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Alcol, a rischio un altoatesino su dieci

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Alcol, a rischio un altoatesino su dieci

Dell’Antonio (Serd): «È ora che la Provincia avvii uno studio esteso e approfondito sulle abitudini della popolazione»

di Davide Pasquali


BOLZANO. «Non è con gli allarmismi che si risolve la situazione, ma non è neanche negando gli allarmi. Dico no all’allarme contro gli allarmi sociali, bisogna informare meglio la nostra popolazione». Lo sostiene il primario del Servizio dipendenze di Bolzano, Elio Dell’Antonio, a proposito della relazione sanitaria provinciale 2013. Che parla chiaro: «Contrariamente all’interpretazione fornita da altri, i dati provinciali parlano non di un 40% di altoatesini a rischio, bensì del 10%. I cosiddetti forti bevitori sono stimati al 3,5%. Stiamo comunque parlando di 19 mila persone». Che poche non sono. E su di loro si sa ancora troppo poco. Studi? Ne sono stati effettuati, ma non estesi e approfonditi quanto servirebbe. «Ora, dopo anni di richieste anche da parte del Forum prevenzione, finora rimaste inascoltate, sarebbe il caso che la Provincia avviasse una ricerca seria e approfondita, a tappeto. Non dovrebbe essere così impossibile trovare i fondi necessari; per quanto ci sia la crisi, c’è ancora disponibilità: ora come ora si stanno effettuando altri studi, con un impatto meno importante sulla salute rispetto a quello dell’alcol. Fra il resto, abbiamo appena segnalato all’assessorato provinciale alla sanità la disponibilità a sostenere, anzi a organizzare la ricerca, addirittura da parte della direttrice del Consiglio nazionale delle ricerche...»


Di recente, anche se pochi altoatesini ne sono a conoscenza, l’alcol è stato inserito tra le sostanze di classe A, ossia le più pericolose, rispetto al rischio di sviluppare il cancro. Non solo all’apparato gastro-intestinale e al fegato. Il problema alcol, infatti, non è legato soltanto alla potenziale dipendenza, ma è anche o forse soprattutto una questione di prevenzione sanitaria. L’Organizzazione mondiale della sanità considera l’alcol una sostanza a rischio e come tale il rischio zero non esiste, qualora se ne consumi. Tollerabile però è un rischio basso: 2-3 unità di alcol al giorno, per un adulto in buona salute, sono accettabili. Scendono però a 1-2 nelle donne e negli anziani. Se usato con consapevolezza e moderazione l’alcol è gradito perché è socializzante, esalta i sapori; in questo caso i benefici superano di gran lunga il rischio». Però, se si esagera... «Tanto più che nei periodi di crisi il consumo di alcol di certo non cala. In certi momenti storici il disagio e il malessere si ripercuotono sull’abuso e sulla dipendenza». In generale, poi, «negli ultimi tre decenni sta sempre più cambiando la cultura del bere. Prima, anche in Alto Adige, l’abitudine era di tipo mediterraneo: un bicchiere ai pasti. Si beveva spesso ma poco e quasi sempre intanto che si mangiava». Oggi «si va sempre più verso abitudini nordiche: si beve lontano dai pasti, tanto. Una modalità del bere di gran lunga più tossica rispetto a un bere moderato ed equilibrato». Il fenomeno riguarda i giovani, con le grandi bevute al fine settimana: «Basta farsi un giro in piazza Erbe al venerdì o al sabato sera: non si può negare. Ma a rischiare molto sono anche gli anziani. Sopra i 60 anni calano le capacità metaboliche: ci vuole più tempo a smaltire. Eppure, molti pensionati trascorrono ore al bar bevendo più di quando erano giovani. Il rischio, anche di sviluppare demenze, è assai elevato».


http://altoadige.gelocal.it/cronaca/2013/10/14/news/alcol-a-rischio-un-altoatesino-su-dieci-1.7925849


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)