Alcol e dipendenza nei giovani
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Alcolisti anonimi compie il suo trentesimo anno di presenza in Emilia Romagna, e per sottolineare l'evento si terrà domani dalle 9,30 alla Regione in via Aldo Moro 21 un seminario. Tema dell'incontro il rapporto fra l'auto aiuto e i servizi, dagli enti locali ai centri di alcologia dell'Ausl. Ricca la lista degli ospiti
Il Resto del Carlino
Era il 7 marzo del 1978 quando si teneva in via Marco Polo a Bologna, nei locali messi a disposizione dal Comune, l'inaugurazione del primo gruppo di Alcolisti anonimi in Emilia Romagna.
Uno dei primi ad aprire quella porta è stato Roberto, che oggi ha 63 anni, dei quali 20 passati in Alcolisti anonimi. «È stata mia moglie ad entrare in contatto con AA. Mi diceva che avevo un problema con l'alcol, ma ci vollero quattro anni perché mi decidessi a varcare quella soglia. L'alcol ha il potere di addormentare la coscienza. AA la risveglia, ma è solo l'inizio. Il resto vuol dire cominciare a vivere ed essere padroni delle proprie scelte. Amici persi per la strada? Uno in particolare: era il 1988, e questo amico aveva già 70 anni. Non mangiava l'uva per quanta paura aveva dell'alcol, e si faceva leggere il programma di AA dalla moglie, perché era analfabeta. Un giorno non tornò più. Oggi però - racconta Roberto - ci sono i giovani. I tanti, tantissimi presenti nei gruppi della regione. A Bologna ce ne sono moltissimi sotto i 40 anni, che per un alcolista è davvero poco. Una ragazza ha addirittura 23 anni». La 23enne di cui parla Roberto è Federica, ligure, studentessa fuorisede a Bologna: «Sono arrivata ad AA perché la mia vita era spaventosa. Una volta mi sono buttata in mare con una pietra legata ai piedi, ma qualcuno ha visto la scena e mi ha salvato. Poi dai film americani ho saputo di alcolisti anonimi. Ma entrando in un gruppo posso dire che AA è molto più di quello che si vede nei film: è ricominciare a vivere».
Da quel 7 marzo del '78 tante cose sono cambiate. Da un'iniziale diffidenza da parte di istituzioni e degli stessi alcolisti, che guardavano ad AA come una specie di setta segreta, domani l'associazione verrà ospitata dalla Regione Emilia Romagna: «Noi professionisti - dice il dottor Antonio Mosti, a capo del servizio di alcologia di Piacenza - saremo i coordinatori. Rispetto a 30 anni fa, Ausl e istituzioni oggi hanno un atteggiamento molto diverso rispetto ad AA: complice l'anonimato (tradizone chiave degli AA: nell'associazione si usa solo il nome di battesimo, perché ogni membro è uguale all'altro, sia esso cristiano o musulmano, dirigente d'azienda o operaio, ndr), in Italia c'è voluto un po' si facesse affidamento sull'associazione. Ma oggi - continua Mosti - gli AA sono chiamati per la consulenza sui problemi alcolcorrelati. Purtroppo però è cambiato anche il problema alcolismo in sé. Ai servizi di alcologia oggi si rivolgono ragazzi fra i 20 e i 35 anni, che hanno già alle spalle storie drammatiche. E quindi una rete così diffusa come è quella di AA, che tocca tutte le realtà non solo della regione, ma anche dell'Italia, è fondamentale».
ALCOLISTI anonimi è un'associazione di auto aiuto fondata negli Stati Uniti nel 1935 e oggi diffusa nei cinque continenti. Il primo gruppo AA nacque dall'incontro di un agente di borsa di Wall Street travolto dalla Grande depressione e un medico chirurgo di Akron (Ohio), entrambi alcolisti, i quali si resero conto che condividendo le loro dolorose esperienze riuscivano a mantenersi lontani dall'alcol, un giorno alla volta. Per questo in AA è rimasta l'espressione ‘serene 24 ore': perché per smettere di bere il metodo vincente è quello di ritardare l'assunzione dell'alcol prima di un'ora, poi di dodici ore, poi di un giorno, e così via.
Da questo nasce la tradizione di AA di dare, per ogni mese o anno di sobrietà raggiunto, un portachiave o un altro gadget che ricordi all'alcolista il proprio successo. Ed è per questo che alla fine di ogni riunione tutti i membri si stringono come un sol uomo per recitare la Preghiera della serenità (di un anonimo): «Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso, e la saggezza di conoscerne la differenza».