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News di Alcologia

Alcol e minori: considerazioni di Zaira Conti

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Il centro di recupero di Villa Lorenzi. Zaira Conti: "Abbiamo 38 ragazzi, il più piccolo ha 9 anni. L'allarme è il crollo del rendimento a scuola"
Firenze - «Sono 38 i ragazzi dai 9 ai 18 anni che stiamo seguendo». Affermazione cruda che Zaira Conti dice con voce sottile dalla quale, però, traspare tutta la determinazione per mettere un freno a due piaghe sempre più profonde della società di oggi: alcolismo e tossicodipendenza. Lascia disorientati, e preoccupati, da quanto inizi presto il cosiddetto disagio giovanile. Nove anni sono veramente pochi, ma danno l'esatta dimensione di un problema che tocca il suo apice tra i 14 e i 16 anni. Da Villa Lorenzi a Careggi, dove si trova il centro di recupero dove lavora (la sua è una vera e propria missione, iniziata negli anni Settanta), Zaira Conti traccia un quadro davvero preoccupante del fenomeno.
«Nel corso degli anni è diventato sempre più facile venire a contatto con sostanze proibite e alcol».
I ragazzi hanno più problemi con alcol o con la droga?
«L'alcol. Non ci sono dubbi, soprattutto tra gli adolescenti. E' troppo più facile, con rischi assai minori, trovare birra o superalcolici. Le dico di più».
«E' sempre più frequente che i ragazzi mettano da parte i soldi della cosiddetta paghetta per comprare, il sabato, le bottiglie. Quindi si ritrovano con gli amici a bere ai giardini o in piazza. L'alcol è davvero devastante negli ultimi anni».
Ci sono alcuni segnali che possono essere interpretati come spia di un problema ben più radicato?
«La cartina di tornasole più chiara è la scuola. Spesso il rendimento scolastico ha un picco verso il basso proprio quando le difficoltà diventano più evidenti. In molti casi si arriva ad abbandonare la scuola, perdendo qualunque tipo di interesse verso lo studio e quello che ruota intorno alle attività scolastiche».
E' il momento più critico?
«Direi quello che crea maggiori difficoltà. Da lì intervenire è sempre più complesso. Quando si perde interesse per qualunque cosa il nostro lavoro è tutto in salita».
In base alla sua esperienza, perché i ragazzi si rifugiano nella ‘sbornia' del sabato?
«C'è tanta solitudine. Troppa. E gli obiettivi da raggiungere non esistono più, ci sono pochi modelli da imitare e non si hanno più punti di riferimento. Si vuole provare tutto e l'alcol resta il rifugio più comodo: basta andare in un qualsiasi supermercato...».
Ma come si è arrivati a questo?
«Il problema è stato troppo sottovalutato. E la prima a sottovalutarlo è la famiglia. Si tende sempre a far passare tutto come una ragazzata o qualcosa che capita una volta. Spesso, non è così. Sono sempre più numerose le persone che si rivolgono a noi e mi immagino che anche altri centri siano nelle nostre stesse condizioni».
Parlava di famiglia...
«Sì, il suo ruolo è decisivo e purtroppo lo è in negativo».
In che senso?
«Forse non c'è la consapevolezza di quello che accade tra le mura domestiche, si tende, come detto, a lasciare correre. Poi, quando il problema è evidente si corre ai ripari pensando però che gli altri, da soli, risolvano la situazione. Non è così».
Un esempio?
«Non è raro che i genitori arrivino da noi consegnandoci il ragazzo come se fosse un pacco, lavandosene poi le mani. Le dirò di più. Dopo il colloquio, alcuni, continuano a sottovalutare i segnali che arrivano. Il primo intervento deve essere fatto proprio in famiglia. Ma purtroppo ci si scontra anche con realtà difficili. I disagi si risolvono tutti insieme, riportando il giovane al centro. Si deve sentire importante e considerato. Ripeto, la solitudine è l'aspetto più grave».
E se la famiglia resta ‘assente'?
«Se manca la collaborazione tra noi e la famiglia si rischia davvero che sia troppo tardi. La depressione è dietro l'angolo e uscirne è un'impresa anche per chi non ha problemi di dipendenza da alcol o droga».
Diamo anche un segnale di speranza.
«Tanti ragazzi sono riusciti a superare le loro difficoltà, riscattandosi e ritrovando il proprio equilibrio. Uscirne si può, ma non bisogna lasciarli soli».
Il centro di Villa Lorenzi non segue solo adolescenti, però.
«Si, abbiamo anche una ventina di adulti che hanno problemi con la cocaina, un'altra piaga della nostra società».
Ma cosa è cambiato rispetto agli anni in cui ha iniziato la sua ‘missione'?
«Rispetto ad allora i ragazzi sono più vuoti. Non hanno ideali e si lasciano andare».
Dove si deve intervenire?
«Soprattutto nella prevenzione avendo un dialogo con i ragazzi e non pensare che una ubriacatura è solo una ragazzata e che il giorno dopo non lascerà tracce».
Come si può fare per contattarvi?
«Al numero 335/394992 (dalle 9 alle 19, ndr) si possono avere tutte le informazioni».
GIAMPAOLO MARCHINI