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Adolescenti autolesionisti: i dati sono da allarme sociale

Adolescenti autolesionisti: i dati sono da allarme sociale

Adolescenti autolesionisti. I dati sono da allarme sociale

Quando si parla di disagio e di comportamenti a rischio durante il periodo adolescenziale si pensa generalmente al bullismo, alla devianza, all’alcol o alle droghe. Anche i media tendenzialmente fanno rimbalzare tra social, tv e giornali notizie solo su questi argomenti. Purtroppo però ci si dimentica troppo spesso di una fascia numerosa di ragazzi, di coloro che soffrono nel silenzio della propria stanza, che non attirano l’attenzione della massa urlando per le strade, nelle scuole e negli stadi, ma vivono con un grido interno che non riescono a tirar fuori con le parole e lo esprimono attraverso il corpo.

Sono gli adolescenti che hanno difficoltà a gestire le proprie emozioni e il proprio dolore, che lo scaricano sulla pelle, su quell’involucro che certe volte non riesce a contenere la sofferenza, che si sente il bisogno di attaccare per stare meglio, per sentirsi ancora vivi, per non esplodere e provare, almeno per un attimo, una sensazione di transitorio benessere.

L’autolesionismo è un fenomeno che in Italia è estremamente diffuso, anche tra i più piccoli, i ragazzi infatti, attaccano il proprio corpo già a partire dagli 11-12 anni. È completamente sottovalutato perché è un comportamento per lo più nascosto, la maggior parte degli adolescenti si vergogna, ha paura di far vedere le cicatrici e di non essere compresa.

Il fatto che sia sottostimato non significa che non esista e non sia preoccupante. È un fenomeno di rilevanza sociale, con proporzioni maggiori di quelle del bullismo, eppure non se ne parla. Si ha paura di parlarne, gli insegnanti non sono formati e non sono in grado di accogliere questi ragazzi, le strutture pubbliche non riescono a gestire il numero in crescita di psicopatologie emergenti, i genitori non ne sono a conoscenza, la società schifa questi ragazzi, non capisce come possano arrivare a farsi del male da soli, isolandoli ancora di più e facendoli sentire dei “diversi”.

Bisogna formare pediatri, inseganti, genitori, educatori e i ragazzi stessi all’accoglienza anche di chi manifesta il disagio interno attaccando il proprio corpo. Stigmatizzarli aumenta la probabilità che possano sviluppare anche vissuti depressivi, incrementando notevolmente il rischio suicidario.

 

(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://adolescienza.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/09/14/adolescenti-autolesionisti-i-dati-sono-da-allarme-sociale/?refresh_ce


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)