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Alcol e carcere: dati, strumenti e prevenzione

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Alcol e carcere: dati, strumenti e prevenzione
Genova - Un podio più allarmante che invidiabile, perché trovarsi - come la Liguria - al terzo posto in Italia per consumo pro capite di

alcol e al quarto nei ricoveri per cause totalmente attribuibili all'abuso di alcolici (sono più di 60 le gravi patologie alcol-correlate

indicate dall'Organizzazione mondiale della sanità) significa che il fenomeno ha proporzioni e conseguenze sociali e sanitarie troppo vaste e

drammatiche per essere sottovalutato e non deve più restare sommerso nella società, tra i giovani e anche tra le mura delle carceri, perchè

l'abuso di alcol, oltre a provocare gravi danni alla salute e dipendenze, può condurre in cella, come elemento determinante di una serie di

reati.
Per fare il punto su questi problemi, la loro entità e le loro pesantissime conseguenze la Provincia di Genova, con l'assessorato alle

Carceri guidato da Milò Bertolotto, organizza - venerdì 27 gennaio dalle 9 nella sala del Consiglio Provinciale di Palazzo Doria Spinola - il

convegno "Alcol e carcere: tra diritto alla salute e bisogno di sicurezza" con la Società Italiana di Alcologia (Sia), Arcat - Club alcolisti

in trattamento e il patrocinio del Provveditorato regionale dell'Amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia e della Asl 3

Genovese, alla presenza di molti esperti (clinici e delle associazioni), magistrati, i direttori delle Case circondariali del territorio,

Polizia penitenziaria, educatori.
"Viviamo in una società in cui bere, e anche bere tanto, è in fondo considerato normale e ‘alla moda', mentre la pubblicità continua ad

alimentare immagini e stili di vita fasulli - dice Milò Bertolotto - eppure l'alcol fa gravissimi danni alla salute, crea dipendenza,

soprattutto in chi è più fragile, ed entra spesso anche nella vita degli adolescenti che vi si avvicinano a volte per emulazione ma anche

nella speranza di trovare sollievo alle inquietudini e alle ansie dell'età in cui cercano certezze sulla propria identità, tutta in

costruzione. Proprio tra i giovani, in assenza di serie ed efficaci politiche di informazione e prevenzione, gli abusi alcolici possono

rischiare di innescare anche percorsi criminosi che portano al carcere.
E pur nell'impegno e negli sforzi quotidiani delle direzioni, del personale sanitario, della polizia penitenziaria e con alcune positive

esperienze avviate, questo luogo resta certamente uno dei meno adeguati a risolvere i problemi delle dipendenze. Probabilmente si potrebbe ricorrere maggiormente alle misure alternative alla detenzione che contribuirebbero a ridurre il sovraffollamento degli istituti penitenziari, consentendo la presa in carico da parte dei servizi territoriali delle persone che hanno prima di tutto bisogno di essere curate". Il consumo di alcol è purtroppo aumentato negli ultimi anni, come confermano i rapporti nazionali e, oltre ai giovani, la fascia di età in teoria più produttiva - fra i 35 e i 55 anni - è quella più colpita. "L'alcol - dice Milò Bertolotto - quindi è un problema sociale che riguarda tutti, dentro e fuori il carcere." Ma cosa succede quando l'alcol apre le porte del carcere? La segnalazione dei possibili casi di dipendenza dei nuovi reclusi viene fatta da medici e psicologi, dagli operatori delle Asl, dagli agenti di polizia penitenziaria e su autosegnalazione. Nelle carceri genovesi (Marassi, Pontedecimo, Chiavari) da tempo esiste il divieto di assunzione di bevande alcoliche "ma è evidente - dice l'assessore provinciale - che il problema delle dipendenze da alcol e droghe non si risolve solo con l'impossibilità del consumo e il divieto, perché ci troviamo di fronte persone che hanno bisogno di terapie sia psicologiche che farmacologiche". La statistica dice che i reati commessi dai detenuti alcolisti sono soprattutto furti (25%), maltrattamenti familiari (20%), reati sessuali (15%), risse e aggressioni (15%) e che se l'alcol è uno dei fattori che hanno determinato i reati e chi li commette viene curato, è possibile che la recidiva diminuisca.
Al convegno - aperto dall'assessore Milò Bertolotto e dal provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria Giovanni Salamone -

interverranno il direttore del Centro di Alcologia dell'Ospedale San Martino e presidente in Liguria della Sia Gianni Testino, il segretario

ligure Sia e dirigente medico del centro di Alcologia Alessandro Sumberaz, il direttore del dipartimento Cure Primarie dell'Asl 3 Daniela

Dall'Agata, il direttore sanitario della Asl 3 Ida Grossi, il magistrato e presidente dell'associazione LHG12 Paolo Martinelli, la caposala

del centro di Alcologia Ornella Ancarani, i medici della Asl 3 per la sanità penitenziaria Antonio Floriani e Alessandro Lenuzza, il

comandante della Polizia Penitenziaria a Marassi, Massimo Di Bisceglie, la responsabile dell'area servizio sociale dell'Ufficio esecuzione

penale esterna Santina Spanò, l'educatore penitenziario Maurizio Plaia, Gabriele Sorrenti di Arcat Liguria e il direttore del Sert Ponente,

Giorgio Schiappacasse, prima della tavola rotonda conclusiva moderata da Giovanna Rosi con il procuratore capo di Chiavari Francesco Cozzi, i direttori delle tre Case circondariali di Marassi (Salvatore Mazzeo), Pontedecimo (Maria Milano), Chiavari (Paola Penco) e il criminologo Enzo Paradiso.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)