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Alcol fra i giovani, l'emergenza non è solo nelle discoteche

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Di Goro (Associazione genitori): <<Servono gli adulti>>

LA NAZIONE

<<COMBATTERE l'uso di alcol fra i giovanissimi? Come presidente regionale e coordinatore fiorentino del Silb, sindacato italiano locali da ballo, l'input tassativo è dare la massima disponibilità per portare avanti azioni di contenimento>>. Non ha dubbi Carlo Caldini, 68 anni, da 40 comproprietario dello storico ‘Space Electronic' di via Palazzuolo.
Si alle politiche dei divieti?
<<Noi sappiamo che ogni iniziativa volta a migliorare la qualità della notte è benvenuta. Anche se...>>.
Anche se...
<<Non abbiamo poi tanta fiducia nelle iniziative presentate ieri dall'assessore Stefania Saccardi>>.
Per quale motivo?
<<Il problema andrebbe affrontato su più fronti. Occorre tener presente che nei locali gli alcolici vengono somministrati da barman professionisti, che sanno preparare un cocktail ma, soprattutto, sono in grado di capire se qualcuno ha già bevuto troppo, facendolo smettere o allontanare. Ma altrove non è così>>.
Cosa vuol dire?
<<Sono state fatte leggi che, anziché arginare il fenomeno, l'hanno fatto espandere>>.
Si spieghi meglio.
<<Prendiamo il divieto di somministrazione alcolici dopo le due di notte imposto ai locali che fanno intrattenimento, come le discoteche. Cos'è successo: chi vuole bere si compra qualche bottiglia e si trasferisce in giardino, sulle scale di una piazza, in macchina. E qui entra in ballo la seconda legge sbagliata>>.
Ovvero.
<<Tutte le licenze che il Comune ha concesso di vendita notturna: piccoli market che il giorno sono deserti, ma dopo la mezzanotte centuplicano i loro affari grazie agli alcolici. Faccio un esempio: se quattro ragazzi per bere un drink in un locale spenderebbero 28 euro, con quella stessa cifra si comprano due, tre bottiglie di rum e una coca, oppure gin e acqua tonica e provvedono al ‘fai da te' sotto le stelle>>.
Che sarebbe?
<<Si riuniscono in qualche luogo e provvedono a rifornirsi da soli, senza alcun controllo, bevendo così dieci volte quello che avrebbero potuto fare con la stessa somma. Oltre ai market, c'è poi il problema dei venditori abusivi>>.
Dove li ha visti?
<<Chi opera la notte lo sa bene, basta girare per le strade e nelle piazze della città per vedere gente con la borsa termica piena di birre o altro rifornire giovanissimi, ma anche automobili con il bagagliaio pieno di bottiglie di superalcolici. A questi il divieto chi lo mette?>>.
Ma perché tra i giovanissimi imperversa questa cultura dello sballo?
<<Come per la musica, la moda e la tv, importiamo le mode peggiori dal resto del mondo, e anche da noi prevale ormai la logica del ‘non ti diverti se non sei di fuori'. Una mentalità che potrebbe o dovrebbe essere corretta con una giusta informazione, una sorta di preparazione che andrebbe fatta sui ragazzi fin dall'adolescenza, fra le pareti domestiche e sui banchi di scuola>>.
A che età iniziano a bere i nostri ragazzi?
<<Sempre prima: 14, 15 anni. Per averne la prova consiglio ai genitori un giro in centro di notte>>.
RITA Di Goro, in qualità di presidente dell'associazione genitori A.Ge, quale ritiene sia lo strumento migliore per combattere l'abuso di alcol da parte dei giovani?
<<Senza dubbio è la presenza degli adulti. Il ruolo principale nella lotta all'alcolismo giovanile è svolto dai genitori. L'alcol è soltanto una delle dipendenze dei nostri ragazzi. Anche passare le ore davanti a internet è un segno di disagio. L'unica prevenzione è una presenza efficace degli adulti di riferimento, quindi anche degli insegnanti, degli allenatori, dei catechisti. Se i ragazzi si sentono amati e vivono in un panorama di regole e certezze è più difficile che cerchino rifugio nelle dipendenze>>.
Decisioni come l'ordinanza lombarda di proibire la vendita di alcolici ai ragazzi sotto i 16 anni, secondo lei, sono efficaci?
<<Sì, ma soltanto se rientrano in un contesto educativo più ampio. E' bene ridurre le opportunità dei giovani di trovare l'alcol e il fumo ovunque. E' positivo, per esempio, l'obbligo di inserire il codice fiscale nei distributori automatici di sigarette, ma anche il proibizionismo eccessivo è un errore. Porta i ragazzi a sfidare gli adulti e a cercare in maniera ossessiva la trasgressione. Basta guardare gli stranieri che vengono a ubriacarsi in Italia perché da loro non è possibile bere, per capire che proibire non è sempre efficace>>.
Lei ha due figli. Come ha insegnato loro l'uso dell'alcol?
<<Quando il pediatra, in età adolescenziale, mi ha detto che era possibile farlo con intelligenza e moderazione, ho insegnato loro a bere di vino o birra a pranzo. L'uso degli alcolici va inquadrato in una corretta alimentazione, nel contesto familiare, così come bisogna creare un rapporto sano con tutti gli alimenti>>.
Cosa dovrebbe fare Firenze per aiutare i suoi ragazzi a fare un uso corretto delle bevande alcoliche?
<<Bisogna pensare nuove campagne di comunicazione. Bisogna sforzarsi in questa direzione. Come associazione A.Ge. siamo disponibili a collaborare con l'amministrazione comunale per trovare i corretti modi per informare i ragazzi. E lanciamo un appello anche agli educatori: state al fianco dei giovani, ascoltate sempre il loro grido di solitudine. Non lo fanno vedere, ma gli adolescenti hanno bisogno di noi adulti>>.
Manuela Plastina