Alcol e droghe negli ambienti di lavoro: considerazioni
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Per colpa dell'alcool e della droga si versa tanto sangue non solo sulle strade, ma anche nei luoghi di lavoro. Il problema assume dimensioni sempre più preoccupanti. Dai controlli effettuati nelle grandi aziende risulta che il 12-13% dei dipendenti consuma occasionalmente sostanze alcooliche o stupefacenti, spesso in combinazione le une con le altre. Anzi, l'abitudine di mescolarle, che sta dilagando fra i giovani nei fine settimana, trova ormai riscontro anche nelle fabbriche e nei cantieri, dove di conseguenza s'accresce il rischio di infortuni. Gli imprenditori associati alla Confederazione provinciale delle piccole e medie imprese ne hanno discusso nel seminario sull'«Obbligo della sorveglianza sanitaria su alcool e stupefacenti», che si è tenuto presso il Centro servizi di Confapi. Il presidente del Gruppo Giovani di Confapi, Claudio Lodi, ha denunciato: «Negli ultimi periodi si sta manifestando un nuovo fenomeno: la poliassunzione di droghe e alcool. Vengono così a determinarsi alterazioni dello stato di coscienza e di percezione del rischio». Il decreto legislativo numero 81 del 2008 obbliga le aziende a prevenire gli infortuni che ne possono derivare. Gli imprenditori, in prima persona o tramite i legali rappresentanti da essi nominati, devono comunicare al medico competente, cioè al libero professionista denominato una volta medico di fabbrica, l'elenco dei lavoratori addetti a mansioni pericolose, ad esempio quelli che operano sulle impalcature, guidano carrelli e muletti, conducono mezzi pesanti con le patenti C, D o E o maneggiano esplosivi. Su di essi il medico competente ha il compito di effettuare a sorpresa le verifiche, sottoponendo i soggetti a rischio a test e analisi mirate. I relativi costi sono a carico delle imprese. «Il decreto - spiega Ivan Farioli, coordinatore dell'area tecnica di Confapi - prevede per il datore di lavoro la possibilità di fare visite di controllo anche prima dell'assunzione. Se il dipendente è un consumatore occasionale, l'esame viene ripetuto. Se è affetto da dipendenza da alcool o da sostanze, in accordo con l'Ausl e l'azienda può intraprendere un percorso per disintossicarsi. In tal caso viene sospeso dal lavoro, ma conserva per tre anni il diritto a rientrare nel medesimo posto». La nuova normativa, in sostanza, amplia le competenze che già le aziende avevano in materia di sicurezza e igiene del lavoro, in base soprattutto alle legge 626. Fra gli imprenditori non è mancato chi ha segnalato casi di consumo di alcool e droga anche fra gli impiegati contabili, i quali rischiano di provocare non infortuni, ma danni economici. «Il fenomeno - sottolinea Farioli - riguarda sia i lavoratori immigrati, sia gli italiani, sia i maschi che le femmine». Al seminario sono intervenuti Giuseppina Venturi, direttore Spsal Reggio Nord dell'Ausl, Manuela Matteucci, medico competente, e Marco Marziani dell'ordine dei medici