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Aereo russo caduto in settembre negli Urali: il pilota era ubriaco

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Il comandante aveva un elevato livello alcolico, il secondo pilota aveva un basso livello di addestramento Il disastro provocò 88 morti, a bordo c'era anche un italiano di Treviso

IL CORRIERE DELLA SERA

MOSCA - Il comandante era ubriaco, il secondo pilota aveva un basso livello di addestramento. Risultato: 88 morti per lo schianto del Boeing 737 della Aeroflot avvenuto a Perm, regione russa degli Urali, lo scorso 14 settembre. A bordo c'era anche un italiano: Tommaso Martinazzo, 51 anni, imprenditore di Crocetta del Montello (Treviso), sposato e con due figlie.
INDAGINE - La commissione russa d'inchiesta ha pubblicato i risultati delle analisi delle scatole nere e ha spiegato che l'incidente si è verificato a causa della «perdita di orientamento» del comandante Rodion Medvedev. Nella tragedia morirono 82 passeggeri e sei membri dell'equipaggio. La perdita dell'orientamento è immediatamente riconducibile a diversi fattori, fa notare la commissione. Nel sangue del pilota sono stati trovate tracce di etanolo. Inoltre, uno dei passeggeri, prima della partenza aveva inviato a un amico un sms dove spiegava che la voce del comandante era quella di un ubriaco