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Abuso e dipendenza da Pain Killer: analgesici oppiodi di sintesi

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Abuso e dipendenza da Pain Killer: analgesici oppiodi di sintesi (pain killer-PK), in particolare ossicodone (associato o meno al paracetamolo).

Questo articolo è paradigmatico di una rilevante diffi coltà della medicina moderna. L’OMS incita tutti i medici ad usare più e meglio gli oppioidi per evitare il dolore inutile e purtroppo l’Italia, escluso alcune regioni tra cui la Toscana, non ha ancora raggiunto gli standard internazionali. Tuttavia, in questo articolo, si segnalano anche i rischi di questo aumentato uso. Siamo fermamente convinti che gli eventi avversi derivino da un uso inappropriato del farmaco sia da parte del medico che del paziente e che il rispetto delle indicazioni scientifiche possa evitare le conseguenze qui segnalate.

Dal 2010 hanno cominciato ad emergere, all’inizio timidamente e poi in maniera sempre più preponderante, segnalazioni di abuso di analgesici oppiodi di sintesi (pain killer-PK), in particolare ossicodone (associato o meno al paracetamolo).

Un’epidemia negli USA

In una review statunitense del 2012 l’ossicodone è confermato essere preferito rispetto a tutti gli altri oppioidi analgesici di sintesi per i suoi effetti psicotropi e per la scarsità di effetti collaterali. Tale fenomeno rappresenta da alcuni anni una notevole criticità negli Stati Uniti dove si parla di vera e propria epidemia. L’abuso di idrocodone, idromorfone ossicodone e tramadolo è indicata come causa crescente di morti accidentali. L’incremento dell’abuso dei farmaci oppioidi è stato collegato alla liberalizzazione delle leggi, avvenuta alla fi ne degli anni 90, che regolano la prescrizione di questi farmaci nel dolore non oncologico, di fatto rendendone più semplice l’accesso. Per avere un’idea delle dimensioni del fenomeno possiamo dire che gli statunitensi sono il 4.6% della popolazione mondiale e consumano l’80% delle riserve di PK mondiali. In 10 anni (2002-2012) è aumentato sia il numero di persone che hanno ricevuto almeno 1 prescrizione sia il numero di prescrizioni per persona. Gli oppioidi rappresentano circa il 68% delle prescrizioni di analgesici. La maggior parte delle prescrizioni riguardano il dolore cronico non oncologico (dolore lombare, cervicale, e cefalea per il 60% dei casi). Più del 65% riguarda trattamenti di 2-3 settimane.

 Nel 2009 il 12% delle prescrizioni riguardavano giovani fra i 10 e i 29 anni; nel 2010 l’età media di primo utilizzo non medico di ossicodone è stato di 22,9 anni. Un recentissimo studio effettuato dalla Washington School of Medicine di St. Louis e apparso su Jama Psychiatry nel maggio 2014, ha mostrato come su 2800 persone in cura presso 150 centri per il trattamento delle dipendenze sparsi in tutto il paese, il 75% di coloro che attualmente usavano eroina aveva dichiarato di aver provato come prima droga farmaci antidolorifici con obbligo di ricetta.

E in Italia?

Anche in Italia dal 2009 abbiamo una legge che ha reso più semplice la prescrizione di farmaci oppiacei, consentendo al medico di utilizzare il ricettario normale anziché quello speciale ed eliminando così le diffi coltà burocratiche che spesso scoraggiavano tali prescrizioni, di fatto facilitando l’accesso e la loro diffusione. Ad oggi il consumo di oppioidi è ancora contenuto ma l’ossicodone (al 3° posto) ed il fentanile (al 13° posto) sono tra i 30 farmaci che hanno avuto il maggior incremento nelle vendite tra il 2012 e il 2013. Dal momento che la storia ci insegna che ciò che succede negli USA dopo alcuni anni si presenta in Europa e in Italia, cosa dobbiamo aspettarci?


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.sostanze.info/


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)