338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Adolescenti e computer, l'esperta lancia l'allarme: "Si rischia una generazione di alienati"

cufrad news alcologia alcol alcolismo adolescenti e computer: "Si rischia una generazione di alienati"


Adolescenti e computer, l'esperta lancia l'allarme: "Si rischia una generazione di alienati"
Intervista alla psicologa e psicoterapeuta Ileana Duce


«È frutto dei nostri tempi. I nostri ragazzi non conoscono cosa voglia dire la parola sentimento. Rifiutano ciò che possa turbare il loro fragile equilibrio. Rabbia, vergogna, dolore e finanche amore, quello con l'A maiuscola, non sanno cosa sia. E vivono una realtà virtuale per fuggire dalla realtà quotidiana. Si nascondono e frappongono il pc o l'iPad alla realtà del vivere». Non usa mezzi termini Livia Ileana Duce, psicologa e psicoterapeuta appassionata del suo lavoro e che cerca di curare i malesseri di una umanità afflitta. «Colloquiano con il linguaggio Input/output - prosegue la Duce -. Con i loro amici virtuali scambiano pareri ma sempre filtrati. Senza conoscersi di persona. Usano e comprano mezzi sempre più sofisticati, quando se li possono permettere. Schermi tridimensionali, playstation, ogni oggetto pur di non provare delle emozioni. Come fossero storditi. Alienati. Hanno paura di affrontare i loro coetanei in carne e ossa. In una sola parola hanno paura del futuro che li attende».


Ma come è il rapporto con i genitori di questa generazione dentro? «Lavorano. Demandano l'educazione dei figli alle tate e alla scuola. Per la maggior parte sono separati e questo certo non aiuta i figli. A volte chiedono aiuto ai nonni. Ma loro sono tutti tesi a farli mangiar bene. A viziarli ma non si possono definire educatori. Hanno già dato. È il compito della società che gli è stato dato. Sono sempre meno nelle case ad accuparsi dei figli. E loro si chiudono in camera, si barricano nelle stanze confortevoli. Non si confidano. E le mamme e i papà non gli rivolgono la parola per non disturbarli presi comunque dai problemi pressanti che la società impone alle famiglie».


Ma questi adolescenti faranno parte prima o poi della società. Saranno a loro volta mamma e papà? «È inquietante. Io spero nei bambini. Ho in cura uno di 11anni. Lo prendono in giro perché a lui piace la danza».


Un Billy Elliot nostrano? «Già. Come il film dell'adolescente inglese che aveva proprio la stessa età. Tornando al mio caso, i suoi compagni di classe sono tutti tecnologizzati e quindi lo emarginano. Ma è un caso limite. I genitori devono capire che se i figli sono più portati per la manualità o per delle attività artistiche li devono incoraggiare. Speriamo tanto che i più piccoli che sono nati in quest'epoca così interattiva si siano assuefatti e che pensino a vivere la vita reale assaporandone tutto il gusto. Con il dolore ma anche con il piacere».


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)