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Alcol e adolescenti: primi risultati di un'indagine su duemila studenti

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Alcol e adolescenti: il primo bicchiere spesso è offerto da mamma e papà
L'indagine su duemila studenti: quasi il 30% ha bevuto alcol prima dei 6 anni, quasi sempre durante un pasto «normale»

 


MILANO - È in famiglia il primo approccio con l'alcol per la maggioranza dei bambini e degli adolescenti italiani. Il dato emerge da un'anteprima dei risultati dell'indagine «Adolescenti e Alcol» (la ricerca completa sarà presentata il prossimo autunno) realizzata dall'Osservatorio Permanente Giovani e Alcol e dalla Società Italiana di Medicina dell'Adolescenza su un campione nazionale rappresentativo di 2mila studenti di terza media. A dichiarare di aver bevuto il primo sorso con mamma e papà è il 59% degli intervistati; un altro 14% lo ha fatto con altri parenti (fratelli, zii, ma soprattutto nonni). Poco più del 18%, invece, ha avuto la prima esperienza «alcolica» con amici coetanei (11,4%) o più grandi (6,9%). E solo l'8,3% dei maschi e il 10,5% delle femmine ha dichiarato di non aver mai assaggiato una sostanza alcolica.


Teatro della «primo bicchiere» è stato per il 19% un'occasione speciale (un matrimonio, un compleanno...) e per il 10% una festa. La maggioranza, però, ha bevuto alcol per la prima volta a casa, durante i pasti (il 37,9%). Nessuna meraviglia, quindi, se solo per l'8,7% del campione il primo bicchiere di una sostanza alcolica sia stato vissuto come «una cosa proibita», mentre il 46,5% dichiara di non aver provato alcuna sensazione particolare. Sostanzialmente bilanciate le reazioni: se il 25% dichiara di aver apprezzato il sapore, per il 24% l'effetto è risultato sgradevole.


Ma a che età c'è stato il primo contatto con l'alcol? Il 29,5% dichiara di averlo avuto tra i 6 e i 10 anni e l'8,2% a meno di 6 anni. Qui si registra una differenza territoriale, con una maggiore precocità degli adolescenti del Nord-Est: è l'11.6% ad aver bevuto per la prima volta una sostanza alcolica prima dei 6 anni; il 35% tra i 6 e i 10 anni. «Che in Italia il primo contatto con le bevande alcoliche resti per la grande maggioranza dei ragazzi mediato da occasioni familiari e dalla compresenza delle figure genitoriali - spiega Enrico Tempesta, Presidente del laboratorio scientifico dell'Osservatorio Giovani e Alcol - è un tratto noto e caratterizzante della nostra cultura; gesto in ultima analisi radicato in un costume sociale di bere controllato e, nella maggior parte dei casi, responsabile. Oggi però, in un contesto socioculturale profondamente cambiato, in cui sono venute meno molte delle strategie tradizionali di contenimento e molti fattori di moderazione, l'inizio precoce presenta nuove valenze e nuovi rischi». Michele Contel, vicepresidente dell'Osservatorio aggiunge: «Senza sottovalutare i rischi e con la consapevolezza che è necessario un intervento protettivo nei confronti degli adolescenti, specie da parte della famiglia, ci conforta osservare che il contesto italiano, per quanto concerne il consumo di alcol, è tuttora significativamente diverso da quello che caratterizza molti Paesi europei (specie del Nord) in cui il consumo precoce di alcol è strettamente associato a comportamenti antisociali e talvolta autodistruttivi».


Secondo quanto emerge dall'indagine, gli ready to drink ovvero le bevande a basso contenuto alcolico, sono gli alcolici più in voga tra gli adolescenti: li sceglie il 59,2% dei baby consumatori (per il 17,2% in modo autodefinito "abituale", per il 41,9% "occasionale). Un dato che preoccupa molto Silvano Bertelloni, Presidente della Società Italiana di Medicina dell'Adolescenza, che osserva: «Queste bevande sono un vero "cavallo di Troia" verso il consumo precoce di sostanze alcoliche più pesanti (superalcolici innanzi tutto), perché cominciano ad abituare gli adolescenti all'alcol e a creare dipendenza, senza essere percepite come potenzialmente pericolose e quindi con ancor meno remore ad abusarne».

 

Idee molto confuse sugli effetti della sbronza
L'abuso di alcol è sottovalutato da molti adolescenti. Ma il 77,5% condivide che bere troppo rende violenti

 

L'alcol rende violenti: è la «verità» più condivisa (dal 77,5%) tra i 2 mila adolescenti che hanno costituito il campione dell'indagine SIMA-Osservatorio Giovani e Alcol. Meno monolitico - e soprattutto indice, in alcuni casi, di gravi lacune informative - il giudizio su altre affermazioni riguardanti l'alcol che sono state proposte all'attenzione dei giovanissimi.


Preoccupante, ad esempio, quel 55,3% di giovani convinto che bere alcol diluito con acqua faccia meno male, oppure quel 52,4% che sostiene che ubriacarsi ogni tanto non è grave, purché non diventi un abitudine. Conforta, invece, che il 64% dei ragazzi intervistati ritenga pericoloso guidare dopo avere bevuto anche un solo bicchiere di birra o vino (c'è da augurarsi, peraltro, che il rimanente 36% che non concorda si "converta" prima di prendere la patente). Ragazzi, invece, divisi esattamente a metà nel ritenere o meno che l'assunzione di alcol faccia sottovalutare i rischi. Potrebbe, la scuola, colmare un po' di lacune? Spiegare, ad esempio, che il tasso alcolico non diminuisce se si mette il ghiaccio nel whisky e che ubriacarsi non è una condotta contro "la morale", ma contro la salute?


«Il consumo di alcol tra gli adolescenti sta evidentemente aumentando - dice Mario Menziani, vicepreside della Scuola Media Ferraris di Modena - e la scuola dovrebbe certamente dedicare maggiore attenzione a questo aspetto o, comunque, farlo in modo meno episodico di quanto non avvenga oggi. Sarebbe altrettanto importante, però, un maggior controllo sui messaggi diretti e indiretti che i media, televisione e Internet in testa, veicolano sul consumo di alcol». Fulvio Scaparro, psicologo dell'infanzia, precisa: «Per una persona adulta bere un bicchiere di vino o di birra ai pasti non è certamente un comportamento negativo o dannoso. Educare i nostri figli, bambini o adolescenti, a un corretto approccio con l'alcol non significa, quindi, far sparire vino o birra dalle nostre tavole, ma far comprendere loro che è un consumo non adatto alla loro età».


Dato certamente positivo rilevato dall'indagine è che solo il 10% degli intervistati ritiene che bere alcolici sia segno di "essere in gamba". Par condicio "di genere", infine, nei confronti dell'ubriacatura: la maggioranza sia dei maschi sia delle femmine (esattamente il 58% dei maschi e il 62% delle femmine coinvolti nell'indagine) non considera l'ubriacarsi "più disdicevole" per una ragazza che per un ragazzo.


Maurizio Tucci


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)