Alcol, droga a buon mercato
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Alcol, droga a buon mercato
"I dipendenti? Gli insospettabili"
Il consumo prolungato di alcol può produrre effetti devastanti, pari a quelli dell'eroina. Eppure, le bevande alcoliche, vendute spesso e
volentieri a buon mercato, sono alla portata di tutti, perfino dei bambini. I dati circa i bevitori abituali sono allarmanti. «Viviamo nella
società che accetta e sostiene il bere», ha evidenziato Gianni Figliola dell'Aicat di Termoli. Il limite tra lo sballo di una sera, una
bevuta per dimenticare e la dipendenza è sottilissimo. In pochi ammettono l'esistenza del problema.
di Rossella Travaglini
Termoli. Undici anni e già con una bevanda alcolica in mano. Bambini. Perché è quello che sono. In tutta Italia e anche nel Molise. L'età in
cui si inizia a bere si è abbassata tantissimo. I dati sono preoccupanti. Si beve perché fa tendenza. Si beve perché una birra in mano fa
sembrare più grandi. Si beve perché "lo fanno tutti". Giovani e giovanissimi: l'età media della "prima" consumazione alcolica si è ridotta
notevolmente. Il sabato e la domenica i bar e i locali sono affollati. A Termoli come in periferia. La noia la si ammazza assieme agli amici,
con una bevuta. Prezzi competitivi, bevande a portata di tutti. Prezzi che variano e che in alcuni paesi dell'hinterland sono quasi
"stracciati". Pochi euro sono sufficienti per comprare più bottiglie di alcolici.
Troppo semplice procurarsi da bere. Troppo facile sbronzarsi. Anche se si è minorenni. Anche se a Termoli, nello specifico, esiste un'
ordinanza che vieta la vendita di alcolici ai minori di 16 anni. A controllare sono in pochi, e intanto il Corso Nazionale si riempie di
ragazzini che si attaccano a bottiglie o reggono in mano bicchieri di super alcolici. Il sabato è un invasione e i contenitori abbandonati in
ogni angolo della città ne sono la dimostrazione.
Quella droga chiamata alcol è infatti alla portata di tutti, a prescindere dalla fascia d'età. Con pochi spiccioli «ci fai il pieno», dicono
alcuni ragazzi. «Non è come l'erba che per trovarla ti devi sbattere chissà dove. Tutti si possono ubriacare. Alla fine ti sballi lo stesso».
Negli ultimi dieci anni, secondo i dati divulgati dall'Istat, tra i giovani sono aumentati i consumatori occasionali. E quella droga
"legalizzata" e a buon mercato continua a mietere le sue vittime. Incidenti ma non solo. Per non parlare delle malattie derivanti dal consumo
di queste bevande. Il margine per la dipendenza è sottilissimo. Il mondo dell'alcolismo è come quello della tossicodipendenza.
Disintossicarsi dall'alcol è come disintossicarsi dall'eroina. Nessuna differenza. Così la classica frase dello «smetto quando voglio», non
regge il gioco. Quella che soprattutto i giovani amano ripetere a se stessi alimentando al contempo mode pericolose come quella del binge
drinking, vale a dire una maratona esagerata che porta all'assunzione compulsiva di alcol, non funziona. «Ma qual è il problema? - chiede
Simone 18enne di Termoli - bere il sabato, la domenica, durante le feste per noi è normale. Anzi a volte gareggiamo a chi resiste di più».
C'è poi l'altro lato della medaglia. E al trend modaiolo dell'uscita del sabato sera si affiancano i problemi che affliggono quelli che
dell'alcol non riescono a stare senza: disagi, malesseri, delusioni. Quanto basta per trasformare la bottiglia nella «migliore amica» con cui
trascorrere le giornate. Un fenomeno allarmante, che vede il Molise al secondo posto in Italia per l'abuso di alcol tra gli uomini. Una
condizione preoccupante, spesso causa di fallimenti familiari, solitudine. L'alcol può spingere all'aggressività e a tanti altri
atteggiamenti dettati dall'assenza di lucidità.
Ma quali sono i bevitori di oggi? Gente insospettabile. Persone che iniziano a bere «a volte senza una ragione precisa». Un po' perché nella
nostra terra è radicata la cultura del «bicchiere di vino a tavola», un po' perché «il bicchiere aiuta a dimenticare i problemi della vita».
L'alcolista inteso come clochard non esiste più. I dipendenti li si trovano in ogni strato sociale.
A questo punto la difficoltà maggiore sta soprattutto nel riconoscere il problema.«Nei giovani l'alcol non è considerato un problema. Quel
"smetto quando voglio" è la più grande bugia. Viviamo nella cultura che accetta e sostiene il bere - ha spiegato Gianni Figliola, servitore
insegnante dell'Aicat (associazione italiana club alcologici territoriali) di Termoli - bere è comunque un comportamento a rischio. Non
esiste il "bere buono" o il "bere cattivo". C'è invece il "bere personale", vale a dire la giustificazione che ognuno attribuisce a questo
atteggiamento. Ad ogni modo, dove c'è dipendenza da alcol ci sono sempre problematiche complesse».
Dalle feste del sabato sera ai fallimenti della vita personale: non esiste una risposta assoluta sul "perché si comincia a bere", ma
semplicemente esiste la coscienza che il problema c'è e nella società è radicato più di quanto non sembri. «L'Aicat, ex Cat, è stato creato a
Termoli 11 anni fa - ha proseguito Figliola - siamo l'unico club di questo tipo del bassomolise. In tutta la regione ci sono 9 club come il
nostro. Noi operiamo cercando di coinvolgere le famiglie. L'alcolismo non è un vizio o una malattia. E' un comportamento che con la volontà
delle persone può essere modificato anche attraverso l'influenza delle famiglie e del gruppo sociale a cui appartiene. Noi ci serviamo del
metodo Hudolin e dell'approccio Ecologico Sociale, nonché familiare, ai problemi alcol correlati».
Il problema dell'alcolismo viene quindi affrontato nel posto in cui si vive assieme alle famiglie. Ma a rivolgersi al club, rispetto alla
massa, sono poche persone. Di fondo c'è sempre uno spauracchio che rende difficoltoso ammettere l'esistenza del problema: «Manca la
consapevolezza che c'è qualcosa che non va - ha aggiunto Figliola - il nostro club rappresenta un po' la società in cui viviamo. Ci sono
giovani, donne, uomini. Ma in percentuale il gruppo costituisce una minima parte rispetto a tutta la popolazione».
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)