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Achmedova: "Nella mia Russia dei demoni e del krokodil"

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Achmedova: "Nella mia Russia dei demoni e del krokodil"

La scrittrice racconta in un libro la tragedia di una generazione uccisa da una nuova droga

I PROTAGONISTI di Krokodil sono tutti morti. Uccisi da una droga sintetica che non lascia scampo. Quando Marina Achmedova li ha incontrati per la prima volta, due anni fa, erano tossici da pochi mesi ma già ridotti molto male, con il corpo pieno di piaghe e le ossa marce. Si aggiravano nella periferia della città siberiana di Ekaterinburg in cerca di una dose.

Achmedova aveva trentacinque anni ed era lì per realizzare un reportage da pubblicare sulla rivista Russky Reporter. Era il 2012 e il krokodil era ancora una leggenda dai contorni confusi. Dopo anni passati nel Caucaso tra i guerriglieri ceceni, Marina decide allora di andare e vedere con i suoi occhi. Vive insieme ai tossici, li accompagna in farmacia, assiste alla preparazione della droga, li guarda bucarsi, azzuffarsi tra loro.

Pubblica il suo reportage e dopo poco arriva la censura. Lei non si arrende e decide di scriverci un romanzo (in Italia lo ha pubblicato Meridiano Zero, pagg. 286, euro 16). Capelli sciolti sulle spalle, unghie laccate di rosso, vestito di velluto a fiorellini, Achmedova ha un'aria sorridente e impassibile, femminile e determinata.

Che cos'è il krokodil?
"È una delle droghe più pericolose in circolazione. Si ottiene mescolando codeina (una sostanza contenuta anche nelle pastiglie per il raffreddore), tintura di iodio, benzene, fosforo rosso e collirio, ingredienti perlopiù acquistabili in farmacia. Basta avere un fornello da cucina e si prepara artigianalmente. Si muore dopo circa un anno e mezzo dalla prima iniezione. Nessuno è mai riuscito a disintossicarsi. In termini medici si chiama desomorfina, ma è detta krokodil perché lascia sulla pelle cicatrici purulente e squamature simili a quelle del coccodrillo".

In Russia sta uccidendo migliaia di giovani, ora sta arrivando in Europa. È una droga delle classi più povere o anche del ceto medio?
"È diffusa tra gli strati più poveri della popolazione. Prima c'era l'alcol, oggi le droghe sintetiche prodotte in modo artigianale e dunque poco costose. Mosca è piena di spacciatori fuori dalle scuole o dalle metropolitane ma non esistono statistiche ufficiali".

I tossici del suo romanzo sono "bambini della perestrojka", nati negli anni Ottanta e cresciuti in epoca post-comunista: cosa non ha funzionato?
"Dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica si è aperto un periodo molto difficile: deficit economico, povertà diffusa. I negozi erano vuoti, bisognava comprare il pane con i tagliandi. Dominava una sensazione di perdizione. I più anziani cominciarono allora a rimpiangere l'Urss, a provare nostalgia dei vecchi ideali. Avevano creduto al cliché del "futuro radioso" e si ritrovavano col vuoto".

La droga non è il solo problema della Russia di oggi. Lei ha scritto romanzi e reportage sul Caucaso e sull'Ucraina.
"Anche i conflitti nel Caucaso possono essere letti come reazione al vuoto creatosi dopo la fine dell'Urss. Non giustifico il terrorismo, ma il radicalismo e l'islamismo hanno fornito nuove certezze. Sono salita sui camion dei soldati, sono andata all'obitorio a riconoscere i cadaveri, ho parlato con le famiglie delle vittime. Un giorno ho visto una scena tremenda : per stanare un ragazzo asserragliato in una casa le forze speciali di polizia hanno portato lì la madre di modo che pregasse il figlio di uscire. Il figlio è comparso alla finestra e le ha detto: "Mamma non offenderti ma non esco". I poliziotti hanno sparato uccidendolo. L'ultimo anno della mia vita l'ho vissuto in Ucraina, raccogliendo le storie della gente, cercando di mostrare la sofferenza che c'è su entrambi i fronti".


(...omissis...)

 

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.repubblica.it/cultura/2014/12/29/news/marina_achmedova_nella_mia_russia_dei_demoni_e_del_krokodil-103930233/


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)