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Alcol e droghe al volante: a Bologna sperimentato il "salivometro"

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Contro alcol e droghe al volante Bologna sceglie il «salivometro»
Il tradizionale prelievo di urina sostituito con quello di saliva e sangue, con maggior certezza della prova
BOLOGNA - Nell'ultimo anno e mezzo a Bologna è stato sperimentato un nuovo protocollo per campionare i prelievi organici necessari a

contestare l'eventuale abuso di alcol o droga a chi si mette al volante, sostituendo il tradizionale prelievo di urina con quello di saliva e

sangue.
IL NUOVO STRUMENTO - Dei 676 incidenti analizzati, 132 erano positivi all'alcol, 56 a droghe. Il nuovo protocollo è basato in buona parte sul «salivometro», strumento che, per chi lo ha studiato il protocollo, offre maggiore certezza della prova in sede penale. L'urina infatti, è stato spiegato, conserva per molto tempo tracce di droghe o alcol assunti, non consentendo di stabilire se effettivamente l'assunzione sia avvenuta nelle ore immediatamente precedenti all'essersi messi al volante. Il sangue invece dà maggiore certezza della contestualità dell'assunzione, necessaria per la contestazione penale.
COME FUNZIONA IL «SALIVOMETRO» - Se ne è parlato al convegno «Sicurezza stradale e consumo di sostanze stupefacenti e psicotrope» nella città emiliana. La sperimentazione prevedeva controlli su strada e sugli incidenti. Su strada, ha spiegato Elia Del Borrello, responsabile del laboratorio di Tossicologia forense dell'Università, sono stati usati i «salivometri» messi a disposizione dal Servizio Sanitario della Questura. Sono apparecchi che analizzano un piccolo tampone che va inserito nella bocca dell'automobilista, e sono sensibili a oppiacei, cocaina, anfetamime, metanfetamine e cannabinoidi. Se risulta positivo, l'automobilista viene poi invitato a fare un prelievo ematico per «fissare» il risultato. Se rifiuta, scatta lo stesso la sanzione penale con ammenda, confisca del veicolo e obbligo di revisione della patente. Su circa 2.600 persone fermate, sono stati prelevati 270 campioni di saliva in persone che sembravano alterate. Dei 60 positivi, il 93% ha firmato per accettare il risultato preliminare. Per quanto riguarda gli incidenti veri e propri, il protocollo sperimentale prevede che le persone siano sottoposte ad analisi del sangue, ma «con un kit apposito che abbiamo predisposto, con due provette che vanno controfirmate da medico e paziente, con etichetta a prova di manomissione».


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)