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Alcol e sport: un binomio perdente

Alcol e sport: un binomio perdente

Alcol e sport: un binomio perdente

Questa settimana parliamo di un argomento molto importante che riguarda il consumo di alcool durante l’attività sportiva. Il connubio tra alcool e sport è antichissimo, ci sono molte leggende o citazioni in tal senso a cominciare dalle libagioni spropositate (10 chili di carne, 10 di pane e 10 litri di vino), attribuite al leggendario campione dell’antica Grecia: Milo di Crotone.

Ancora, Filostrato per gli atleti dediti al vino, consigliava “allenamenti normali senza eccedere né in un senso e né nell’altro”, diceva: “Si purificherà il loro sangue e si curerà in modo particolare la detersione del sudore”.

L’assunzione di bevande alcoliche era proibita a tutti quegli atleti che partecipavano alle Olimpiadi dell’antica Grecia, tanto che un sacerdote ne controllava addirittura l’alito, all’ingresso dello stadio, al fine di scoprire ed eventualmente squalificare tutti gli atleti che ne avessero fatto uso.

Una specie insomma di controllo antidoping (dei tempi moderni), ante litteram, elementare ma molto indicativo.
Dopo questa piccola digressione storica, passiamo ai nostri tempi, dicendo subito che il legame tra alcool e sport ha implicazioni oltre che fisiche, come vedremo tra poco, anche pratiche, in quanto attiene sia alle norme antidoping, che per gli effetti specifici che l’alcool possiede sulla prestazione sportiva in se per se.

Per quanto concerne dunque sia la pratica sportiva vera e propria (per intenderci quella svolta a livello agonistico), ma anche per l’esercizio fisico in generale, è utile ricordare che l’organismo degli esseri umani non è in grado di trasformare l’etanolo (elemento contenuto nell’alcool), in glucosio e glicogeno; nel fegato inoltre si verificherebbe un incremento della trasformazione del piruvato in acido lattico e un’inibizione della formazione di glucosio da lattato e aminoacidi.

Per quanto riguarda gli effetti sul metabolismo lipidico, l’etanolo interferisce con i processi di produzione d’energia (beta-ossidazione) che si realizzano a livello dei mitocondri e, pertanto, può determinare un’alterazione metabolica con aumento dei corpi chetonici e chetosi. Anche la sintesi e l’azione della carnitina sarebbero influenzate negativamente dall’assunzione di etanolo.

Nel fegato ad esempio, l’ossidazione di 1 grammo di alcol libera comunque un’elevata quantità di energia (7 kcal, contro le 4 Kcal di carboidrati e proteine e le 9 kcal dei grassi).

Per fare un esempio, mezzo litro di birra ha più di 200 calorie e un superalcolico come la Piña Colada circa 400, (per smaltire queste calorie bisognerebbe correre per almeno un’ora). Un altro aspetto da non sottovalutare affatto è che quando si beve alcool si tende anche ad accompagnarci cibi più calorici come pizze o panini e quindi altre calorie in eccesso si accumulano nelle cellule adipose con il risultato che si aumenta di peso.

L’alto contenuto calorico dell’alcol non è che uno dei tanti effetti negativi di questa sostanza che con la sua azione altera gran parte delle reazioni metaboliche che avvengono nel nostro organismo.

L’alcol favorisce la produzione e l’accumulo di composti acidi come il lattato e i corpi chetonici abbassando, di conseguenza, il pH del sangue. Ricordiamo che l’acidosi metabolica (diminuzione del pH ematico) è responsabile di sintomi come stanchezza, cefalea, nausea, vomito e può condurre al coma.

L’alcol inoltre diminuisce l’efficienza nel trasporto ematico del ferro, un minerale coinvolto nei processi di produzione dell’ATP e nel trasporto dell’ossigeno.

In particolare con la sua azione altera la sintesi delle diverse isoforme di transferrina. Tale proteina è coinvolta nel trasporto del ferro dalla sede di assorbimento a quella di utilizzo o di deposito (in particolare il fegato).

L’alcol causa un minor assorbimento della vitamina B12 e dei folati; queste due sostanze sono fondamentali perché regolano alcuni processi fisiologici importanti ed una loro carenza implica un aumento di volume delle emazie o globuli rossi, predisponendo inoltre il soggetto all’anemia megaloblastica e a danni al sistema nervoso.

Molte bevande alcoliche stimolano l’espulsione di acqua mediante i reni ma la verità è che si perdono in questo modo anche tantissimi sali minerali. Questo può sconvolgere l’equilibrio e aumentare la probabilità che compaiano crampi durante gli allenamenti.
È particolarmente importante precisare che gli effetti sopra descritti sono ancora più evidenti dopo un periodo di attività intensa e/o di alimentazione non adeguata o scarsa.
L’assunzione di etanolo dopo un esercizio fisico abbastanza estenuante, porta infatti, ad una riduzione della glicemia (ipoglicemia) che, a sua volta, è in grado di interferire, a livello del Sistema Nervoso Centrale, con alterazioni nella contrazione dei muscoli, in un peggioramento dei riflessi, del tempo di reazione e delle capacità di coordinazione dei movimenti.

Una domanda che si può fare a questo punto è: perché gli atleti dovrebbero essere indotti a consumare anche quantità modeste di bevande alcoliche per migliorare la prestazione sportiva, quando gli effetti metabolici dell’etanolo sono prevalentemente ergolitici (minore capacità di produrre lavoro) e non ergogenici (aumentata capacità di produrre lavoro)?

Una probabile spiegazione può derivare dalla riflessione che per tassi alcolemici sufficientemente bassi, come si verifica ad esempio per consumi modesti di soluzioni acquose diluite a basso contenuto alcolico come birra e soprattutto vino, può presentarsi una riduzione della tensione nervosa ed una sensazione di rilassamento che può risultare utile nel controllo dell’ansia prima o durante la gara.
Per certi versi quindi l’alcool può indurre un effetto favorevole sulla prestazione sportiva solo ed esclusivamente di tipo “psicologico” per mezzo di una maggiore autostima ed una riduzione della sensazione di dolore. È bene precisare che questi effetti si manifestano se l’alcool viene assunto in dosi contenute e sotto forma di soluzioni acquose diluite, tali da indurre un aumento dell’alcolemia (0.02-0.04 g/dl) graduale e moderato.

Questi “effetti psicologici” forniscono una spiegazione per l’uso delle bevande alcoliche tra gli sportivi valida soprattutto per quelle discipline dove il risultato è fortemente determinato dalla capacità di autocontrollo degli atleti e dalla loro abilità nel limitare al massimo i movimenti, attivi e passivi, sia pure impercettibili del proprio corpo com’è richiesto, ad esempio, in tutte le specialità di tiro (a segno, a volo, con l’arco), nelle bocce e nel biliardo.
Proprio in virtù di questi effetti, attualmente il regolamento antidoping del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), include l’alcool tra le sostanze doping della classe “Sostanze proibite in particolari discipline sportive”. Nello specifico, per alcune Federazioni Sportive l’alcool è proibito solo nelle competizioni, con valori massimi “tollerati” di alcolemia differenti secondo le varie discipline sportive (che potete trovare nella classificazione che segue), determinati attraverso l’analisi dell’aria espirata e/o del sangue.

Tabella di Regolamento del 2006 dell’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA)

Sport (Federazione Internazionale)    –  Soglia di violazione
Aeronautica (FAI)                                         (0,20 g/L)
Tiro con l’arco (FITA)                                    (0,10 g/L)
Automobilismo (FIA)                                    (0,10 g/L)
Biliardo (WCBS)                                             (0,10 g/L)
Bocce (CMSB, IPC)                                       (0,10 g/L)
Karate (WKF)                                                (0,10 g/L)
Pentathlon (UIPM)  per le gare di tiro      (0,10 g/L)
Motociclismo (FIM)                                      (0,10 g/L)
Motonautica (UIM)                                      (0,30 g/L)

A prescindere dal valore e dal livello tecnico – atletico individuale, poiché chiunque pratichi una qualsivoglia attività sportiva deve sempre mirare al raggiungimento del proprio peso corporeo ideale e/o peso forma, è fondamentale evitare apporti energetici inutilmente eccessivi.

E’ altresì opportuno sospendere l’assunzione abituale di alcool nelle fasi della preparazione fisica caratterizzate dai maggiori carichi di lavoro e qualora gli impegni atletici siano frequenti e tali da non consentire un periodo sufficientemente lungo di recupero (tornei, gare e/o allenamenti ravvicinati nel tempo) e più in generale nel periodo agonistico.
Inoltre, è opportuno ridurre e possibilmente sospendere l’assunzione di bevande alcoliche nei mesi e nei climi caldi perché, in seguito a profuse perdite idriche, la riduzione percentuale dell’acqua corporea determina un aumento della concentrazione ematica dell’etanolo e, pertanto, si potrebbe verificare un’amplificazione degli effetti metabolici descritti e un incremento dell’alcolemia oltre i limiti consentiti dai regolamenti anti-doping.
La sensazione di sete che si avverte per effetto del lavoro muscolare non dovrebbe essere mai appagata con le bevande alcoliche, tanto più dopo un allenamento lungo e/o faticoso, quando l’organismo, per ricostruire le scorte di zuccheri (glicogeno dei muscoli e del fegato), ha bisogno di bevande ricche di zuccheri e con modeste quantità di sodio.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.fanoinforma.it/alcol-e-sport-un-binomio-perdente/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)