338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Alcol e poliabuso di sostanze

cufrad news alcologia alcol alcolismo alcol e poliabuso di sostanze


ALCOL E POLIABUSO DI SOSTANZE


il poliabuso è un termine che riunisce in sé una serie di tipologie di pazienti affetti da dipendenza patologica molto diverse tra loro. Facendo una rapida e superficiale carrellata è possibile passare in rassegna gli eroinomani che assumono cannabis e alcol, i cocainomani che assumono alcol ed altri eccitanti, gli abusatori di psicofarmaci che assumono alcol.


Subito si nota come l'alcol sia un comune denominatore tra tipologie così differenti e clinicamente distanti tra loro.
Evidentemente l'alcol è camaleontico e grazie alle proprie caratteristiche farmacologiche permette di sfruttare un ventaglio di possibili effetti tanto da poter, a secondo delle esigenze, rafforzare l'azione di una sostanze fino alla sua sostituzione (oppiacei, farmaci ansiolitici), modulare gli effetti di un'altra tanto da trarne solo l'aspetto desiderato combattendo gli indesiderati (cocaina e altri eccitanti).


Come prima considerazione bisogna annotare l'azione bifasica dell'alcol. L'alcol etilico è un depressore del sistema nervoso centrale, però nella clinica a basse dosi causa una disinibizione dell'individuo, solo con l'aumento dei dosaggi una sedazione.
Quindi già di per sé l'alcol non è una sostanza ben definita ed inquadrabile per gli effetti. Inoltre a livello neurobiologico non ha un preciso recettore, bensì agisce su diverse strutture recettoriali e sistemi neurotrasmettitoriali.
Il dato non è di poco conto se si considera che questa caratteristica farmacodinamica gli permette di scivolare ed insinuarsi in diverse cascate di gratificazione, tutte con il finale ultimo dell'aumento di trasmissione dopaminergica nel sistema limbico.
Nello specifico l'alcol agisce sui seguenti sistemi neurotrasmettitoriali (De Witte'96):

•del GABA (acido gamma idrossi butirrico recettore GABAA)
•del glutammato (recettore NMDA)
•della serotonina
•della dopamina
•dei peptidi oppioidi


L'interazione tra l'alcol ed il sistema GABA è forse la più significativa, considerata la spiccata attività sedativa ed ansiolitica dell'alcol. Tutte però rivestono grande importanza nello sviluppo di una dipendenza, considerato per esempio che il sistema dell'acido glutammico ha una importanza fondamentale nei processi cognitivi. Per gli altri sistemi è facile stabilire connessioni con altre sostanze d'abuso.
La sostanza d'abuso più vicina all'alcol per quanto concerne il percorso neurobiologico coinvolto è data dagli oppiacei. Basti considerare che secondo un ipotesi di Blum nei primi anni '90 durante il metabolismo dell'alcol etilico si formano in eccesso sostanze oppioidi definite TIQ (tetraidoisochinoline). Tali sostanze si formerebbero dall'incontro tra acetaldeide e dopamina.
Questo non è certo una evidenza biologica sufficiente ma certo è suggestiva per spiegare, almeno in parte, come spesso i pazienti eroinomani, in assenza di eroina, ricorrano ("shiftano") all'alcol. Sono numerosi i pazienti ex eroinomani divenuti etilisti, oppure pazienti in terapia sostitutiva oppiacea con metadone che abusano di alcol. Nel primo caso è evidente una sostituzione, mediante l'utilizzo di una sostanza che riesce a vicariare l'assenza di eroina e quindi a porre sotto controllo il craving.
Nel secondo si assiste ad un tentativo di forzare un blocco farmacologico, instaurato dalla terapia metadonica, mediante l'alcol che riesce, con le dovute proporzioni, a riprodurre le sensazioni dell'uso di eroina. In questa tipologia di pazienti la modalità di assunzione di alcol ha aspetti peculiari e caratteristici. E' continuativa e assiccia, riproduce la modalità del "farsi", tanto che rappresenta uno dei problemi più gravi da affrontare nel corso di talune terapie metadoniche.


La cocaina può essere considerata la regina delle sostanze eccitanti, la sua azione si esplica come agonista indiretto di dopamina e noradrenalina. Infatti la cocaina blocca i meccanismi di reuptake delle catecolamine, causandone un aumento delle concentrazioni e di conseguenza un quadro clinico peculiare (Kilty 1991, Shimada 1991). La sua capacità di aumentare il tono dopaminergico nel sistema limbico la rende una sostanza ad alto rischio di abuso e dipendenza, inoltre la capacità di aumentare il tono adrenergico centrale e simpatico periferico causa uno stato generale di iperattivazione e di eccitazione, che come effetto collaterale presenta l'ansia, l'agitazione psicomotoria fino allo sviluppo di vere e proprie sindromi paranoidee.
Ma perché molti cocainomani assumono l'alcol e spesso in concomitanza con l'assunzione di cocaina? Ritengo che in questo caso si debba ricercare il motivo negli effetti ansiolitici e sedativi propri dell'alcol etilico. Infatti spesso i consumatori di cocaina pur ricercando gli effetti eccitanti e disinibenti della stessa mal sopportano la componente ansiosa portata in dote dalla sostanza, l'assunzione contemporanea di alcolici permette di conservare gli effetti ricercati limitando quelli spiacevoli. Quindi solo in apparenza è un controsenso associare un deprimente del sistema nervoso ad un eccitante, l'importante è giocare sul dosaggio e sulla modalità di assunzione, per esempio "bere" tutta la serata senza però mai raggiungere livelli di stordimento permette di sfruttare oltre che l'effetto ansiolitico dell'alcol anche la fase disinibitoria, che va ad aggiungersi a quella della cocaina. Anche la modalità di consumo di alcol da parte di questi pazienti è peculiare, normalmente non è continuativo ma presente dei binge (abbuffate) con frequenza variabile e con significato di accompagnamento al consumo di cocaina. Non è raro imbattersi in pazienti che non consumano abitualmente alcolici.


Sempre nella categoria degli eccitanti una quota di consumatori è rappresentata da coloro, generalmente giovani, che assumono un mix di sostanze di cui vale la pena ricordare le amfetaminosimili, la metilendiossimetamfetamina (MDMA o ecstasy), e in misura minore sostanze allucinatorie (LSD et al.).
L'ecstasy ha una caratteristica che la differenzia dalle altre sostanze amfetamino simili, riconosce infatti una maggior propensione alla liberazione centrale di serotonina che non di catecolamine (Benkson 2001, Cole 2003).
L' MDMA non ha grande capacità di indurre dipendenza, rappresenta però un grave pericolo perché oltre ad indurre una iperattività psicomotoria causa una corteo di sintomi neurovegetativi, tra cui aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca (Kalant 2001). L'uso è pressoché confinato agli ambienti della discoteca o delle feste, in cui anche l'alcol è una presenza imprescindibile e spesso associato dai giovani all'ecstasy e ad altre sostanze simili con diverse finalità, la più importante delle quali a mio avviso è la ricerca dello sballo o di uno stato di piacere nel contesto edonistico di questo tipo di divertimento.
Come brevemente illustrato l'alcol risulta essere un ottimo accompagnatore che si piega e quasi prende forma sulle esigenze del consumatore, tanto che l'immagine del liquido che prende forma dal contenuto rende molto bene l'idea dell'elasticità d'uso.
La biologia tuttavia non spiega tutto bisogna considerare molti altri fattori che influenzano la modalità d'uso delle sostanze. Ve ne sono almeno due che a mio avviso rivestono grande interesse: la disponibilità della sostanza alcol con il vissuto comune di sostanza buona presenti nella società e le mode, intese come insieme di costumi e abitudini comportamentali che incidono pesantemente sui comportamenti e preferenze dei consumatori di sostanze.


Tratto da "ALCOLISMO E POLIABUSO", Dr. Giovanni Luca Galimberti


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)