338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Alcol e problemi e patologie correlate: indirizzi generali per l'organizzazione di base e orientamenti delle offerte (2° parte)

cufrad news alcologia alcol alcolici alcolismo problemi e patologie alcolcorrelate


Alcol e problemi e patologie correlate: indirizzi generali per l'organizzazione di base e orientamenti delle offerte (1° parte)

Tratto da: ""Il Dipartimento delle Dipendenze. Linee di indirizzo e orientamenti organizzativi per l'integrazione dell'offerta e dei servizi" - Dipartimento Politiche Antidroga

Un modello flessibile

A fronte della complessità gestionale sinora sommariamente delineata è evidente che un modello esaustivo, una ricetta unica che possa

prestarsi a fronteggiare tutte le esigenze particolari delle differenti realtà geografiche, culturali, amministrative italiane non è di

facile definizione. Pur tuttavia, sulla base delle considerazioni poste in premessa, delle indicazioni e delle esperienze in atto a livello
nazionale, europeo ed internazionale, è possibile tracciare un core set essenziale di elementi utili a stabilire un modello concettuale

dell'offerta e dell'organizzazione dei servizi alcologici che sappia:
1. considerare la necessità di delineare una rete ottimale di ruoli e competenze, di strutture e di programmi;
2. influire sulle capacità di utilizzare al meglio tutte le risorse sulla base del riconoscimento di una
autonomia sia funzionale che organizzativa seppure integrata tra livelli;
3. favorire la gestione delle professionalità idonee a fronteggiare un problema specifico ed un livello ben definito di rischio attraverso i

livelli competenti della promozione della salute, della prevenzione, della diagnosi, della cura e della riabilitazione;
4. utilizzare in maniera congrua e diligente gli strumenti e le tecniche di cui vi sia conoscenza e competenza specifica e in merito ai quali

sia assicurata una formazione professionale specifica continua.
In tale ottica sarebbero da articolare e prevedere servizi, gruppi di lavoro, unità o comunque strutture alcologiche organizzate in maniera

autonoma e funzionale all'utenza, secondo i criteri di valutazione del rischio a cui è esposta la persona o il paziente e al tipo di

intervento richiesto, con personale multidisciplinare opportunamente formato, afferente a spazi e setting logisticamente differenziati,
protocolli di gestione dedicati, garantiti da una programmazione anche economico-finanziaria pertinente, irrinunciabilmente in rete con gli

ospedali e le risorse territoriali, primi tra tutti i gruppi di autoaiuto (Alcolisti Anonimi, comunità multifamiliari e di cittadinanza

attiva dei Club Alcologici Territoriali).
Le condizioni che oggi caratterizzano l'intervento di prevenzione alcolcorrelata non riguardano in maniera prevalente l'alcoldipendenza

quanto i Problemi e le Patologie Alcolcorrelate (PPAC), espressione più ampia e complessa con cui si fa riferimento a tutti quei problemi di

ordine fisico, psichico e sociale, connessi al consumo rischioso o dannoso, episodico o protratto, di bevande alcoliche; una dimensione di

sofferenza multidimensionale causata dall'alcol che si manifesta in maniera diversa da individuo ad individuo.
La classificazione dell'OMS (consumo a basso rischio, consumo rischioso e consumo dannoso) ha imposto e impone un intervento che è e sarà sempre più frequentemente rivolto agli stili di vita del singolo, della famiglia e della popolazione al fine di identificare precocemente i rischi e attivare azioni di promozione della salute tese a modificare l'approccio culturale della comunità all'alcol.
Pertanto, al di là della collocazione strutturale in un determinato ambito sanitario, valutazione che è evidentemente connessa alle esigenze

organizzative regionali, diventa fondamentale dare consistenza alle competenze e ai programmi specifici, tracciando sempre e comunque linee di indirizzo generali per l'organizzazione dei servizi di alcologia ospedalieri e territoriali in sintonia con i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e con l'esigenza di garantire ai cittadini un sistema equo, accessibile, efficace ed efficiente di intervento alcologico che sia:
1. coerente con gli indirizzi dell'Unione Europea e con le linee di indirizzo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità;
2. più efficace nella sua applicazione sul territorio;
3. omogeneo, fruibile, accessibile e appropriato su tutto il territorio nazionale;
4. allargato alla comunità e ad azioni di promozione della salute.
5. basato sulle evidenze scientifiche esistenti e sulle buone pratiche e i relativi programmi che hanno dimostrato maggiore efficacia nella loro applicazione.
A tale ultimo riguardo è da sottolineare il contributo sostanziale, identitario rispetto ad altre pratiche nel settore delle dipendenze, che

ha favorito, a partire dagli anni '30, il processo evolutivo e la differenziazione culturale dell'alcologia in funzione delle esperienze dei

gruppi di auto-aiuto (Alcolisti Anonimi e Club Alcologici Territoriali) tesi a mantenere le persone con PPAC nel contesto sociale di
appartenenza, ad agire secondo un approccio familiare e a promuovere interventi di comunità.
Livelli organizzativi
In definitiva, sulla base degli orientamenti emersi nel corso degli anni attraverso le esperienze prodotte in particolare dalla Società

Italiana di Alcologia (SIA), dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS), da alcune esperienze in atto nelle Regioni, dai movimenti degli

Alcolisti Anonimi e dei Club Alcologici Territoriali e, non ultime, dagli atti della Prima Conferenza Nazionale Alcol, si ritiene che, i

programmi alcologici per la prevenzione e la promozione della salute, la diagnosi e il trattamento delle PPAC possano ispirarsi, svilupparsi

e concretizzarsi in maniera evidentemente flessibile nella loro articolazione finale attraverso l'analisi orientativa dei seguenti livelli
Livello territoriale
• Primary Health Care:
i programmi basati sull'approccio Primary Health Care hanno portato un miglioramento dello stato di salute della popolazione ed un

rafforzamento dei sistemi sanitari nei paesi a medio e basso reddito. Per quanto riguarda le PPAC, molte sono le figure e i contesti che

possono svolgere un ruolo importante in termini di identificazione precoce dei rischi alcolcorrelati e di promozione della salute, tra cui,

in un'elencazione non esaustiva:
medici di medicina generale, pediatri di famiglia, infermieri, medici dei distretti, dei dipartimenti di prevenzione, medici competenti e

medici del lavoro, medici dello sport, odontoiatri e igienisti dentali;
associazioni di volontariato che si occupano di PPAC come, ad esempio, Alcolisti Anonimi, Alanon, Alateen, Club Alcologici Territoriali che

rivolgono le proprie attività ai singoli, alle famiglie, alla comunità e, comunque, alle reti relazionali;
associazioni e gruppi di cittadinanza attiva che attivano iniziative spontanee dei cittadini, di auto tutela ed autopromozione della salute

(Club Alcologici Territoriali, Eurocare, ALIA - Alleanza Italiana Alcol, Associazione vittime della strada, Caritas, Lega Italiana per la

Lotta contro i Tumori, ecc.);
setting specifici non specificamente dedicati ma che svolgono attività di prevenzione: distretti territoriali delle ASL, consultori, centri

di accoglienza, centri affidi, centri antiviolenza, commissioni mediche patenti, servizi sociali dei comuni, strutture per diversamente abili

e non autosufficienti, strutture per anziani, scuole di tutti gli ordini e i gradi, istituti penitenziari, ecc.
Servizi di Alcologia Territoriali (SAT):
è l'unità operativa di base, la configurazione organizzativa essenziale, autonoma e dotata di personale pluridisciplinare interamente

dedicato alle attività alcologiche le cui funzioni comprendono, in sintesi, la realizzazione di programmi di promozione della salute nella comunità e la presa in carico di persone e famiglie con PPAC. Svolgono attività di diagnosi, trattamento e riabilitazione.
I SAT sono dotati di una equipe multidiscliplinare (medico, psicologo/psicoterapeuta, infermiere, dietista, assistente sociale, educatore) di

comprovata competenza ed esperienza alcologica e formata sull'approccio familiare e di comunità. Il SAT, come tutte le strutture della rete
alcolcogica, ha una sua dignità autonoma, funzione e valenza interdipartimentale, collaborante, quindi, con tutti i Dipartimenti territoriali

e ospedalieri, con le associazioni di volontariato e cittadinanza attiva, con il Terzo Settore, sia per le azioni di promozione della salute

nella comunità, sia per garantire percorsi di continuità terapeutica alle famiglie in carico.
• Strutture residenziali e semiresidenziali accreditate:
all'interno di un processo di continuità terapeutica-assistenziale e in stabile coordinamento con i SAT e il livello ospedaliero (Servizio di

Alcologia Ospedaliero), la disponibilità di setting residenziali rappresenta un punto di importante riferimento per quei casi più complessi,

non gestibili direttamente né a livello territoriale, né ospedaliero, in cui non si riesce a raggiungere una stabile astinenza dalle bevande

alcoliche.
Livello ospedaliero
• Servizio di Alcologia Ospedaliero (SAO):
il servizio si configura come unità operativa con funzioni di diagnosi, disintossicazione, cura e trattamento delle PPAC di riferimento

regionale che svolge prestazioni ambulatoriali e/o di ricovero in relazione ai casi più acuti e complessi, o comunque quando si pone la

necessità di un ricovero ospedaliero a tempo pieno o parziale. Si può pensare al SAO anche come alla struttura che provvede all'

individuazione e segnalazione, sia ai fini epidemiologici che di prevenzione secondaria, di eventuali PPAC in tutti i ricoverati per varie

cause, con particolare attenzione ai ricoveri in Pronto Soccorso e nei reparti per problemi e patologie riferibili al consumo di alcol. Il
SAO costituisce un punto di riferimento regionale per garantire la continuità terapeutica intra ed extraospedaliera nelle diverse

articolazioni territoriali (SAT) alle quali vengono inviati gli utenti e le relative famiglie per l'intervento nella fase post acuta e di

mantenimento e per l'eventuale iter riabilitativo. Come i SAT, anche il SAO è dotato di un'equipe multidiscliplinare (medico, psicologo/
psicoterapeuta, infermiere, dietista) di comprovata competenza ed esperienza alcologica e formata sull'approccio familiare e di comunità.
Livello regionale
• Centro Alcologico Regionale (CAR):
sulla base di alcune esperienze regionali attuate e in via di attuazione, tale struttura si identifica con un'agenzia regionale per la

Promozione della Salute in ambito alcologico, autonoma e deputata ad attività di formazione, prevenzione, documentazione, monitoraggio sulle PPAC in collaborazione con i SAT e il SAO, con le società della salute, le municipalità, le provincie, le prefetture, le realtà del volontariato e dell'auto-aiuto e con le diverse agenzie regionali. Il CAR, in base alle necessità che si evidenziano, ha prerogative di attivazione di gruppi tecnici interprofessionali, usufruendo e valorizzando le risorse presenti sul territorio regionale in termini di competenze ed expertise al fine di realizzare interventi in ambiti specifici dell'alcologia.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)