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Alcol e giovani: le domande dei lettori al dr. Di Muria

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Alcol e giovani. Uso e conseguenze - Le domande dei lettori

Si parla molto di sicurezza stradale in questi giorni ma non bisogna dimenticare che dietro la piaga degli incidenti stradali, talvolta si nascondono alcune cattive abitudini tra i giovani, come l'uso eccessivo di alcolici nei fine settimana.

Dottor Di Muria, si parla di “binge drinking” ovvero l’uso eccessivo e compulsivo di alcolici: chi sono i soggetti più a rischio?

"Con l’espressione “binge drinking” si fa riferimento all’abitudine di consumare quantità eccessive (convenzionalmente 6 o più bicchieri di bevande alcoliche, anche diverse, per l’uomo, 4 o più per le donne) in una singola occasione. E’ un fenomeno da tempo presente nei Paesi del nord Europa ma da qualche anno, purtroppo, molto diffuso anche da noi.
La fascia di età con la maggior parte di bevitori binge è tra i 18 ed i 34 anni. Caratteristicamente è un fenomeno che si concentra nei fine settimana e coinvolge più gli uomini che le donne, ma questa differenza si riduce notevolmente nelle fasce più giovani della popolazione"

Quali sono le conseguenze dell’uso eccessivo di alcool?

"L’alcool è una droga, quindi una sostanza tossica, e, come tale, ha effetti diversi ai diversi dosaggi. In piccole dosi ha effetti euforizzanti: la lingua si scioglie, può dare effetti stimolanti e calmanti insieme. Già a dosi superiori a 0,5 g/l di sangue causa, però, riduzione della capacità percettiva e, aumentando le dosi, si ha un ritardo evidente dei tempi di reazione.
La perdita delle inibizioni e dell’autocontrollo portano spesso a comportamenti aggressivi e, in alcuni individui, aumentano la predisposizione alla violenza. In stato di ebbrezza la percezione della realtà è molto ridotta.
Il coordinamento dei movimenti è disturbato e diminuisce la prontezza dei riflessi.
Ciò è particolarmente evidente nei soggetti più giovani, più vulnerabili rispetto agli eventi fisici e psichici dell’alcool, con conseguenze drammatiche: in Europa un giovane su quattro tra i 15 ed i 29 anni muore a causa dell’alcool, soprattutto per le conseguenze di incidenti automobilistici o per lesioni da cadute o azioni violente".

Ci può dire qualche tipo di danno all’organismo?

"I danni fisici causati dall’alcool sono moltissimi, sia diretti che indiretti. Tra i diretti ricordiamo i danni al fegato (cirrosi e tumori), al cuore ed ai vasi (con diverse disfunzioni circolatorie), al pancreas (con neoplasie), al SNC (con delirium tremens, allucinazioni, atrofia cerebrale), al sistema riproduttivo (con impotenza sessuale). I danni indiretti sono legati ai traumi, da incidenza o violenza, i tumori e la depressione.

Le donne sono più vulnerabili rispetto all’uomo: ci vuole meno alcool per intossicare una donna per il loro peso minore e per il ridotto metabolismo alcolico. In gravidanza, poi, l’uso di alcool espone il bambino a ritardi nello sviluppo cerebrale e rischi di mortalità intra fetale".

L’alcool dà dipendenza come le droghe?

"Certamente. Dà dipendenza psichica, per lo stimolo dato dal piacere dell’assunzione, dal senso di distacco dai problemi, di euforia e di calma insieme, che l’alcool è capace di indurre. Ma dà anche una dipendenza fisica, perché il corpo reagisce all’assunzione di alcool con un adattamento metabolico che, in caso non si beva più, porta a crisi di astinenza molto violente".

Cosa si può fare per combattere questa problematica?

"Storicamente si è visto che atteggiamenti proibizionistici non sono efficaci. E’, invece, importantissima un’azione di informazione e persuasione costante, svolta sia nelle sedi istituzionali, come la scuola o la famiglia, che in ogni occasione utile di comunicazione al pubblico per far capire a tutti, soprattutto ai nostri giovani, i termini drammatici del problema e l’importanza di gestire con buon senso la propria voglia di divertimento, la necessità di relazione, di gruppo, evitando gli eccessi che possono essere molto dannosi.
D’altra parte, questo è lo spirito che anima anche queste nostre conversazioni.

Infine, occorre rinforzare le strutture che possono affiancare chi ha già problemi di alcolismo e le loro famiglie, così che possano superare questa dipendenza".

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)