Adolescenti "iperconnessi": gli studiosi divisi sugli effetti della rete
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di Azzurra Sichera
Le nuove tecnologie sono portatrici di una rivoluzione culturale, sociale ed economica che ha stravolto il mondo moderno. Adesso, a dividere gli studiosi tra preoccupati e ottimisti, una nuova rivoluzione, questa volta di tipo antropologico.
Neuroscienziati e ricercatori della rete stanno da tempo studiando gli effetti che provocano le tecnologie digitali sulla mente umana, in particolar modo nei giovani cresciuti nell'era di internet. Quello che emerge è che i ragazzi stanno sviluppano abilità mentali diverse attraverso l'uso simultaneo di più strumenti elettrici e digitali, come ad esempio la capacità di pensare in modo non sequenziale, correggendo la struttura tipica del nostro cervello.
I più entusiasti prospettano tra qualche generazione l'avvento di una nuova specie in grado di segnare un'altra tappa fondamentale dell'evoluzione umana; i preoccupati si chiedono se è troppo tardi per tornare indietro. Il fenomeno delle digital generation sembra inarrestabile e irreversibile e, oltre a impensierire scienziati e studiosi, preoccupa i genitori.
I ragazzi infatti trascorrono una media di 6 ore al giorno davanti ad uno schermo immersi in una realtà che di reale ha molto poco, sviluppando da un lato nuovi modi di comunicare e di recepire le informazioni; dall'altro impoverendo il linguaggio, eliminando l'uso dei sensi in una relazione e perdendo il contatto con ciò che è davvero tangibile. Quando si parla di iper-connettività, spiega Fabrizio Monteverde, psicologo e psicoterapeuta, "la questione della problematicità o meno di tale aspetto riguarda proprio il suffisso "iper", in quanto elemento che evidenzia un uso continuo, massiccio e, per tanto, connotabile come un abuso.
Se, solo per esempio, un ragazzo fa un iper-utilizzo di cibo o di alcool in campo medico e psicologico, come anche nell'immaginario collettivo, tale abuso è chiaramente definito come il sintomo di una condizione di disagio che, a volte, si struttura in termini di vera e propria dipendenza. Se tale correlazione con altri iper-comportamenti ci appare plausibile, il problema diventa allora comprendere quali disagi si celano dietro ad un iper-utilizzo e, quindi, un abuso delle possibilità di comunicazione, informazione e interazione che il web oggi permette". Un abuso, una dipendenza: "l'internet addiction disorder (IAD) - come chiarisce Giovanni Murè, psicologo specialista in psicoterapia cognitivo-comportamentale - rappresenta una modalità di espressione di disagio, attraverso un nuovo prodotto tecnologico.
La persona che ha sviluppato una dipendenza da internet rimane collegata per ore e ore, con una perdita totale della cognizione del tempo. Il punto è che l'individuo non riesce a controllare il bisogno di collegarsi alla rete, la quale diventa il contenitore di tutte le ansie e frustrazioni del soggetto".
Un monito dunque per i genitori: non condannare a priori un comportamento del genere, ma tentare di capire cosa nasconde e cosa cerca di coprire. I social network, oggi così copiosamente diffusi, forniscono l'illusione di essere circondati da amici e di far parte di un gruppo: molti studiosi dichiarano che sia un modo per superare le difficoltà legate al creare nuove relazioni e che sia per i più introversi e timidi un rifugio nel quale sconfiggere la solitudine. Ma non si è comunque soli dentro la propria stanza?
Queste "relazioni virtuali, spesso intense e numerose - spiega Angela Ganci, psicologa, psicoterapeuta e mediatrice familiare - servono a riempire un vuoto affettivo, causato spesso dalla povertà di relazioni significative. Una solitudine che si tenta di colmare tramite ore ininterrotte di connessione, come se la quantità equivalesse ad un aumento di attenzioni ed affetti ricevuti o alla probabilità di riceverne". La solitudine si combatte quindi nella quantità di amici e di messaggi in bacheca, isolandosi ancora di più per ore davanti ad uno schermo magari con le cuffie per la musica in modo da non percepire quello che sta intorno, creando maggiore esclusione da un mondo che si cerca il più possibile di evitare perché quello virtuale è più semplice da vivere. Il danno maggiore, continua Angela Ganci, "è causato dalla qualità delle relazioni mediatiche che, se basate sulla costante falsificazione delle identità virtuali proprie e degli altri, rischiano di creare un mondo affascinante, ma fittizio in cui ottenere apprezzamenti tanto facili quanto superficiali, perché basati sul possesso di qualità personali false, costruite a puntino", proprio per nascondere quello che si è realmente dietro nickname, avatar o profili che tanto vorremmo incarnare.
Sembrerebbe, spiega Giovanni Murè, che "le persone che impiegano molte ore su internet, si allontanino dalla realtà per contenere le ansie, le frustrazioni che la vita presenta loro. Molti fruitori di internet presenterebbero difficoltà relazionali, disagi legati alla vita quotidiana e problemi vari. Il tentativo, infatti, di evadere dai propri problemi può essere espresso anche rimanendo collegati alla rete, sicuramente estraniandosi dalla realtà, difficile da affrontare.
L'anonimato permette a chiunque vi si approcci di esprimere se stesso in qualsiasi modo, e in questo senso internet può rappresentare un ottimo veicolo per esprimere, non solo la propria normalità, ma anche la propria patologia. Da qui deriva la necessità di acquisire sempre maggiori competenze legate all'uso responsabile della rete ed il bisogno di capire a fondo quali sono le implicazioni a livello sociale e psicologico dell'utilizzo di internet".
Come se non bastasse i giovani proiettano nella rete tutto il loro mondo, compresa la sessualità senza precludersi nessuna esperienza: è quanto segnala la ricerca di Save the Children e Adiconsum, realizzata da Ipsos sul tema "Sessualità e Internet: i comportamenti dei teenager italiani", da cui emerge che ben il 4% di ragazzi/e fra i 12 e i 14 anni dichiara di inviare fotografie di sé nudi o in pose sexy. Percentuale che sale all'8% fra i 15 e i 17 anni. Probabilmente la forza di internet è un'arma a doppio taglio: allargare i propri orizzonti non dovrebbe corrispondere a fare esperienze in modo prematuro, e l'uso della valanga di informazioni a cui si accede in modo facile e immediato dovrebbe essere associato ad una consapevolezza che permetta ai fruitori di discernere tra i contenuti proposti facendone un uso corretto e cosciente.