale, di mentalità, di formazione.


Si è affermata infatti nella nostra società una sorta di etica dell'amor proprio, un individulaismo portato alle estreme conseguenze: è morale solo ciò che è utile e interessa al proprio ego. Ci si sente liberi e padroni di se stessi e questa libertà arriva fino alle estreme conseguenze anche , purtroppo, all'autodistruzione (alcool, droga... suicidio)


Non è solo responsabilità di una società alla deriva o della martellante pubblicità dei media che fa apparire come normali atteggiamenti che invece almeno la morale naturale considera come errati.


E' responsabilità anzitutto dello stesso giovane in formazione che vuole lo sballo piuttosto che affrontare con decisione l'eventuale disagio o piuttosto che cercare un sano e giusto divertimento.


E', a volte, responsabilità di noi genitori quando non sappiamo dire NO e pensiamo che a 12 anni possono essere lasciati soli perché devono "imparare ad diventare autonomi". La logica è: "lo fanno tutti lo fa anche mio figlio, altrimenti viene emarginato."


E' responsabilità delle Istituzioni che devono dare chances di vita a questi giovani ed invece fanno finta che il problema non esiste o magari, per fare un esempio organizzano notti bianche o feste della birra o del vino , dove l'acol scorre a fiumi...


E' responsabilità di noi adulti che ci lasciamo prendere dall'indifferenza rispetto alla condizione giovanile.


Giovenale in un suo verso (Satire XIV,47) maxima debetur puero reverentia (si deve al fanciullo il più gran rispetto) esortava i padri a dare il buon esempio, e per padri si intendeva anche tutta la comunità.


Ecco, l'esempio può essere uno strumento in più per aiutare i giovani. Non voglia apparire banale la domanda: come potrebbe un buon insegnante o un buon genitore convincere il proprio alunno o il proprio figlio che il fumo o l'acol fa male alla salute se magari poi in pubblico fuma o beve egli stesso?


Ha scritto Vittorino Andreoli, medico e psichiatra(in "Le nostre paure" ,2010 RCS Libri, Milano, pag.117) : " Questo tempo (...) spinge i giovani al qui e ora, dimenticando che in assenza della percezione del futuro si cancella anche la capacità di desiderare. Si annulla così il progetto come proiezione di un cammino nel tempo, con tappe diverse e distanziate tra loro. Oggi la gioventù è senza speranza (...) "


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)