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Adolescenza: osservazioni e considerazioni

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Adolescenza

della dr.ssa Arianna Orelli psicologa psicoterapeuta

ariannaorelli.it

Questa fase della vita, che ha inizio verso i 13 anni circa, nella nostra società ha visto sfumare sempre più i confini  cronologici che segnano il passaggio all'età adulta, per cui alcuni tratti psicologici tipici dell'adolescenza possono essere mantenuti anche nella prima età adulta, fin verso i 30 anni.
L'adolescenza è senz'altro un periodo di crisi, inteso, come vuole l'etimologia della parola (dal greco crisis da crinein= separo, decido) quale  fondamentale momento  di cambiamento, separazione, scelta.
Le trasformazioni fisiologiche e somatiche avviate nella fase precedente, la preadolescenza, subiscono una vera e propria accelerazione, legata soprattutto al salto nella crescita del corpo (con notevole aumento di statura dai 6 agli 11 cm), al pieno sviluppo del sistema riproduttivo e di tutte le strutture anatomiche che costituiscono i caratteri sessuali primari e secondari dell'adulto (pene e vagina, ma anche seni, peluria, timbro della voce).
Il corpo diventa un estraneo ed in virtù di tale estraneità l'adolescente lo trasforma in uno spazio di sperimentazione (colorazione e taglio dei capelli, piercing, tatuaggi, cambiamento di look) o, nei casi peggiori, in un vero e proprio campo di battaglia sul quale inscenare eventuali conflitti con i genitori (disturbi alimentari, promiscuità e gravidanze indesiderate, abuso di alcol e sostanze, atti autolesionistici...).
Importanti sono le modificazioni a livello cognitivo: il pensiero dell'adolescente si trasforma da operatorio-concreto a logico-formale.
L'intelligenza accede quindi ad un livello in cui può esplorare le relazioni fra il possibile ed il reale. Si dischiude il mondo della speculazione, degli ideali, della progettualità. Per alcuni adolescenti vi è un sovrainvestimento intellettuale, per cui il pensiero diviene un luogo virtuale dove continuare a preservare "l'onnipotenza infantile" applicandola al mondo delle idee, come dimostra l'uso massiccio dell' intellettualizzazione in alcuni casi problematici o in alcune patologie specifiche (vedi l'Anoressia Mentale); per altri adolescenti l'utilizzo del pensiero può essere associato ad una vera e propria eccitazione sessuale, collegata alla contemporaneità dello sviluppo delle pulsioni genitali, che può causare quindi sensi di colpa, angoscia o inibizione intellettuale. In questi casi sia  l'iperinvestimento che l'insuccesso scolastico possono essere collegati ad un conflitto inconscio fra sviluppo sessuale e sviluppo cognitivo.
Alle prese con molteplici ordini di trasformazioni, che, dal punto di vista della vita quotidiana, vanno a sovrapporsi al passaggio dalla scuola media alla scuola superiore, l'adolescente fatica a "riconoscersi": pensa nuovi pensieri, sperimenta forti emozioni fino ad allora sconosciute, si guarda allo specchio e si trova diverso.
V'è una vera e proria "crisi d'identità" che porta all'abbandono delle identificazioni passate ed alla progressiva costruzione di un'identità sessuale e personale adulta: non ci si riconosce più nell'ambiente familiare, ci si allontana dai genitori, si è costretti ad un vero e proprio lutto dell'infanzia, alla ricerca di nuovi "oggetti" con i quali identificarsi (amici, partners sentimentali, adulti esterni alla famiglia, gruppi).
Blos, riferendosi al processo adolescenziale, lo ha definito un secondo processo di separazione-individuazione assimilabile a quello originariamente teorizzato da Margaret Mahler, che ha luogo fra i 4,5 mesi di vita e il terzo anno di età e porta alla nascita psicologica del bambino come individuo autonomo dalla mamma. In questo secondo movimento di separazione-individuazione l'adolescente ha una costante "fame d'oggetto", ovvero è alla ricerca continua di stimoli, situazione che da una parte lo pone in stretto rapporto con l'ambiente, che lo attira e lo coinvolge  facilmente, ma dall'altra attiva una serie di fantasie e paure legate alla possibilità di  un debordamento, di una perdita di autonomia, che lo spingono a ritirarsi dentro di sè.
L'esito di questa tensione fra difesa narcisistica di ritiro (evidente nei casi limite in un atteggiamento di egoismo ed in un' immagine grandiosa di sè) e ricerca di nuovi oggetti in cui identificarsi, dipenderà dalla qualità e continuità delle precoci relazioni infantili e da quanto il sentimento d'identità che ne è derivato risulti stabile ed equilibrato. 
Se le relazioni infantili avranno garantito una buona stabilità, l'adolescente potrà risolvere il momento di "crisi d'identità" (che nella  società attuale si trasforma sempre più spesso in una vera e propria "confusione d'identità") attraverso movimenti sia oppositivi che imitativi, cioè alternando lo scontro con gli adulti alla ricerca di appoggio a livello affettivo e di modelli da seguire, scongiurando la chiusura esclusiva in un atteggiamento di opposizione, rifiuto e negativismo.
Secondo Allen e Land, due teorici dell'Attaccamento, "l’adolescente evolve dallo stato di colui che riceve cure dai genitori allo stato di colui che potenzialmente rivolge le proprie cure a qualcun altro".
Il progressivo ritiro dei sentimenti di attaccamento dai genitori procede a sbalzi ed è caratterizzato da separazioni sempre più lunghe e frequenti in cui l’adolescente si mette alla prova e si basa sempre più sulla propria autorganizzazione interna.
Tuttavia, benché l’adolescente eviti attivamente la ricerca del conforto da parte delle figure primarie, le relazioni con i genitori continuano a rappresentare una "base sicura": la disponibilità genitoriale e il loro supporto nei momenti di effettivo bisogno, permettono al ragazzo di divenire più autonomo e di esplorare emotivamente la possibilità di vivere indipendentemente da loro.
Le rappresentazioni che emergono dalle prime relazioni sembrano infatti influenzare strettamente le relazioni con la famiglia ed i coetanei e il funzionamento psicosociale degli adolescenti, che infatti affrontano le sfide e le spinte verso l’autonomia che la loro età impone attraverso differenti strategie di attaccamento.
Coppie di adolescenti-genitori sicuri sembrano affrontare i dissensi tipici di questa età direttamente, attraverso discussioni produttive. Coppie insicure, al contrario, tendono o ad allontanarsi e a ritirarsi, o a divenire ostili e pressanti.
La realtà è che alla crisi adolescenziale viene spesso a sovrapporsi una vera e propria crisi familiare, in cui convergono numerosi fattori che agiscono a livello "inconscio": dinamiche disfunzionali nel rapporto genitori-figlio/a, tensioni coniugali fra i genitori, nodi irrisolti nel rapporto fra i genitori ed i loro genitori (nonni).
Riepilogando, i ragazzi in adolescenza si trovano di fronte ai cosidetti compiti evolutivi, quei compiti che essi devono affrontare e risolvere per portare a termine la propria crescita e divenire infine adulti.
Questi compiti, come abbiamo visto, sono i più disparati, e, con il complessificarsi della nostra società, si sono resi negli ultimi anni sempre più complicati (si pensi solamente alla pressione proveniente dal mondo dei consumi e dei media in direzione di una sempre più precoce assunzione di un'identità sessuale).
I compiti evolutivi fondamentali sembrano essere quelli che richiedono una ristrutturazone della propria identità in 3 aree:

-l’integrazione del proprio concetto di sé e degli altri da un punto di vista cognitivo e affettivo;
-l'assunzione di una propria identità sessuale, da un punto di vista corporeo;
-la formazione, da punto di vista etico, di valori propri, e la scelta di una professione.

Per assolvere a questi compiti fondamentali è necessario che l'adolescente si svincoli  dalla famiglia e giunga progressivamente ad individuarsi come persona autonoma. Poichè, come spiega Winnicott "crescere è per natura un atto aggressivo" l'adolescenza è costellata da conflitti esterni, e, ancor di più, interni, che spesso sono ben visibili ma a volte, al contrario, rimangono latenti. Per affrontare questi conflitti gli adolescenti adottano delle difese psichiche tipiche di questa fase:

Intellettualizzazione e Ascetismo;
Scissione e meccanismi ad essa associati (Identificazione Proiettiva, Idealizzazione, Proiezione);
Passaggio all'Atto o Acting Out.

Questi meccanismi di difesa, seppure in qualche misura naturali nello sviluppo psichico adolescenziale, possono portare, se utilizzati troppo adesivamente o rigidamente, all'instaurarsi di comportamenti sintomatici o psicopatologie quali Disturbi del Comportamento Alimentare, Nevrosi Ossessive-Compulsive, Autoaggressività, Depressioni, Abusi o Dipendenze da sostanze o da alcol, Condotte devianti (Violenza, Furti,  Bullismo). Possono verificarsi inoltre vere e proprie "rotture" con il mondo esterno e con se stessi, come nel caso di Atti suicidari o Breakdown Psicotici (in cui può essere centrale il problema del corpo sessuato, il problema dell'identità o il problema dell'equilibrio fra investimento narcisistico ed oggettuale).
La difficoltà dell'adolescenza risiede spesso proprio nel fatto di non riuscire a riconoscere il confine fra comportamento adattivo e patologico: come si può differenziare fra un' innocua dieta iniziata all'improvviso e l'esordio di un disturbo alimentare? Qual è il segnale di riconoscimento che distingue una cocente delusione amorosa dall'inizio di un episodio depressivo? Quand'è che l'uso di sostanze o alcol da sperimentale diviene patologico? Può una timidezza tramutarsi in inibizione relazionale ed evitamento?
Spesso non è così facile rispondere a queste domande. Il tempo, dice Winnicott, resta il fattore terapeutico essenziale, ma presi dall'urgenza del momento l'adolescente ed i suoi genitori non riescono a guardare oltre, la situazione attuale li co-stringe in un'ansia condivisa relativa al futuro in cui enormi sembrano i rischi e annullate tutte le risorse pur sempre presenti in ogni crisi adolescenziale.
In questi casi ci può essere bisogno di un sostegno psicologico per valutare la flessibilità, contrapposta alla rigidità, delle condotte problematiche dell'adolescente, il modo in cui le emozioni o i comportamenti che egli vive interferiscano con il funzionamento globale della personalità e l'adattamento sociale, ed, infine, l'ostacolo rappresentato dai problemi che l'adolescente porta rispetto al processo di sviluppo psichico generale.
Nel caso in cui si riscontri sofferenza, malessere o psicopatologia, una psicoterapia può rappresentare un valido aiuto rivolto all'adolescente, ma anche ai suoi genitori, per contattare, esprimere ed elaborare le emozioni negate o rimosse collegate a questa fase di sviluppo individuale e familiare.
L'adolescenza, proprio per la grande plasticità che gli è propria, costituisce una fase esistenziale in cui maggiore è la vulnerabilità ai traumi, ma enormi sono le potenzialità  evolutive, le possibilità di uscire da un momento di "blocco" in maniera creativa, evitando il cristallizzarsi di situazioni disfunzionali e patologiche, favorendo la ripresa del naturale processo di crescita.

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)