Alcol, droghe, ore al cellulare e brutti incontri...essere giovani nell'era Facebook: i risultati di un sondaggio
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Niente statistiche frutto da indagini a campione, ma un'inchiesta approfondita tra tutti i giovani del paese, così Vobarno -
primo comune in provincia e non solo - ha posto attenzione alle abitudini dei ragazzi, dando di fatto un volto molto più
reale a quelle indagini nazionali che ritraggono una generazione che beve per divertirsi, interagisce solo quasi attraverso
Facebook e non si fa troppi problemi ad incontrare uno sconosciuto conosciuto in chat, nonostante le insidie della rete. Una
serie di comportamenti agevolati da un gap che è tecnologico più che generazionale: genitori spesso attentissimi alle
compagnie frequentate dai figli, spesso non hanno gli strumenti né per "monitorare" l'utilizzo che fanno del computer, né per
illustrarne loro i pericoli. Ecco allora che basta che siano a casa, chiusi in camera «a studiare» e va già tutto bene. La
preoccupazione? Che non eccedano con la tv ed i videogiochi, magari proprio come facevano fratelli maggiori che se usavano
Internet, lo facevano in un mondo globale meno unito, per certi versi anche più ingenuo, con forse meno occasioni di
incorrere in brutti incontri, a parità di rischi.
Voluta dall'assessore Valeriano Buffoli e dal dirigente scolastico Mara Lusenti, avvalendosi della collaborazione della
Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Brescia, nella persona del professor Carlo Alberto Romano, docente
di criminologia e curatore del progetto (denominato "Trompe l'oeil"), l'indagine è stata promossa presso la popolazione
studentesca per valutarne le dinamiche comportamentali verso le sostanze stupefacenti e le tecnologie informatiche. L'idea di
base è quella di comprendere i ragazzi, raccogliendo tutti gli elementi necessari ad individuare possibili strategie d'
intervento onde contrastare l'insorge di possibili "devianze".
Una finestra aperta verso il reale mondo giovanile della Valsabbia e della Valtenesi (ma che potrebbe vestire a pennello
anche per il resto della provincia) che ha interessato 324 ragazzi tra gli 11 ed i 16 anni (176 maschi e 148 femmine) a cui è
stato chiesto di compilare dei questionari anonimi, con la supervisione degli insegnanti. Dati che lasciano poco spazio all'
interpretazione: se infatti il 96% degli intervistati utilizza abitualmente un computer, nel 92% dei casi lo fa proprio tra
le mura domestiche, con scarsa attenzione da parte dei genitori. L'81% dei ragazzi naviga in Internet e quasi tutti (71%)
usano Facebook e Messenger per chattare e per conoscere nuovi amici (60%), che vengono poi incontrati dal vivo.
Un comportamento comune per almeno il 20% degli Under 16 di Vobarno, che espone però a rischi di non poco conto, come
dimostrano taluni fatti di cronaca. Se giovani e giovanissimi sono portati a vivere il mondo virtuale di Facebook e Messenger
come una rete formata da coetanei, per di più talvolta lontani, per cui non percepiti come un potenziale pericolo, la realtà
non è sempre questa. Senza arrivare agli "orchi cattivi", perversi pedofili che si nascondono dietro false identità per
adescare vittime innocenti, già il solo scambio di immagini e video può infatti risultare psicologicamente traumatico,
soprattutto per i più piccoli. Per non parlare dei possibili problemi di natura relazionale, soprattutto nel caso in cui i
ragazzi arrivano a preferire l'uso del computer ad una normale uscita con gli amici.
Altrettanto allarmanti sono però i dati riguardanti il consumo di alcool: se già 35 ragazzi della prima media (su 86) hanno
bevuto il loro primo bicchiere, il dato sale di molto passando alle scuole superiori, dove si annullano le differenze
comportamentali legati al sesso: bevono anche le ragazze, mentre un ragazzo su quattro dichiara di non sapere che l'alcol può
indurre una dipendenza. Meno significativi, in parte, sono invece di dati sull'assunzione delle droghe: solo il 6% ammette
infatti di farne uso, benché il 40% ammette di conoscere coetanei che ne fanno uso, benché rispetto al passato emerga una
maggiore informazione sulla questione, per quanto vi sia ancora una scarsa percezione sui rischi ed i potenziali danni
derivati dal consumo.
I dati, pubblicati nella collana Area da liberedizioni (10,00 €) sono poi significativi anche per quanto riguarda l'impiego
del cellulare, posseduto quasi dalla totalità degli studenti delle medie e del biennio (93%) e spesso fin troppo usato: se
l'8% supera le 3 ore al giorno (varrebbe la pena di approfondire su quale sia la tipologia di utilizzo n.d.r.), un altro
significativo 18% ne fa uso per più di un'ora!