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Alcoholism: Clinical and Experimental Research, esposizione prenatale all'alcol, studio multicentrico italiano

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Esposizione prenatale all'alcol, studio multicentrico italiano

Una tempestiva identificazione dei casi di esposizione prenatale all'alcol consente di riconoscere rapidamente casi di sindrome fetale

alcolica e di intervenire prontamente con programmi che possano migliorare il neurosviluppo del neonato.
Attraverso la quantificazione di alcuni specifici marcatori nel meconio, Simona Pichini dell'Istituto Superiore di Sanità e collaboratori da

varie città d'Italia, hanno studiato la prevalenza dell'esposizione prenatale all'alcol analizzando campioni provenienti da ospedali di 7

città italiane, dal Nord al Sud, per un totale di 607 neonati. I ricercatori sono partiti dall'evidenza che, in seguito all'assunzione di

alcol durante la gravidanza, l'etanolo attraversando la placenta raggiunge il feto che, dunque, risulta esposto a questa sostanza e la

ingloba nel suo metabolismo. La reazione metabolica che coinvolge l'etanolo trasforma sette diversi acidi grassi (palmitico, stearico,

oleico, ecc.) nei corrispondenti esteri etilici che vengono poi eliminati con le prime feci del neonato (il meconio), raccolte tra le 24 e le

48 ore dopo la nascita.
L'analisi GC-MS/MS del meconio ha permesso di identificare e quantificare questi derivati che costituiscono dei marker biologici diretti ed

affidabili dell'esposizione prenatale all'etanolo, oltre ai più classici etilglucuronato (EtG) ed etilsolfonato (EtS). I risultati delle

analisi pubblicati sulla rivista Alcoholism: Clinical and Experimental Research, hanno portato all'individuazione di importanti differenze di

esposizione tra una città e l'altra, possibilmente influenzate, secondo gli autori, da strategie di informazione locale sui rischi correlati

al consumo di alcol in gravidanza. Per città quali Verona e San Daniele del Friuli è stata osservata (nel campione studiato) una prevalenza

di neonati esposti prenatalmente all'etanolo rispettivamente dello 0% e 4,0% mentre per città quali Reggio Emilia e Roma le percentuali

osservate erano rispettivamente del 10, 6 e del 29,4%. Non è stata invece riscontrata correlazione tra i risultati delle analisi e quanto

riportato dalle madri circa il loro consumo di etanolo.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)