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Alcohol Prevention Day: i dati dell'ISS sul fenomeno alcol in Italia

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L'alcol fa 20 mila morti l'anno in Italia
È uno dei dati presentati in occasione dell'Alcohol Prevention Day, celebratosi ieri all'Istituto superiore di sanità.

Preoccupano soprattutto giovani e anziani. Cresce il numero di alcol-dipendenti in carico ai servizi.
Tredici mila uomini e 7 mila donne muoiono ogni anno in Italia per una causa totalmente o parzialmente alcol-correlata

(guarda la tabella). L'alcol, poi, è (indirettamente) la prima causa di morte tra i giovani al di sotto dei 24 anni, i cui

decessi sono prevalentemente legati all'uso o abuso di alcol alla guida.
È con questi dati shock che si è aperto ieri mattina l'Alcohol Prevention Day, un'iniziativa realizzata all'Osservatorio

Nazionale Alcol - CNESPS dell'Istituto Superiore di Sanità con la collaborazione di SIA, AICAT ed Eurocare e con il supporto

del Ministero della Salute.
La giornata, giunta ormai alla decima edizione, rappresenta ormai un appuntamento essenziale per fare il punto sui

cambiamenti dell'abitudine al bere nell'ambito dei comportamenti individuali e sulle iniziative intraprese da parte delle

istituzioni per contrastare l'uso dannoso e rischioso di alcol. "Dopo dieci anni - ha commentato il presidente dell'Iss

Enrico Garaci nella sua relazione - possiamo tracciare un bilancio dell'attività svolta ed è più che positivo. Grazie al

lavoro dell'Istituto superiore di sanità e alla rete di interlocutori che vanno dall'Istat alle associazioni di volontariato,

di advocacy e di categoria siamo stati in grado innanzitutto di fotografare un fenomeno che avrebbe rischiato altrimenti di

essere sottostimato. Inoltre gli interventi messi in atto stanno consentendo di innalzare barriere contro il diffondersi di

modelli di consumo di alcol non salutari".
STABILE IL CONSUMO, CAMBIANO I MODELLI - Secondo i dati presentati nell'incontro, il consumo di alcol è rimasto

sostanzialmente stabile negli ultimi 10 anni. A cambiare è però il modello di consumo, con un declino consistente del modello

mediterraneo, basato sulla consuetudine di bere vino o comunque alcolici in quantità moderate e durante i pasti. A

sostituirlo, soprattutto nelle generazioni più giovani, modelli di consumo che poco hanno a che spartire con la nostra

cultura e che solo fino a "pochi anni fa erano socialmente disapprovati fino a non molto tempo fa: happy hours, open bar,

pubs' crawl, drink as much as you can", ha illustrato Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS e

direttore scientifico dell'APD. È vero, resta piuttosto stabile il numero di italiani d italiane che bevono fino a

ubriacarsi, praticando il cosiddetto binge drinking (il consumo di 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un'unica

occasione e in breve tempo), ma preoccupano le donne: in particolare, le percentuali delle consumatrici di alcolici fuori

pasto minorenni sono equiparabili a quelle dei loro coetanei e l'incremento maggiore rispetto al 1999 si registra tra le

consumatrici 25-44enni (+45,2%).
ALLARME RAGAZZINE... - Quasi il 16 per cento della popolazione al di sopra degli 11 anni ha modalità di consumo di alcolici a

rischio. La percentuale è più alta nei maschi (25%) che nelle femmine (7,3%). Lo scenario però cambia se si scompone il dato

per classi di età.
Al di sotto dei 16 anni, un età in cui il consumo dovrebbe essere pari a zero, ha modelli di consumo a rischio il 18,5% dei

ragazzi e il 15,5% delle ragazze.
"Preoccupano in particolare le preadolescenti", ha sottolineato Scafato. "Tra le 11-15enni si registra una media di

consumatrici nettamente superiore alla media femminile italiana, tripla rispetto a quella delle donne adulte e comunque

superiore a quella registrate per tutte le classi di età esaminate".
Anche salendo con l'età l'evidenza conferma i trend consolidati nell'ultimo decennio; si stima, infatti, che nel 2009 sono

stati oltre 395.000 i giovani di 16-20 anni (19% maschi e 6,9% femmine) e circa 500.000 i giovani di 21-25 anni (23,8 %

maschi e 8,4 % femmine) che hanno adottato almeno un comportamento a rischio per la loro salute sulla base dei criteri

stabiliti dall'ISS (eccedenza o binge drinking).
... E NONNI - "All'estremo opposto della curva continuiamo a registrare le più elevate quote di consumatori a rischio tra i

maschi", ha aggiunto Scafato sottolineando che "tra gli ultra65enni si contano oltre 2 milioni e 200mila anziani che seguono

modelli di consumo rischioso o dannoso, con il 47,7 % dei 65-74enni e il 40,7 % degli ultra75enni". Quest'ultimo dato emerge

dal progetto VINTAGE-Good health into older age, un'iniziativa, sostenuta dalla Commissione Europea e progettata e coordinata

dall'Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS dell'Istituto Superiore di Sanità, che ha monitorato per diverse nazioni la

mortalità alcol attribuibile e il ricorso ai ricoveri ospedalieri per patologie totalmente attribuibili all'alcol. In Italia

è emerso un incremento delle dimissioni per condizioni causate dall'alcol, soprattutto per cirrosi epatica alcolica (32117

ospedalizzazioni tra il 2000 e il 2008, il 67,5% delle quali in ultra 55enni).
In aumento anche il numero di alcol-dipendenti in carico ai servizi (nel 2008 ha raggiunto la quota massima di oltre 66mila

alcolisti in trattamento accompagnata da un significativo ricorso ai ricoveri ospedalieri per condizioni totalmente alcol

correlate tra cui spicca la cirrosi per gli anziani e le intossicazioni alcoliche per i minori di 14 anni.