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Alcol: effetti tossicologici e comportamentali

Alcol: effetti tossicologici e comportamentali

ALCOOL: EFFETTI TOSSICOLOGICI E COMPORTAMENTALI

L’alcool la sostanza di abuso più diffusa e sicuramente la più utilizzata. L’alcool è una droga, la cui assunzione determina effetti ansiolitici che costituiscono un rinforzo positivo. Gli effetti immediati, infatti, sono sull’umore e comprendono maggiore rilassatezza, felicità, senso di benessere ed anche euforia. Gli effetti dell’assunzione di alcool comprendono inoltre la perdita della coordinazione motoria e distorsioni a carico del sistema percettivo, soprattutto visivo, ma anche uditivo e somatosensoriale. Tali effetti aumentano di intensità in funzione della quantità della dose di alcool assunta. Se tale dose supera un livello critico, che dipende da diversi fattori di cui si parlerà in seguito, gli effetti positivi dell’assunzione dell’alcool lasciano il posto a quelli negativi. L’assunzione di alte dosi di alcool, infatti, determina stato di incoscienza, coma o addirittura la morte. Inoltre alcune manifestazioni adattative del corpo, come il vomito, possono comparire: una delle cause di morte associata all’abuso di alcool è proprio la morte per soffocamento conseguente al vomito in stato di incoscienza indotto da assunzione di dosi elevate di alcool. Gran parte degli effetti sull’umore legati all’assunzione di alcool, sono legati alla sua azione inibitoria a livello cerebrale sui sistemi legati al controllo dell’inibizione.

Si è detto della spiccata variabilità negli effetti determinati dall’alcool nei diversi individui. Questa può dipendere da diversi fattori [2] fra cui:

  • peso corporeo: poiché una persona più pesante ha una quantità di sangue superiore ad un persona più magra, la concentrazione di alcool nel sangue sarà minore in una persona grossa, a parità della dose assunta;
  • sesso: il corpo delle donne contiene più grassi e meno fluidi rispetto a quello degli uomini; di conseguenza la stesa dose di alcool assunta risulta essere più concentrata nel sangue delle donne rispetto a quello degli uomini. Inoltre l’assunzione di alcool durante l’ovulazione e nei 2, 3 giorni prima della mestruazione produce effetti più rapidi. Le donne che assumono la pillola come contraccettivo non subiscono tale effetto;
  • età: le persone più giovani e più anziane metabolizzano l’alcool più lentamente. Di conseguenza la concentrazione di alcool nel sangue dopo l’assunzione rimane elevata più a lungo;
  • razza: esistono fattori di variabilità collegati alla reazione all’alcool per razze differenti. Per esempio molte persone di origine dell’est dell’Asia hanno un enzima che ausa una reazione simil-allergica all’alcool;
  • modalità di assunzione: l’alcool è assorbito più lentamente a stomaco pieno;
  • tipo di preparati assunti: Alcuni preparati a base di alcool sono assorbiti più velocemente di altri. Per esempio i vini determinano un assorbimento di alcool più immediato rispetto alle birre. Le sostanze chimiche presenti nei vini, inoltre, accrescono la velocità dell’assorbimento, mentre lo zucchero in preparati dolci a base di alcool la rallentano.

L’alcolismo è la condizione patologica di abuso dell’alcool. Infatti, sebbene molti individui assumano saltuariamente dosi più o meno elevate di alcool senza diventarne dipendenti, l’assunzione prolungata e regolare di alcool può dare origine alla dipendenza. L’abuso di alcool determina modificazioni adattative a carico del sistema ‘gratificatore’ cerebrale che si occupa di processare i rinforzi naturali, implementato dal sistema mesolimbico e dalla via cortico-limbica; la conseguenza è l’instaurarsi di un comportamento di ricerca della sostanza e, pertanto, di dipendenza. L’alcolismo si può definire come un insieme eterogeneo di comportamenti che includono ogni condizione di assunzione di alcool e che provoca complicazioni mediche e/o sociali [cit. in 3]. In generale l’alcolismo è la conseguenza di una serie di fattori diversi tra loro, fra i quali il contesto sociale, condizioni psicologiche e predisposizione genetica. Le conseguenze fisiche del comportamento di abuso di alcool sono principalmente a carico del cervello e del sistema nervoso centrale in genere come conseguenza dell’azione tossicologica della sostanza. Altre conseguenze più propriamente fisiche sono a carico del fegato, con possibilità di sviluppo di patologie quali la cirrosi, per esempio, dello stomaco, del sistema cardiocircolatorio. L’alcolismo determina inoltre deficienza vitaminica, obesità, difficoltà nel comportamento sessuale, infertilità e problemi a carico di organi quali il pancreas, che si manifestano con pancreatiti di varia gravità. Le donne alcoliste in gravidanza partoriscono figli affetti da una sindrome denominata FAS (Foetal Alcool Syndrome), caratterizzata da difficoltà nella crescita, alterazioni a carico del sistema nervoso centrale, basso QI e malformazioni facciali. Inoltre il consumo di alcool anche a basse dosi determinerebbe un aumento della probabilità di incorrere in un aborto.

Fattori genetici

In una prospettiva genetica, Cloninger et al. [cit. in 3] distinguono due forme di alcolismo. Un tipo è associato ad un comportamento di abuso di alcool da parte dei genitori biologici, ma senza episodi di criminalità. Il secondo tipo di alcolismo è associato a episodi di criminalità e ad un comportamento di abuso di alcool da parte dei genitori biologici. Il primo tipo di comportamento si verifica sia negli uomini che nelle donne, si verifica in età relativamente avanzata ed è meno grave e di solito non associato a problemi sociali di tipo criminoso. Il secondo tipo si verifica più di frequente negli uomini, compare in età relativamente giovane, ha un decorso più grave ed è spesso associato a problemi sociali di tipo criminoso. La causa genetica dell’alcolismo trova la sua giustificazione nel fatto che la probabilità di diventare alcolisti è più alta per i figli di genitori alcolisti. E’ plausibile pensare ad una serie di geni che controllino la predisposizione all’alcolismo e non ad un solo gene. Studi su gemelli monozigoti ed eterozigoti mostrano che esiste una probabilità superiore di sviluppare il comportamento di abuso di alcool nei gemelli monozigoti piuttosto che in quelli eterozigoti, nonostante vi sia una probabilità anche in questi ultimi di diventare alcolisti entrambi. Sembra pertanto che, oltre alla componente genetica, il fenotipo sia ampiamente condizionato anche da condizioni ambientali. Gli studi familiari mostrano, inoltre, come il grado di alcolismo sia maggiore all’interno di famiglie di alcolisti che in quelle di non alcolisti. Infine gli studi sulle adozioni di individui che vengono separati dalla loro famiglia naturale alla nascita mostrano che i figli di genitori naturali alcolisti affidati a famiglie di non alcolisti hanno una probabilità maggiore di sviluppare un comportamento di abuso di alcool rispetto ai figli di genitori naturali non alcolisti.

Effetti acuti

L’alcool appartiene alla categoria delle droghe che svolgono un’azione inibitoria sul sistema nervoso centrale (SNC). Esso differisce da tutte le altre droghe cosiddette di abuso in quanto non ha uno specifico recettore localizzato nel cervello [4]. L’alcool agisce sui sistemi neurali che utilizzano diversi neurotrasmettitori interagendo con i canali ionici della membrana dei neuroni, in particolare con quelli del Calcio (Ca++) e del Cloro (Cl-). [5]. In generale l’alcool inibisce i recettori per i neurotrasmettitori eccitatori, mentre potenzia quelli dei neurotrasmettitori inibitori [5]. Per esempio l’alcool aumenta l’attività dei neuroni che utilizzano l’acido gamma amino butirrico (GABA) come neurotrasmettitore attraverso l’azione sui canali ionici correlati ad una sottopopolazione del recettore GABA-A. Inoltre l’alcool agisce anche sul neurotrasmettitore amminoacido eccitatorio glutammato attraverso l’inibizione del recettore NMDA (N-Metil-D-Aspartato) [4, 5, 6].

Diversi studi mostrano come gli animali da laboratorio si autosomministrino alcool [1]. Ciò significa che esiste un effetto di rinforzo positivo della sostanza che rende più probabile la successiva ricerca della sostanza dopo la somministrazione. Numerosi neurotrasmetitori, come la dopamina, la serotonina, il GABA e i neurotrasmettitori peptidici oppiacei sembrano coinvolti nel rinforzo generato dall’assunzione di alcool. Probabilmente ciò è dovuto al ruolo primario del rinforzo positivo che coinvolge il sistema dopaminergico, ma anche agli effetti ansiolitici della sostanza che induce un comportamento di ricerca dell’assunzione di alcool (alcool-seeking behavior).

E’ interessante notare come il rinforzo positivo legato all’assunzione acuta di alcool coinvolga anche il sistema degli oppiacei endogeni. Infatti, somministrando preventivamente droghe che bloccano l’attività della dopamina, si riduce l’autosomministrazione di alcool nei ratti. Di ciò si parlerà in seguito in modo più diffuso. Studi condotti su animali mostrano come l’alcool, in relazione alla dose assunta, possa stimolare l’attività locomotoria e determini un aumento di dopamina a livello del nucleo accumbens.

Altri studi si fondano sul modello genetico della preferenza per l’alcool. Secondo tale approccio si selezionano due popolazioni di ratti di cui una con preferenza per l’alcool. Successive verifiche sperimentali mostrano che nei ratti appartenenti alla popolazione con preferenza per l’alcool l’aumento del rilascio di dopamina conseguente a somministrazione acuta è maggiore che per l’altra popolazione [1]. Tale risultato suggerisce che l’attivazione dopaminergica del sistema mesolimbico è coinvolta nell’azione di rinforzo dell’alcool, anche se le precise modalità di tale interazione restano da chiarire.

 

 

(...omissis...)

 

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

http://www.emernet.it/artalcol.htm

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)