338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Alcol e cancro: moderarsi, ridurre comunque o non bere?

Alcol e cancro: moderarsi, ridurre comunque o non bere?

 

Alcol e cancro: moderarsi, ridurre comunque o non bere?

 

Sapere per non rischiare è la scelta migliore. Nasce da qui la nuova campagna della Società Italiana di Alcologia, mirata a colmare il gap di consapevolezza nella prevenzione oncologica

 

«Le bevande alcoliche sono cancerogene per l’uomo». «L’alcol è una sostanza cancerogena come il fumo di tabacco». Di campagna “choc” hanno parlato quasi tutti i mass media generalisti, dopo aver visto il manifesto presentato nel corso dell’ultimo congresso della Società Italiana di Alcologia, già distribuito nei servizi di alcologia e in diffusione negli altri contesti di assistenza sanitaria: ambulatori, ospedali e studi dei medici di famiglia. Non lascia dubbi l’immagine utilizzata, analoga a quella usata in Inghilterra, con un tumore che cresce all’interno di un bicchiere riempito con una bevanda alcolica.

Lo stupore è evidentemente figlio della scarsa cultura che porta ancora a sottovalutare gli effetti dell’alcol sul nostro organismo e a non considerarli alla pari di quelli indotti dal fumo di sigaretta. Un errore commesso non soltanto dalla popolazione, ma anche da molti, troppi colleghi - principalmente “certi” nutrizionisti e cardiologi - che continuano ad affermare, pubblicamente e anche ai propri pazienti, che «un bicchiere al giorno fa bene al cuore» e che «bere moderatamente non fa male». Senza però mai aggiungere che, ammesso che possa mai realizzarsi una ricerca di popolazione in grado di dimostrare (nell’uomo e non in laboratorio o sui ratti) che dieci grammi di alcol assunti per anni possono ridurre il rischio di mortalità cardio-coronarica (giusto per parlare dell’effetto fatale), di diabete o di calcolosi della colecisti, la stessa non potrà che confermare ciò che già inequivocabilmente l’intera comunità scientifica ha già incontestabilmente registrato in maniera indipendente in tutto il mondo: «Non esistono quantità sicure di consumo di alcol e, superati i dieci grammi, si incrementa il rischio di morbilità, mortalità e disabilità di oltre 200 malattie e di 14 tipi di cancro tra cui, rilevante, quello della mammella nelle donne. Ha senso incoraggiare con tali evidenze il consumo pur moderato di alcol? è eticamente corretto? Sicuramente no. E neppure legale, se l’Alta Corte di Giustizia Europea ha sancito che nella comunicazione commerciale dei prodotti alcolici, il vino nel caso di specie, «non è consentito in Europa vantare proprietà salutistiche dell’alcol perché prodotto che nuoce alla salute», norma peraltro già contenuta nella legge 125 del 2001.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara espressamente che la ricerca di controllo consente di poter esprimere esclusivamente cautela quando ci riferisce ai messaggi da fornire alla popolazione e all’individuo e altrettanto chiaramente scrive e denuncia che non si può usare l’alcol come strumento di prevenzione. Qualunque sia il livello di consumo, dunque, “less is better”: meno è meglio è. E se si vuole fare prevenzione del cancro, non bere è la scelta migliore. L’etanolo e l’acetaldeide - un suo metabolita, rispetto a cui è più tossico - fanno infatti parte dei cancerogeni del gruppo 1: lo stesso che annovera 117 sostanze in grado di indurre lo sviluppo di un tumore nell'uomo, come l’amianto, la formaldeide, l’arsenico, il plutonio, l’aflatossina, le nitrosamine, i virus dell’epatite B e C, le radiazioni ionizzanti e il benzene. Raccomandare moderazione per l’alcol è come normalizzare la possibilità di sentirsi raccomandare il consumo di moderate quantità di arsenico, di prodotti della fissione nucleare, l’esposizione all’amianto o alle radiazioni. Cosa che dubito possa ritenersi accettabile, anche per l’evidenza di un potere enormemente più tossico e dannoso dell’alcol in termini di margine d’esposizione (MOE) rispetto ai principali cancerogeni conosciuti. Allo stato attuale, dunque, la società accetta o è costretta ad accettare dalle “regole” del mercato rischi di esposizione molto più elevati per l’esposizione all’alcol rispetto a quelli contrastati di altri meno temibili prodotti della famigerata tabella 1 dei cancerogeni. Il consumo di bevande alcoliche espone la popolazione - uomini e donne, giovani e non - a un rischio più alto di sviluppare almeno otto forme di cancro: della cavità orale, della faringe, della laringe, dell’esofago, del colon-retto, del pancreas, del fegato e soprattutto del seno. Altrettanto nota, almeno all’interno della comunità scientifica, è l’assenza di un valore di sicurezza al di sotto del quale questo rischio risulta azzerato. È per questo motivo che, nei mesi scorsi, nel Codice Europeo contro il Cancro pubblicato dallo IARC è stato affermato che «il consumo di qualunque quantità di alcol incrementa il rischio di sviluppare un tumore» e che comunque, se si vuole prevenire il cancro, «è meglio non bere».

 

(...omissis...)

 

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

 

http://www.fondazioneveronesi.it/i-blog-della-fondazione/il-blog-di-emanuele-scafato/alcol-e-cancro-moderarsi-ridurre-comunque-o-non-bere/

 

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)