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Alcol ed alcolismo: breve storia

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Alcool ed alcolismo: breve storia
E' ragionevole pensare che, da quando sono esistiti acqua, frutti zuccherini e lieviti, sono esistite le bevande alcooliche e tutto questo si perde nella notte dei tempi. Venendo a contatto con le bevande alcoliche l'uomo ne ha sperimentato gli effetti del consumo moderato e dell'abuso. Ripercorrere alcune tappe di questa storia aiuta a comprendere come i problemi provocati dall'alcolismo vengano da lontano.


Le origini
Quando è avvenuto il primo contatto fra l'uomo e l'alcool? Non è facile identificare con esattezza quel momento della storia della specie umana ma quel che è certo è che l'alcool ha preceduto l'uomo sulla terra, visto che i componenti necessari per la sua formazione risalgono ad almeno duecento milioni di anni fa, nella tarda era paleozoica. Acqua, piante, con contenuto zuccherino o ricche di amidi, e lieviti, allora come ai giorni nostri, erano in grado di dar luogo alla formazione dell'alcool etilico. Si può affermare con certezza che la fermentazione, vale a dire il processo attraverso il quale i lieviti elaborano zuccheri e amidi, sia una delle reazioni chimiche più antiche verificatesi in natura.


Alcune ricerche archeologiche hanno documentato un consumo di bevande alcoliche circa settemila anni prima di Cristo, localizzandolo in Cina, dove esse venivano prodotte dalla fermentazione di riso, miele e frutta, ma è verosimile che già nei millenni precedenti l'uomo ne fosse venuto a contatto; secondo alcuni autori, pitture murali, che risalgono al paleolitico, sarebbero state create in stato di ebbrezza, provocato da piante allucinogene o da bevande alcoliche, consumate nel corso di occasioni conviviali. Come dire che, nel caso delle bevande alcooliche, da sempre è stato difficile disgiungere il consumo dall'abuso.


Per quanto riguarda invece viticultura e vinificazione, le aree geografiche, nelle quali si ritiene che esse abbiano preso l'avvio, sarebbero a cavallo fra Mar Nero e Mar Caspio in regioni che ora appartengono a Turchia e Iran, mentre le prime bevande assimilabili alla birra sembrano essere state prodotte in Mesopotamia. Tutto questo avveniva fra i tre ed i quattromila anni prima di Cristo.


Le grandi civiltà
Nell'antico Egitto, la coltivazione della vigna e la vinificazione erano già piuttosto evolute ed il consumo diffuso. Tra l'altro, le bevande alcoliche erano parte della ricompensa che ricevevano gli operai che lavoravano alla costruzione delle piramidi. A questo proposito va segnalato che il consumo di vino e di altre bevande fermentate in luogo dell'acqua in quei tempi remoti, ma anche in secoli più recenti, era giustificato dal fatto che l'igiene e la qualità dell'acqua erano molto scadenti e quindi essa poteva essere fonte di malattie.


Tornando all'Antico Egitto, era prassi comune il commercio del vino nelle taverne, tanto che esistevano leggi che ne regolavano la vendita.


Cinquecento anni prima di Cristo in Grecia la coltivazione della vigna e la vinificazione sono molto diffuse ed evidentemente anche gli effetti negativi dell'assunzione di vino, se è vero che Platone proibisce l'assunzione di alcool nei giovani di meno di diciotto anni e ne raccomanda un uso moderato fino ai quarant'anni. Dopo i quarant'anni invece non pone limiti alla sua assunzione. Quest'ultimo è un aspetto curioso che forse si giustifica con il fatto che l'età media della popolazione in quegli anni era inferiore a quella soglia e quindi, arrivati a quarant'anni, non c'era motivo di porre particolari limiti a questa abitudine di vita.


In compenso, le regole imposte ai locali dove si mesceva vino erano rigide e mostrarsi ubriachi in pubblico comportava punizioni. Si fa risalire al IV secolo avanti Cristo un famoso esempio di ubriachezza virata in dramma, in quanto Alessandro Magno uccide il suo miglior amico Cleito in un attacco di rabbia scatenatosi a causa di uno stato di ebbrezza. Se si pensa agli odierni episodi di violenza familiare, provocati dall'alcolismo, si ha una conferma del fatto che l'abuso di bevande alcoliche ha sempre avuto conseguenze tragiche, stravolgendo i comportamenti delle persone e rendendole aggressive, anche nei confronti di chi è a loro più caro. D'altra parte, lo stesso Alessandro Magno è vittima di una sorta di nemesi in quanto, secondo un'ipotesi accreditata, morirà a Babilonia a causa di una cirrosi alcoolica. E' importante notare che nelle grandi civiltà classiche il consumo di bevande alcooliche aveva consolidato il suo ruolo di "collante" sociale e le "bevute" erano occasioni di incontro, divertimento ed eccessi.


Credenze e religioni
Dioniso, fra gli dei dell'Olimpo, era quello che proteggeva la vigna ed il vino. A lui erano dedicati festeggiamenti che comprendevano "momenti culturali", come rappresentazioni teatrali, ma anche quello che oggi i media chiamerebbero "lo sballo". Infatti, una notte di libagioni, ebbrezza ed euforia poteva sfociare in furore orgiastico.


Nel Vecchio Testamento gli effetti dell'eccessivo introito di vino sono descritti in due famosi passaggi. Noè coltiva la vigna e bevendo il vino che produce si ubriaca e si mostra nudo di fronte ai suoi figli: una scena che evidenzia uno degli effetti più tipici dell'abuso di bevande alcoliche, vale a dire la perdita delle inibizioni. Lo stesso effetto cercano le figlie di Lot facendo ubriacare il loro padre in modo da giacere con lui e "preservare il suo seme". Per due notti le due figlie di Lot attuano questo stratagemma e in ambedue le occasioni il padre ubriaco non si rende conto di giacere con le figlie.


Nel III e II secolo avanti Cristo, presso i Romani, fra le feste più amate ci sono i Baccanali, dedicati a Bacco, Dio del vino. Come per le dionisiache nell'antica Grecia, però, queste feste tendono a sfuggire al controllo tanto da richiedere una regolamentazione.


Nel Vangelo il vino ha un ruolo rilevante, come e forse più che nella Bibbia. Uno dei miracoli compiuti da Gesù consiste nel trasformare l'acqua in vino, alla nozze di Cana e il vino è parte dell'Eucarestia, insieme al pane, e rappresenta il sangue di Cristo.


In antitesi a queste religioni e credenze, l'Islam avrà nei confronti delle bevande alcoliche un atteggiamento del tutto opposto in quanto Maometto formulerà alcune Sure del Corano, per proibirne ai suoi seguaci il consumo.


Dai Romani al Medioevo
In epoca Romana scienziati e filosofi si occupano di vigne, vinificazione, consumo di vino e alcolismo scrivendo testi giunti fino ai giorni nostri. Sia la diffusione della cultura romana che quella della religione cristiana estendono la coltura della vigna ed il consumo del vino a sempre nuove aree geografiche.


E' interessante notare che in quei secoli, come in epoche precedenti e successive, l'immagine delle bevande alcoliche oscilla fra estremi negativi come quelli che fanno riferimento alle gravi conseguenze che l'abuso di alcool può avere sul singolo individuo e sul suo ambiente sociale, connotazioni mistiche o aspetti positivi come l'utilizzo in medicina di bevande alcoliche arricchite da droghe ed erbe raccomandate in molte malattie. Proprio allo scopo di produrre bevande con effetti curativi si mise a punto la tecnica della distillazione, attribuita ad un alchimista arabo di nome Jabir Ibn-Hayyan.


I distillati di bevande alcoliche, ancora più di queste ultime, nel Medioevo divennero strumenti della scienza medica. Se si pensa, che negli stessi anni in cui un alchimista arabo inventava il processo che sarebbe stato alla base della produzione dei liquori in tutti i secoli a venire, un altro arabo, Maometto, inaugurò la prima forma istituzionale di proibizionismo, si ha un'idea della poliedricità della cultura araba del Medioevo. Nel Medioevo si pubblicano anche i primi studi che documentano i danni dell'alcool sull'organismo umano.


Sempre nel Medioevo, ma in ambito cristiano, nella produzione di bevande alcoliche assurgono ad un ruolo di grande rilevanza le comunità monastiche. Alcuni vini, tutt'ora fra i migliori del mondo, venivano prodotti in vigne di proprietà della Chiesa e in qualche caso direttamente da comunità monastiche. Nel 1232 l'Abbazia di San Vivant in Vosne (Francia) acquistò 1,8 ettari di vigneto che sarebbero poi diventati il cuore della produzione di uno dei vini più famosi e cari del mondo, il Romanée-Conti. All'epoca del papato di Avignone, XIV secolo, si fa risalire l'impulso alla viticultura nell'area che sarebbe poi diventata zona di produzione dello Chà¢teauneuf du Pape. Ma i monaci non si dedicavano solo alla vinificazione. In Inghilterra, all'inizio del XVI secolo, fino al regno di Enrico VIII, le comunità monastiche producevano le migliori birre e la loro vendita era un'importante fonte di guadagno e sostentamento.


Anche in questi passaggi della storia della produzione e del consumo delle bevande alcoliche, si notano le contraddizioni che sempre hanno accompagnato e accompagneranno il consumo dell'alcool, contrapponendo interessi economici e commerciali alla salvaguardia della salute dai danni provocati dall'eccessivo consumo di bevande alcoliche.


A proposito di contraddizioni, in quei secoli si passava dalla punizione degli ubriachi, che venivano esposti al ludibrio pubblico "vestiti" con un barile di birra, a trattati di medicina che magnificavano le virtù dell'acquavite capace di: prevenire le malattie provocate dal freddo, "confortare" il cuore, guarire vecchi e nuovi mali alla testa, conferire un bel colorito, guarire l'alopecia e far crescere i capelli. Tutto questo secondo Hieronimus Brunschwig, un luminare tedesco della medicina del XV secolo. Nella sua forma originale l'Acquavite è quello che oggi si chiama Brandy e derivava dalla distillazione del vino. A metà del XVII secolo nasce una nuova bevanda, che avrà una grande importanza nello sviluppo del consumo di alcool e nella diffusione delle patologie ad esso correlate: il Gin. Infatti, in Olanda viene distillato un liquore denominato Genever, poi abbreviato in Gin, per la cui preparazione veniva usato il ginepro che serviva per mascherare il sapore dell'alcool. Secondo alcuni autori, anche il Gin avrebbe un'origine medicinale, in quanto un suo "progenitore", un distillato a base di ginepro preparato da monaci italiani, era stato impiegato come rimedio alla Morte Nera, una delle più gravi epidemie di peste che colpirono l'Europa nel tardo Medioevo.


Dal Settecento ai giorni nostri
Nel giro di alcuni decenni la produzione di Gin in Gran Bretagna raggiunge livelli altissimi ed anche il suo consumo si configura come una vera "epidemia". Nel 1742 la produzione di liquori in Gran Bretagna, prevalentemente Gin, raggiunge i venti milioni di galloni.


Il Gin non è stato però il primo liquore distillato dai cereali, sembra sia stato preceduto dal Whisky, che, differentemente da quello che si può pensare, è stato prodotto per la prima volta in Irlanda. Per avere un'idea di come le preferenze per le bevande alcoliche siano cambiate nei secoli, basti pensare che il gusto "affumicato" del Whisky, derivante dalla procedura di produzione e che oggi è fra le caratteristiche che più attira i suoi consumatori più esperti, per lungo tempo rappresentò il maggior limite alla diffusione del suo consumo oltre i confini della Scozia.


Nel XVII secolo, intanto, un gruppo di coloni, appartenenti alla setta dei Puritani, arrivò nel Massachusetts con diecimila galloni di birra. Da lì si è assistito ad una rapida diffusione del consumo di bevande alcoliche nel Nuovo Mondo. Anche qui esso è stato visto in due ottiche del tutto opposte: quella più propensa ad evidenziare i rischi sociali e medici, correlati al consumo di alcool, e quella concentrata sulla diffusione del consumo ed il ricavo del profitto. Anche le Autorità Statali ne ricavarono presto introiti, imponendo una accisa sulla produzione di distillati.


Curiosamente, come avvenuto per birra, vino e alcuni liquori in Europa, anche negli Stati Uniti la produzione di uno dei più famosi liquori, il Whiskey del Kentucky, fu avviata da un uomo di Chiesa, in particolare da un pastore battista.


Sempre negli Stati Uniti, alla fine del XVIII secolo, si pubblica un documento che dichiara apertamente gli effetti negativi dei liquori sul fisico e sulla mente, confutando qualsiasi effetto curativo dell'alcool. Per assistere ad un trend più diffuso di pubblicazione di documenti che contraddicano i benefici dell'assunzione di bevande alcoliche, stigmatizzando i danni che esse provocano, bisogna però arrivare agli inizi del XIX secolo, quando la consuetudine all'ubriachezza viene definita come sintomo di alterazione mentale e il craving (ricerca ossessiva di bevande alcoliche) viene individuato come conseguenza dell'ubriachezza stessa. Si cominciano a descrivere, in modo dettagliato, anche le conseguenze dell'astinenza dall'alcool degli etilisti, riferendo ad esempio di una forma di delirium tremens.


Si deve ad un medico scozzese, Robert Macnish, la descrizione di sette "profili" di etilista: il sanguigno, il melanconico, lo scorbutico, il flemmatico, l'irrequieto, il collerico ed il periodico.


Fra la metà e la fine del XIX secolo, negli Stati Uniti, si assiste ad una prima ondata di proibizionismo in risposta alla grande diffusione del consumo di bevande alcoliche. Il primo Stato a promulgare leggi in merito fu il Maine ed altri stati lo seguirono. Lo scoppio della guerra di secessione e le pressioni dei produttori di liquori fecero fallire questo primo tentativo di limitare l'uso dell'alcool.


Bisognerà arrivare ai primi decenni del XX secolo per assistere all'introduzione di nuove leggi volte a ridurre o abolire il consumo di bevande alcoliche. Fra le conseguenze di queste leggi ci fu la diffusione, da una parte di un ampio fenomeno criminale legato a produzione, contrabbando e vendita clandestina di liquori e dall'altra di "espedienti", che coinvolgevano medici e farmacisti, che prescrivevano Whiskey a scopo curativo o producevano "farmaci" ad alto tasso alcolico.


Intanto anche in Europa, sul consumo di alcool, si avvertiva sempre più l'influenza di fattori come le imposizioni di tasse su produzione e consumo di bevande alcoliche e le tendenze proibizionistiche di alcune confessioni religiose, specie nei paesi del nord. Ad esempio in Finlandia, nel 1884, furono promulgate leggi limitative riguardo alla vendita di liquori, che sono evolute alcuni anni dopo in una proibizione assoluta del consumo di bevande alcoliche. In altri paesi europei si prende coscienza degli effetti sociali dell'abuso di alcool che si concretizzano ad esempio in dati tedeschi secondo i quali nel 1878 erano state arrestate 5348 donne che avevano commesso reati sotto l'influsso dell'alcool. Tale numero nei primi decenni del XX secolo aveva superato le seimila unità .


Fra le fine del XIX e l'inizio del XX secolo la diffusione del consumo e dell'abuso dell'alcool ha in parte risentito dell'atteggiamento culturale sviluppato nei vari paesi rispetto a questi problemi. A parte i paesi nei quali si promuoveva l'astinenza assoluta, come in quelli a maggioranza islamica, ci possono essere contesti sociali nei quali l'atteggiamento è ambivalente in quanto l'ubriachezza è considerata negativamente ma la capacità di bere alcool senza ubriacarsi è motivo di vanto.


Un atteggiamento che si potrebbe definire permissivo-condizionato è quello di diversi paesi latini, come Italia, Spagna e Portogallo nei quali l'assunzione abituale di grandi quantità di alcool è stigmatizzata mentre un consumo, magari elevato, ma ristretto a occasioni sociali particolari è considerato normale.


Fra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo si sviluppano anche le prime associazioni per il recupero e la cura degli alcolisti. Anche in questo caso sono stati all'avanguardia gli Stati Uniti, insieme ad alcuni paesi del nord Europa, dove il problema era percepito in maniera più chiara. Il 10 giugno del 1935 è considerata la data di fondazione dell'Associazione degli Alcolisti Anonimi nata negli Stati Uniti e poi diffusasi in tutto il mondo. Secondo la storia di questa Associazione quella data corrisponde al giorno in cui Robert Smith, medico e membro dell'Oxford Group, bevve per l'ultima volta una bevanda alcolica, dopo trenta giorni in cui Bill Wilson aveva lavorato con lui per promuovere l'astinenza dall'alcool. L'Oxford Group è stata una prima organizzazione, di ispirazione Cristiano Evangelica, costituita da ex alcolisti impegnati nella lotta all'alcolismo che fondarono, in seguito, l'Associazione Alcolisti Anonimi.


La seconda metà del XX secolo e il primo decennio del XXI secolo sono stati caratterizzati da conoscenze sempre più approfondite circa i meccanismi della dipendenza e dell'abuso da alcool e della patogenesi dei danni che l'alcool provoca su molti organi e tessuti dell'organismo. Su un altro versante, la messa a punto di strategie e tecniche di promozione commerciale sempre più aggressive ha cominciato a condizionare i consumi di bevande alcoliche sostituendo abitudini più legate alla tradizione. Autorità sanitarie e amministrative dei diversi paesi hanno messo in atto, a loro volta, misure volte a limitare i consumi di alcool attraverso l'informazione dei consumatori circa i danni che ne possono derivare. Anche in questo caso, però, si sono registrate grandi disparità fra un paese e l'altro. Negli Stati Uniti da tempo le etichette delle bevande alcoliche contengono avvertenze circa i danni che esse possono provocare, mentre in paesi europei, come l'Italia, non solo tali avvertenze non sono previste, ma si concedono limiti molto ampi alla pubblicità delle bevande alcoliche sui mezzi di comunicazione. Solo saltuariamente, a seguito di qualche evento drammatico provocato dall'abuso di alcool, si leva qualche voce iche invoca una maggiore informazione dei consumatori circa i rischi relativi ad un consumo eccessivo di bevande alcooliche.


Continua...
La storia del consumo dell'alcool e delle sue conseguenze ha un inizio in tempi remoti e non ha una fine. L'assunzione di bevande alcooliche provoca piacere e questo fa sì che l'uomo cerchi in esse una gratificazione. Perciò l'andamento dei consumi può mostrare segni di riduzione in qualche paese, ma resta costante o aumenta in altri e, anche laddove c'è una riduzione assoluta, si osservano aumenti relativi in fasce di popolazione a rischio come adolescenti e donne. In alcuni individui, per ragioni illustrate in altra parte del sito (Vedi La dipendenza da alcool), dall'uso si passa all'abuso e dalla gratificazione al danno (Vedi Effetti dell'alcool sul canale alimentare e sul pancreas e Effetti dell'alcool sul fegato). Per questo sarebbe opportuno che sui rischi provocati all'assunzione di bevande alcooliche si facesse corretta informazione a tutti i livelli e in tutte le sedi, in modo che i consumatori, qualsiasi scelta facciano, la facciano consapevolmente.

 

Bibliografia

Roueché B. Annals of Medicine-Alcohol. The Christian Diversion. The New Yorker, Jan 9; 1960: 32-64.
Myers PT e Isralowitz RE. Alcohol. Greenwood Editore. Santa Barbara 2011.
Flandrin J-L e Montanari M. Storia dell'Alimentazione. Laterza Editori. Bari 1999.
http://www.vittimestrada.org/Documenti/pdf/TesiDiLaureaA.Culotta.pdf


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)