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Alcol e stili di consumo: il modello mediterraneo e quello nordico a confronto

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Alcolici: agli antipodi il modello di consumo mediterraneo e quello nordico
Già si sapeva che il modo di bere degli italiani è molto diverso da quello che impera in altri paesi, soprattutto del Nord Europa. Tuttavia

il sondaggio affidato da Federvini, presieduta da Lamberto Vallarino Gancia, all'Ispo del professor Renato Mannheimer ha confermato su basi

scientifiche ciò che rischiava d'apparire un luogo comune. "Se in Germania, Regno Unito e Scandinavia, ad esempio, la pratica della sbornia

nel week-end è ben diffusa, da noi si beve in maniera più diluita durante la settimana e pasteggiando. Ciò non toglie che resta il problema,

da controllare e risolvere, del binge drinking, il bere smodato, da parte di alcuni giovanissimi, un fenomeno imitativo assorbito senz'altro

anche dal comportamento diffuso nei paesi nordici", spiega Mannheimer nel presentare l'esito della sua indagine.
"La ricerca dimostra che si rischia un allarmismo eccessivo quando si parla del consumo di alcolici in Italia - aggiunge Vallarino Gancia -

ragion per cui è nostra intenzione lanciare una campagna di sensibilizzazione e di ulteriore educazione al bere responsabile che limiti il

più possibile i comportamenti scorretti, a partire dalla guida dei veicoli".
La tendenza a eccedere con le bevande alcoliche in Italia tocca dunque un parte minoritaria della popolazione: solo il 6% contro il 17% del

Regno Unito e il 20% della Germania. A "ridimensionare" la portata del fenomeno made in Italy è inoltre il fatto, emerso dall'indagine "Lo

stile del bere mediterraneo", che molti dei giovani dediti al consumo smodato di bevande alcoliche, superata una certa soglia di età lo

riconvertono a uno stile più responsabile. "Cosa - incalza Mannheimer - che non accade altrove. Mentre il picco del consumo non responsabile in Italia è infatti tra i 16 e i 18 anni (31%), con una tendenza che continua a diminuire, fino a scomparire con il crescere dell'età, all' estero la situazione è molto diversa. In Germania tre persone su dieci dai 25 ai 44 anni tendono ancora a esagerare e nel Regno Unito quasi due persone su dieci tra gli ultra 44enni bevono molto".
L'input principale che Federvini aveva dato a Ispo consisteva nel verificare se gli stili di consumo italiani si stessero uniformando, in maniera negativa, al modello anglosassone o piuttosto se, come l'indagine ha dimostrato, la tendenza a recuperare, con l'aumento dell'età, il gusto del bere di qualità continui a essere una caratteristica tipicamente italiana.
Che poi cattive abitudini come il binge drinking non possano essere completamente eliminate può rientrare nell'ordine delle cose, ma essere pure in qualche misura compensate dall'esportazione del modello mediterraneo sempre più apprezzato nel mondo. Davvero ben fatto, a questo proposito, il filmato creato da Federvini proprio sul nostro stile di vita e destinato ad essere riprodotto nei cinema e sui principali canali televisivi.
"Noi siamo abituati a pensare che sia meglio bere meno ma meglio, o che sia preferibile consumare vino insieme a del buon cibo. E crediamo che questo sia ovvio. Ma non è così fuori dall'Italia. Percentuali molto alte di tedeschi e di inglesi, la cui cultura gastronomica e la capacità di valutare un vino di qualità è scarsa, non la pensano affatto a questo modo e sono più attratti dalla quantità che dalla qualità di quel che mettono nel bicchiere", insiste Mannheimer.
I dati confermano che il modello mediterraneo si contrappone totalmente a quello nordico: "Caratterizzato - precisa il professore - dalla concentrazione del consumo di alcol in un unico giorno della settimana. Vediamo che ad esempio in Germania ben il 22% degli intervistati dichiara di bere una sola volta alla settimana ma a volontà, seguito da un 16% nel Regno Unito. In Francia invece questa percentuale scende al 6 e in Italia addirittura al 4".
La seconda edizione dell'indagine Federvini ha proseguito sulla scia della prima che risale al 2009 e anch'essa realizzata nell'intento di scandagliare soprattutto l'universo giovanile: "Il quadro che emerge - conclude Vallarino Gancia - evidenzia come il modello responsabile e nello specifico quello italiano possa rappresentare un esempio positivo. Capire e discutere ogni aspetto legato a questo tema è fondamentale per aiutare i giovani a costruire un rapporto sano, equilibrato e piacevole con le bevande alcoliche. Un ruolo importante nell'affermazione di questi corretti stili di vita lo assumono sia la famiglia, all'interno della quale per il 20% dei giovani avviene il primo consumo di alcolici, sia la scuola. Modelli comportamentali, informazione corretta e cultura del prodotto alcolico sono parte integrante della nostra tradizione e come tali debbono essere trasmessi e condivisi con le generazioni future".
A.M.