Alcol come "droga ponte"
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Alcol come "droga ponte"
Il consumo di alcol è un fenomeno preoccupante e in forte crescita a livello nazionale; in particolare, destano preoccupazione i modelli e le
nuove culture del bere da parte dei giovani, come sottolineato dalla Relazione del ministero della Salute al Parlamento sugli interventi
realizzati ai sensi della legge 30.3.2001 n.125 "Legge quadro in materia di alcol e problemi alcol correlati" e dalla Relazione annuale del
dipartimento delle Politiche Antidroga al Parlamento sull'uso di sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze in Italia, i cui dati sono
stati confermati recentemente dall'ultima rilevazione dell'indagine Passi.
Numerose osservazioni rilevano che il modello culturale legato all'uso di sostanze psicoattive da parte dei giovani è oggi fortemente
aratterizzato da un comportamento che privilegia un utilizzo preliminare, spesso rituale o comunque ricreazionale dell'alcol. L'alcol viene
consumato secondo modalità rischiose o dannose, seguito e completato dall'uso di droghe illegali, con fenomeni di sostituzione e integrazione delle diverse sostanze che sono utilizzate secondo ben consolidati fenomeni di poliassunzione.
L'alcol? Un ponte verso altre droghe
Diverse evidenze scientifiche mostrano che l'alcol rappresenta oggi per molti giovani la gateway drug, ovvero la "droga ponte" che facilita e
favorisce il consumo di droghe illegali di sempre maggior riscontro nei contesti ricreazionali e di aggregazione giovanile. La teoria del
gateway drug, basata sul concetto di escalation dell'uso di sostanze è un'evidenza ben confermata in 17 Paesi del mondo, inclusa l'Italia.
Ciò ribadisce l'assoluta indispensabilità e importanza di interventi di prevenzione che riguardano tutti i tipi di droghe.
Il consumo rischioso e dannoso di alcol interessa nel mondo tutte le fasce d'età, inclusi gli adolescenti, ed è associato a una serie di
conseguenze a breve e a lungo termine. A questo riguardo, l'alcol alla guida rappresenta la prima causa di morte tra i giovani.
Per consumo rischioso si intendono livelli di consumo o modalità del bere che possono determinare un rischio nel caso di persistenza di
queste abitudini. Il consumo dannoso indica livelli di consumo che causano danni alla salute a livello fisico o mentale.
Le cause di questo fenomeno sono molteplici, ma non tutte adeguatamente considerate nella valutazione di impatto che accompagna la
programmazione degli interventi di prevenzione e delle stesse politiche sull'alcol. Politiche quasi sempre focalizzate sulla cura e poco
orientate a una prevenzione di lungo termine e, comunque, non garantite da investimenti costanti, mirati a rendere possibile l'abbattimento
degli ingenti costi tangibili e intangibili che l'alcol comporta per la nostra nazione (1-3% circa del prodotto interno lordo).
Prevenzione e bassa percezione del rischio
In Italia, come in Europa e nel resto del mondo, è molto bassa la percezione del rischio legato al consumo rischioso di alcol rispetto a
quello delle droghe: questo il tema dominante dell'articolo di David Nutt "Drug harms in the UK: a multicriteria decision analysis",
pubblicato l'1 novembre 2010 su The Lancet. Secondo l'autore, le attuali iniziative e azioni di prevenzione non sono adeguate né
coerenti e l'attenzione degli investimenti pubblici è sbilanciata sulle droghe illegali, nonostante l'alcol abbia un impatto sociale di gran
lunga più evidente, oggi ben documentato a integrazione dei dati pubblicati da Nutt due anni fa sull'impatto sanitario sul danno e sul
rischio alcol correlato. La chiave di lettura finale fornita dai dati è che la ridefinizione delle politiche di prevenzione dovrebbe tener
conto della bassa percezione sociale e individuale del bere piuttosto che alla valutazione del pericolo dell'uso di droghe, e dovrebbe
contribuire a ridefinire le prospettive dei ruoli della prevenzione, dell'identificazione e della gestione dei problemi connessi all'uso
ormai quasi integralmente coesistente nei soggetti a rischio di alcol e droghe.
Il consumo di alcol nei giovani e negli adulti
Negli adolescenti, il consumo di alcol è associato a numerosi comportamenti a rischio come attività sessuale precoce, assenze scolastiche
ingiustificate e riduzione delle prestazioni scolastiche, violenza, bullismo e possesso di armi. Inoltre, il consumo di alcol interferisce
con il normale sviluppo cognitivo, emotivo e delle competenze sociale degli adolescenti, ed è legato a una serie di disordini psichiatrici e
al fenomeno della delinquenza giovanile. Inoltre, coloro che iniziano a bere prima dei 15 anni di età hanno un rischio 4 volte maggiore di
sviluppare alcoldipendenza in età adulta rispetto a coloro che posticipano il consumo di bevande alcoliche all'età di 21 anni.
Negli adulti, oltre all'impatto delle patologie in termini di malattia, disabilità e mortalità prematura, risulta sottostimato ma imponente
il peso di condizioni sociali individuali attribuibili all'alcol in misura maggiore che per le droghe e determinanti la riduzione del
reddito, la perdita del lavoro, la riduzione delle prestazioni lavorative, problemi con la giustizia per disturbi della quiete o dell'ordine
pubblico, problematiche o perdite affettive, familiari, separazioni solo per citarne alcuni. Ma gli effetti negativi si estendono alla
collettività e anche in questo caso l'alcol ha il sopravvento sulle droghe in termini di impatto relativamente a incidenti stradali,
domestici, lavorativi, atti criminali come rapine, aggressioni alle forze dell'ordine, furti, violenze, danni alle cose e all'ambiente,
maltrattamenti ai minori o al coniuge. Il lavoro di Nutt conclude che si tratta di fatti ordinari, di comune esperienza quotidiana, di cui
non sempre si ha consapevolezza, collegati più al consumo rischioso di alcol che a quello di droghe.
Il consumo di alcol in Italia
In Italia, sono circa 9 milioni i soggetti con un consumo rischioso di alcol e, quindi, potenzialmente suscettibili di un intervento di
carattere sanitario. Di questi, oltre 500 mila sono giovani di 11-15 anni, che diventano 1 milione e 200 mila circa se si considerano i
ragazzi fino a 24 anni. I dati sul rischio alcolcorrelato tra i giovani comprendono anche quelli relativi alle condizioni estreme, come
l'intossicazione acuta alcolica e l'alcoldipendenza. Il 18% circa di tutte le intossicazioni acute alcoliche che giungono ai Pronto soccorso
nazionali sono riferibili a ragazzi di età inferiore ai 14 anni.
Inoltre, dei 60 mila alcoldipendenti in carico ai servizi per il trattamento dell'alcoldipendenza in Italia, l'1,3% dei nuovi utenti (in
costante aumento dal 1996) ha un'età inferiore a 20 anni. Per tutti questi giovani e adolescenti, l'alcol rappresenta una reale emergenza e
la "droga ponte" di elezione con sempre maggiore diffusione.
Rilevante e apprezzabile, a questo riguardo, il richiamo forte del nuovo Piano nazionale antidroga, approvato alla fine di ottobre 2010 dal
Consiglio dei Ministri, a un rinnovato approccio trasversale rispetto alle sostanze e alle stesse azioni. Fondamentale appare il pilastro
della prevenzione e della comunicazione orientate a un coordinamento di tutte le azioni che le diverse competenze istituzionali
hanno l'obbligo di implementare in un'ottica comune di riduzione del danno e del rischio nella popolazione.
L'identificazione precoce del problema
Gli operatori dell'assistenza sanitaria primaria svolgono un ruolo fondamentale nel prevenire i danni alcolcorrelati mediante l'
identificazione precoce del consumo a rischio e fornendo appropriati interventi.
In funzione delle radici culturali, dell'evoluzione e del consolidamento del fenomeno del binge drinking tra i giovani italiani, è imperativo
dotarsi di una strategia multidimensionale che possa identificare precocemente il consumatore a rischio attraverso competenze
indispensabilmente legate alla primary health care e ai Servizi di alcologia, non a quello esclusivo delle dipendenze, opportunamente a esse
integrate in una rete ottimale di ruoli e professionalità la cui formazione possa essere maggiormente aderente alle esigenze di gestione
delle problematiche e patologie alcol correlate - PPAC, così definite dalla SIA, Società Italiana di Alcologia , di persone che non sono
alcoldipendenti ma che hanno problemi sociali o di salute con l'alcol. Una esigenza supportata anche dalle indicazioni della Consulta
Nazionale Alcol e condivise come outcome della prima Conferenza Nazionale Alcol che ha condiviso l'opportunità dell'adozione prioritaria di
idonee iniziative di formazione/prevenzione, standardizzate e implementate a livello internazionale dall'Oms, già svolte in Italia (Corsi
IPIB, Identificazione precoce e intervento breve) dall'Osservatorio nazionale alcol, Cnesps, Istituto superiore di sanità, rivolte a
provvedere a garantire la formazione relativa all'erogazione di interventi che possano contribuire efficacemente a ricondurre il consumatore
a rischio, identificato attraverso l'AUDIT test, a livelli moderati di consumo di alcol.
Questi interventi interromperebbero la possibile evoluzione verso condizioni che facilitano l'uso di droghe, favorite dalla bassa percezione
del rischio da parte dei giovani causata dall'alcol e dal consolidamento di un atteggiamento mentale che predispone all'uso indiscriminato di
sostanze psicoattive.
tratto da "Alcol come "droga ponte" e fattore chiave del danno sociale da uso di sostanze"
Emanuele Scafato - direttore Osservatorio Nazionale Alcol Cnesps - Centro collaboratore OMS per la ricerca e la promozione della salute su
alcol e problemi alcol correlati; presidente SIA e vicepresidente European Federation of Addiction Societies" (EUFAS)
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)