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Alcol: medici di base "arma" fondamentale contro le stragi del sabato sera

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ALCOL: MEDICI BASE 'ARMA' CONTRO STRAGI SABATO SERA


I medici di famiglia sono fondamentali per fermare le stragi del 'sabato sera', incidenti spesso legati all'alcol: un rischio che riguarda, in particolare, ben 2 milioni di under 20 che ammettono di aver guidato dopo aver bevuto. Ma i dottori italiani sono i meno formati d'Europa nelle tecniche di individuazione e intervento mirato sui pazienti piu' a rischio, basate su poche domande e una consulenza di 5 minuti: una 'terapia' in grado di ridurre del 13% la mortalita'. Il 50% dei medici, pero', non conosce questi strumenti sui quali ha ricevuto una 'formazione' che va da 0 a 4 ore. Eppure il 97% sarebbe disponibile a 'scendere' in campo per individuare i pazienti che hanno bisogno d'aiuto.


Ne hanno parlato oggi a Roma all'Istituto superiore di Sanita', in occasione del Alcohol Prevention Day, Emanuele Scafato, direttore Osservatorio nazionale alcol, Cnesps-Iss e Alfredo Cuffari, della societa' scientifica di medicina generale Snamid che, all'interno del progetto europeo AMPHORA (Alcohol Measures for Public Health research Alliance) hanno realizzato un'indagine conoscitiva nazionale sui medici di famiglia. La meta' dei professionisti ha lamentato "di non aver ricevuto una formazione universitaria o post-universitaria sufficiente e specifica o un'adeguata offerta di formazione attraverso educazione medica continua''. Solo il 31.9% (la percentuale piu' bassa tra i paesi europei che hanno partecipato all'indagine) dichiara di avere dimestichezza con gli strumenti di screening standardizzati e in uso in tutto il mondo per la individuazione precoce del consumo rischioso e dannoso di alcol e dell'alcoldipendenza. Per quanto riguarda invece l'intervento breve, solo il 37,5% dichiara di avere familiarita' con l'uso di questa tecnica specifica, la piu' efficace, incentrata su 5-10 minuti di consigli e di supporto al cambiamento per ricondurre nella norma un consumo rischioso o dannoso di alcol.


"Nel 2012, in Italia 7 milioni e 464 mila individui in totale presentavano caratteristiche di rischio che richiederebbero l'intercettazione precoce e l'intervento" spiega Emanuele Scafato, che e' anche coordinatore della ricerca. E sono "oltre un milione e mezzo le persone ad alto rischio che richiederebbe un intervento da parte del medico, 800 mila quelle che necessitano di cure specifiche. Ma appena il 23% di chi ne ha bisogno e' in cura. Arrivando al 40% di alcodipendenti curati, grazie all'intervento del medico di famiglia che li individua e li consigllia, si potrebbe ridurre la mortalita' almeno del 13%", dice Scafato sottolineando che la maggioranza di questi individui non ha consapevolezza di ritrovarsi in una classe di rischio dalla quale si puo' uscire.


"C'e' un forte interesse da parte dei medici di famiglia sugli strumenti che possono metterli in grado di intervenire contro la dipendenza da alcol. Il 97% dei camici bianchi e' convinto che serva uno screening. Purtroppo tra gli stili di vita sbagliati e da correggere per tutelare la salute dei nostri assistiti, quello dell'abuso di alcol e' il piu' trascurato. E' una Cenerentola, dice Alfredo Cuffari dello Snamid. "Nonostante- continua- la necessita' di intervento sia indicata da tutte le istituzioni, e dagli obiettivi e dai Piani sanitari". Cio' che manca, sottolinea Cuffari, "e' l'offerta formativa. Mancano i finanziamenti per la formazione, i progetti. I medici di famiglia sono in prima linea e non chiedono altro che avere le 'armi' necessarie per aiutare i propri pazienti a combattere l'alcol dipendenza". La tecnica di intervento standardizzata alla quale i medici di famiglia dovrebbero essere formati, si basa su un questionario di poche domande, per individuare le persone ad alto rischio, e un intervento di consulenza 'motivazionale' di 5-10 minuti che ha una efficacia provata. "Un intervento fondamentale e, praticamente, a bassissimo costo", conclude Scafato.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)