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Alcol nel mirino dei consumatori, nessun obbligo di etichettatura

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Alcol nel mirino dei consumatori, nessun obbligo di etichettatura
Le bevande alcoliche finiscono nel mirino delle associazioni dei consumatori. Nodo cruciale è la nuova etichetta per gli alimenti approvata

dal parlamento europeo che non prevede l'obbligo per questo settore. Le bevande alcoliche, dunque, sono esenti dall'indicare l'origine dei

prodotti e gli ingredienti. Per il presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti, è, invece, ?un diritto sacrosanto del consumatore

sapere se il whisky contiene malto scozzese o non?.
E' solo in base alle informazioni, spiega all'Adnkronos, ?che decido se acquistare o meno un prodotto?. La stessa battaglia viene portata

avanti da Altroconsumo mentre il Codacons e Assoutenti reputano indispensabile indicare anche avvertenze circa la pericolosità dell'alcol e

gli effetti negativi per la salute.
Per il Codacons le etichette sugli alcolici dovrebbero essere simili a quelle in vigore sui pacchetti di sigarette. Su quest'ultimo aspetto

prende un po' le distanze Federconsumatori. Per l'associazione sarebbe opportuno una dicitura sulla bottiglia per spiegare che il prodotto

deve essere consumato in modo responsabile ma, sottolinea Trefiletti, ?attenzione a paragonare l'alcol al fumo?.
L'Italia, spiega Trefiletti, ?ha una lunga tradizione anche nel settore vitivinicolo e occorre insegnare a bere con saggezza e moderazione.

Il consumo moderato di alcol può anche far bene al cuore mentre il fumo, anche passivo, fa male?. Trefiletti, dunque, dice ?no alla stessa

dicitura delle sigarette?.
Alle osservazioni delle associazioni dei consumatori replica il direttore generale di Federvini, Ottavio Cagiano de Azevedo: ?occorre avere

ben chiaro -spiega- che il regolamento si applica a tutti prodotti alimentari e alle bevande, alcoliche comprese, salvo per taluni aspetti, a

quei prodotti che abbiano regole specifiche più dettagliate: in questo ambito rientrano i vini, i vini aromatizzati e altre bevande a base di

vino, le bevande spiritose, tanto per citare alcune famiglie di prodotti rappresentati da Federvini?.
Poiché per questi prodotti già esistono altri regolamenti comunitari - spiega all'Adnkronos - e non esistono altri settori alimentari così

incisivamente regolamentati in sede europea, che fissano le regole di composizione e presentazione, le istituzioni comunitarie hanno

concordato di rinviare ad una successiva normativa il compito di fissare le regole per l?indicazione degli ingredienti e dei valori

nutrizionali?. Per il direttore generale, si tratta di ?una procedura che riteniamo corretta per evitare che sorgano delle contraddizioni tra

normative europee, creando confusione al consumatore e forte disagio agli operatori?.
L'indicazione degli ingredienti in etichetta, inoltre, non è in conflitto con il segreto industriale: ?basti pensare che in Italia l?

indicazione degli ingredienti sui liquori, gli amari, i vini aromatizzati etc, è obbligatoria dal 1982. E? certamente compatibile l?

informazione del consumatore con la riservatezza della formula?.
Tuttavia, aggiunge il direttore generale di Federvini, ?è necessario e opportuno che ci sia un quadro normativo specifico anche su questo

punto, visto che il nostro settore ha già un importante corpo normativo su tantissimi altri aspetti. E non dimentichiamoci che moltissime

bevande hanno la loro natura e composizione già descritta nella denominazione (ad esempio: l?acquavite di vino, il liquore di frutta, etc)?.
Quanto alla richiesta di alcune associazioni dei consumatori di apporre, su tutte le confezioni, idonee segnalazioni sui rischi dell'alcol,

Cagiano si mostra un po' scettico. ?Le istituzioni europee ed internazionali, come l?Organizzazione Mondiale della Sanità - spiega - si sono

interrogate più volte sulla validità di inserire messaggi di questo genere e si stanno anche domandando se queste indicazioni, inserite sui

pacchetti di sigarette, abbiano sortito l? effetto auspicato?.
In Italia, poi, sottolinea il direttore generale, ?i consumatori sono attenti alla qualità più che alla quantità e questo significa che è

molto radicata una cultura del bere bene. Laddove questo comportamento naturale non è seguito, pensiamo ai giovani in particolare, tutti gli

esperti sottolineano l?esigenza di forti politiche informative ed educative: scritte o simboli - conclude - sembrano contribuire molto poco

in questa direzione?.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)