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Alcol e consumo moderato: problemi metodologici

Alcol e consumo moderato: problemi metodologici

Numerosi studi hanno mostrato che coloro che consumano quotidianamente quantità moderate di alcolici hanno un rischio di

mortalità più basso rispetto a chi è astemio o beve troppo
L'analisi di oltre cinquanta di studi epidemiologici sull'effetto dell'alcol sulla mortalità delle popolazioni occidentali

mostra l'esistenza di un andamento a forma di "J" tra il consumo di alcol e il rischio.
A disconfermare questa teoria uno studio che evidenzia un errore di metodo nelle ricerche che mostrano un effetto protettivo

delle basse quantità di alcol per la salute umana.
Quantità moderate di alcolici (da 2 a 4 bicchieri da circa 120 ml per gli uomini e 1-2 bicchieri per le donne al giorno)

riducono in modo significativo il rischio di decesso (20-25%) indipendentemente dalla causa. Tuttavia, oltre questa quantità

il rischio aumenta molto rapidamente.
L'effetto positivo dell'etanolo sembra essere principalmente dovuto a un aumento dell'HDL (il colesterolo buono) nel sangue,

che è considerato come il fattore chiave per la prevenzione delle malattie cardiovascolari, oltre a una riduzione della

tendenza a formare trombi nel sangue, inibendo l'aggregazione delle placche sanguigne.
Al contrario, l'alcol a forti dosi provoca danni considerevoli alle cellule e aumenta nettamente il rischio di sviluppare il

cancro, e da qui deriva l'aumento esponenziale del rischio di decesso.
L'alcol è quindi l'esempio perfetto di un'arma a doppio taglio, da utilizzare in modo intelligente se si vuole godere dei

benefici che offre.
Se l'alcol a basse dosi è benefico, questo beneficio sembra essere ancora più pronunciato per i bevitori moderati di vino.

Quando è stato analizzato il tasso di mortalità per malattie cardiache in diciotto diversi Paesi, in funzione della quantità

di vino consumato per abitante, è stato osservato che il tasso di mortalità associato a queste malattie è molto più basso nei

Paesi dove si consuma il vino, come in Francia e Italia, rispetto ai Paesi dove non è parte integrante delle abitudini

alimentari, come Stati Uniti e Inghilterra.
Una recente analisi comparativa di tredici studi sull'impatto del consumo di vino sul rischio di malattie cardiovascolari,

che riguardavano un totale di 210.000 persone, è arrivata a una conclusione simile, ovvero che i bevitori moderati di vino

hanno circa il 30% di rischio in meno di essere colpiti da queste malattie.
Analogamente, uno studio danese ha mostrato che il consumo moderato di vino induce non solo una riduzione del 40% nel rischio

di morte per malattie cardiovascolari ma anche una riduzione della mortalità associata al cancro (22%).
A disconfermare quanto sopra un articolo nel quale si evidenzia un errore di metodo delle ricerche che mostrano un effetto

protettivo delle basse quantità di alcol per la salute umana.
L'errore sta nel fatto che ai bevitori "moderati" non venivano comparate persone astemie, ma persone che avevano smesso di

bere in conseguenza di problemi di salute (che quindi a inizio rilevazione partivano già da una condizione di maggiore

rischio).
Quanto ad alcol e cancro, è stato dimostrato che non esiste una dose soglia: il rischio sale già da consumi di uno-due

bicchieri al giorno, per alcuni tipi di tumori in maniera molto significativa.
Inoltre l'O.M.S. afferma che:
"Gli effetti benefici dell'alcol sulla salute, in particolare sulle malattie cardio-vascolari, sembrano essere collegati a

livelli bassi o bassissimi di consumo, al massimo una bevanda alcolica standard al giorno per gli uomini di 70 anni, e meno

della metà per le donne della stessa età. Qualunque consumo al di sopra di questi livelli è associato ad un aumento del

rischio. Al di sotto dei 40 anni, nessun effetto benefico è stato costatato. Il consumo fino all'intossicazione è sempre

associato con un rischio maggiore. Non ci sono quantità a rischio zero per il consumo di alcol."
Moderate alcohol use and reduced mortality risk: Systematic error in prospective studies
Kaye Middleton Fillmore, William C. Kerr, Tim Stockwell, Tania Chikritzhs & Alan Bostrom
Addiction Research and Theory 2006, 1-31