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Alcol, musica e sballo assicurato: ci vuole la forza di tirare il freno

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Alcol, musica e sballo assicurato "Ci vuole la forza di tirare il freno"

La lunga notte inizia alle 20, aperitivo in compagnia - Spritz o Negroni, poco importa - prima di spostarsi in discoteca. La generazione

drink non ha orario, non segue regole precise ma si accoda fuori per la fila del locale chiamato sballo. «Non credo però che negli ultimi

anni ci sia stato un aumento nei consumi di alcol o droga, solo un consolidamento». La voce, profonda, è quella di Luca Viscardi, direttore

artistico di Radio Number One. Una carriera ventennale, vissuta da leone sulla console e al microfono, in cui ne ha viste tante, troppe: «Ai

miei tempi bastava farsi uno spinello - continua Viscardi - ora per alcuni c'è la ricerca senza freni di provare sempre di più, sempre più

spesso».
Una rincorsa che rischia di finire sulle pagine di cronaca come nel caso della diciottenne bergamasca che sabato notte è finita al pronto

soccorso per un'intossicazione da alcol. O come a Gussago, quando ad ottobre una bevuta di troppo di due minorenni costò la licenza a due

locali. «Sono atteggiamenti sempre più radicati e difficili da contrastare - prosegue Viscardi - Ma non bisogna fare di tutta un'erba un

fascio: molti ragazzi di oggi sono più responsabili rispetto ai giovani di vent'anni fa. Allora c'era meno consapevolezza sui rischi a cui si

andava incontro calandosi un acido o sniffando colla».
Informazione, ecco la chiave per evitare che il problema dilaghi fino a diventare insostenibile. «Mia madre ha demonizzato la droga,

rendendola quasi curiosa. Affrontare l'argomento come fosse un tabù stimola a provare certe esperienze, non ad allontanarle». Una campagna per mostrare i danni dell'abuso potrebbe essere la chiave. George Best, icona mondiale del calcio, ci ha messo la faccia. In punto di morte - per cirrosi, dopo una vita di vizi e stravizi - ha voluto guardare in faccia i ragazzi. Il suo volto, giallo per l'insufficenza epatica,

doveva essere l'esempio per tutti e quella foto pubblicata su «News of the World» un monito: «Non morite come me». E la sua Belfast ha

ascoltato con gli occhi gonfi di lacrime. Che non serva però un testimonial per ogni città. Sarebbe un prezzo troppo alto da pagare.

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)