Alcol, chi sono i consumatori a rischio?
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Il consumo di alcol si evolve e cambia così come cambiano i tempi che vedono aumentare i bevitori di alcolici fuori dai pasti, con un notevole abbassamento dell'età e un aumento del consumo anche tra le giovani donne. Ma chi sono i consumatori più a rischio? La risposta ci viene dai dati diffusi dall'Osservatorio nazionale Alcol, CNESP, dell'Iss.
Come si legge nel Rapporto 2010 pubblicato oggi sull'impatto dell'uso e abuso di alcol ai fini dell'implementazione delle attività del Piano Nazionale Alcol e Salute, secondo le Linee Guida nazionali per una sana alimentazione dell'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, che recepiscono fra l'altro le indicazioni del WHO, sono da considerare consumatori a rischio i maschi che superano un consumo quotidiano di 40 g di alcol contenuti in una qualsiasi bevanda alcolica (2-3 bicchieri) e le femmine che superano un consumo quotidiano di 20 g (1-2 bicchieri).
A queste categorie di popolazione a rischio ne vanno peraltro aggiunte altre, e cioè gli anziani e i giovani tra i 16 e i 18 anni, ai quali si raccomanda di non superare un'Unità Alcolica al giorno, e gli adolescenti al di sotto dei 16 anni ai quali si consiglia l'astensione da qualsiasi tipo di consumo.
Per tutti inoltre si raccomanda di non concentrare grandi quantità di alcol in un arco di tempo limitato, il binge drinking che tanto si va diffondendo soprattutto tra i giovani.
Per poter quantificare i consumatori a rischio, le variabili da monitorare sono: le quantità in eccedenza consumate con frequenza regolare/persistente; le quantità consumate giornalmente in eccedenza rispetto alle linee guida specifiche per genere ed età; la frequenza degli episodi di concentrazione di consumi eccessivi.
Dai dati analizzati è emerso che la prevalenza dei consumatori a rischio nel 2008 il 15,9% della popolazione con una consistente differenza di genere (25,4% dei maschi, il 7% delle donne). L'analisi per classi di età mostra che sono a rischio 1 ragazzo su 5 e 1 ragazza su 7 al di sotto dell'età legale, con prevalenze che dovrebbero essere pari a zero e che invece indicano oltre 500.000 minori complessivamente a rischio alcol-correlato. Rilevante la prevalenza maschile tra gli anziani sia maschi che femmine pur con dimensioni assolutamente differenti; una prevalenza massima che raggiunge quasi il 50% tra i 65enni e che si abbassa di poco dopo i 75 anni (43%) con una stima complessiva di consumatori a rischio pari a circa 3.000.000 tra gli ultra 65enni (1 uomo su 2 e 1 donna su 10).
Questi soggetti sono, nella stragrande maggioranza dei casi, inconsapevoli di ritrovarsi in una classe di rischio.
I giovanissimi di entrambe i sessi sono quelli che hanno la quota più rilevante di consumo a rischio derivante in maniera caratteristica dal poli-consumo e dall'assunzione poco selettiva delle bevande, a testimonianza di un valore d'uso dell'alcol come sostanza più che come valore alimentare o degustativo della bevanda alcolica. L'evidenza di una cultura dello sballo, come viene spesso definita, viene confermata e si collega con quella rilevata dall'ESPAD: l'alcol è sempre più spesso associato all'uso di sostanze illegali verosimilmente a causa dell'abbassamento della percezione del rischio conseguente a livelli anche poco più che moderati di alcolemia e dell'effetto euforizzante prima e depressivo dopo dell'alcol sull'individuo, rendendo necessario l'uso di ulteriori sostanze tra cui la cocaina per contrastare l'effetto down percepito, e causa dell'hangover del giorno successivo l'ubriacatura.
Non va poi sottovalutaata la tendenza all'utilizzo dei cosiddetti energy drink, anche in premiscelazione con superalcolici, come la vodka o il gin, per sostenere un tono indispensabile per affrontare il contesto dei luoghi di aggregazione giovanile e delle discoteche, dove ritmi e suoni ossessivi agevolano l'abuso di alcol e di sostanze quale rimedio anestetizzante rispetto a livelli sonori insostenibili, e alla stanchezza di ore (notturne) di stress che i giovani sono portati ad assimilare ad una delle possibili forme di divertimento.
Negli adulti e in particolare tra gli ultra 65enni, la situazione sull'eccedenza cambia. Il consumo rischioso o dannoso, che è prevalentemente attribuibile al vino, è dovuto principalmente all'assunzione di quantità di alcol non adeguate fisiologicamente all'età e della contestuale presenza di condizioni che caratterizzano l'invecchiamento che non rendono idonea la persona a prolungare in età anziana le usuali abitudini di consumo adottate in giovane età. Non dimentichiamo inoltre che nell'anziano vi sono numerose condizioni che sconsigliano l'assunzione di alcol, quali la concomitanza di patologie croniche e la necessità di praticare terapie con farmaci controindicati rispetto all'uso di alcol.
Una valutazione complessiva stima in almeno 30.000 il contributo di morti causate da tutte le bevande alcoliche e che riconoscono nell'alcol la prima causa di morte tra i giovani sino all'età di 24 anni, decessi prevalentemente legati al problema di uso e abuso di alcol alla guida e per la cui prevenzione si esprimono in maniera incisiva sia la Risoluzione del Parlamento Europeo del dicembre del 2007 che la Framework on Alcohol Policy in the European Region del WHO e la futura Global Strategy del WHO che verrà proposta in Assemblea Mondiale della Sanità nel maggio 2010.
Fonte: iss.it