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Alcol e violenza: Australia in crisi

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Alcol e violenza: Australia in crisi


Settantamila assalti fisici l'anno correlati all'abuso di alcolici e servizi di emergenza sotto crescente pressione. Ma la lobby dei gestori di locali pubblici minimizza e non collabora ad arginare il fenomeno. E il Paese ora si interroga su una spirale che sempre più paura.
stefano gulmanelli


Alcol e violenza, un binomio che sta sempre più impadronendosi della società Australiana. Lo mostra impietosamente un servizio della TV pubblica ABC che parte con un understatement tipicamente British ("Un passatempo nazionale finito fuori controllo") ma poi snocciola dati e immagini raccapriccianti. I casi di assalti violenti legati all'abuso di alcol sono ormai 70mila in un anno - o, se si preferisce 200 al giorno, 8 ogni ora (ma queste sono medie ipotetiche: tenendo conto che gli episodi si verificano soprattutto di sera e nel fine settimana, si può avere un'idea di cosa diventino in certi giorni e ore della settimana i "quartieri del divertimento" nelle città australiane...).


A questo vanno aggiunti i 24mila casi di violenza domestica e i 20mila di abusi su bambini, anch'essi correlati all'eccesso di consumo alcolico. E per ricordare che dietro i numeri ci sono esseri umani, i dati vengono presentati mentre le immagini mostrano l'esistenza rovinata di un ragazzo di 18 anni (ora inchiodato su una sedia a rotelle) pestato senza ragione da un energumeno ubriaco in cerca di una vittima casuale. L'intera filiera dei servizi di emergenza (ambulanze e pronto soccorsi, polizia e medici) sono occupati a tempo pieno durante le sere di venerdì e sabato: "70% del lavoro dei nostri agenti ormai è connesso alla gestione di situazioni più o meno pericolose che nascono dal consumo di alcol" dice Nick Kaldas, Deputy Commissioner della New South Wales Police. Mentre il giudice Graeme Henson, Chief Magistrate in New South Wales - che si trova sempre più frequentemente a dover emettere sentenze contro gente che in preda ai fumi dell'alcol ha picchiato selvaggiamente persone indifese - parla apertamente di una crisi che ha ormai le proporzioni di un'epidemia.


A dispetto di tutto questo, l'Associazione dei Gestori degli Hotel (cos' si chiamano i ‘pub' in Australia), si chiama fuori, nega che ci sia una questione di eccesso di consumo di alcol nei luoghi pubblici e parla di un più generale ‘problema sociale'. Che in effetti il ‘passatempo nazionale' occupi un po' troppo dell'attività sociale di molti Australiani è difficile negarlo: un servizio di un paio di anni fa della stessa testata giornalistica ‘Four Corners' sul consumo di alcol in Australia riportava un'intervista al capo del Pronto Soccorso del St. Vincent Hospital di Sydney che raccontava imbarazzato come spesso - telefonando ai genitori di adolescenti finiti in ospedale per quanto avevano bevuto quella sera - si sentiva rispondere ‘Per favore mettetelo su un taxi perché noi non siamo in condizione di venire a prenderlo il macchina". Ma il connubio alcol e violenza è chiaramente legato al consumo che avviene nei locali pubblici.


Qualche tempo fa a Newcastle, nel New South Wales, fu tentato un esperimento: chiudere gli hotel alle 3.30 anziché alle 5.00 e non servire più i cosiddetti ‘double shots' a partire dalle 10 di sera. Niente di sconvolgente ma sufficiente per vedere il numero degli assalti violenti scendere di oltre un terzo. Ma la misura è contestata dall'Associazione dei Gestori degli Hotels che la ritiene una limitazione dell'esercizio dell'attività economica. I governi - Statali e Federale - per parte loro sono ostaggio della pressione della lobby dell'alcol (enorme) e degli introiti che derivano dalle tasse sugli alcolici. Ma ormai l'unica effettiva ragione dell'inazione è la prima; per quello che riguarda la seconda, il conto economico (ammesso che sia più importante di quello sociale) sta infatti scivolando in rosso: il costo diretto e indiretto della violenza è stimato intorno ai 15 miliardi di dollari (12 miliardi di euro). E sta crescendo...


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)