Alcol per far fronte ai problemi: la ruminazione come causa principale
Alcol per far fronte ai problemi: la ruminazione come causa principale
Il vecchio detto secondo cui si beve per dimenticare appare sempre più confermato da ricerche scientifiche che mettono in evidenza il crescente consumo di alcol per cercare di far fronte a disagi psichici o problemi di tipo relazionale. Questo dato sembra valere soprattutto per la popolazione giovanile.
Purtroppo diversi studi recenti indicano che il consumo eccessivo e l’abuso d’alcol, anche nella forma del binge drinking, sono da considerarsi come i più importanti pericoli per la salute dei giovani. A questo preoccupante dato si associa un’altra importante e allarmante evidenza: l’elevata incidenza di disturbi psichiatrici, in particolare quelli associati a depressione che si presentano sempre più frequentemente accompagnati da un consumo di alcol, usato come una sorta di farmaco per automedicazione, sostanza per per affrontare o alleviare conflitti interiori, problematiche personali, relazionali e sociali: “drinking to cope”, cioè bere per fronteggiare i problemi, una modalità analoga a quella dell’automedicazione di cui abbiamo parlato in post precedenti.
Gli effetti di disinibizione, sedazione, distanziamento dalla realtà, euforia, rilassamento generati dall’alcol agiscono come rinforzi positivi, in quanto alleviano i sintomi depressivi sottostanti e possono venire individuati come una facile di fronteggia mento, che può diventare automatica e compulsiva se ripetuta nel tempo.
La ruminazione, i pensieri ossessivi e ricorrenti come motivazione al bere
Ma quali sono gli aspetti tra quelli che caratterizzano la depressione possono maggiormente spingere al consumo? Diversi autori sostengono che fra tutti i sintomi che accompagnano la depressione, la ruminazione sia uno dei principali fattori scatenanti, soprattutto quando questa si realizza in maniera ossessiva e ha come connotazione emotiva la rabbia . Le persone cioè consumerebbero alcol non “a causa” della loro depressione ma per interrompere i pensieri ripetitivi e ossessivi con cui si acuiscono e si prolungano gli stati d’animo negativi. Per questa ragione ai fini del trattamento del consumo problematico di alcol o per interventi psicoeducativi bisognerebbe considerare con attenzione le ruminazioni e il loro carattere ossessivo, ricorsivo.
Cos’è e di cosa si compone una ruminazione
Un recente lavoro di Tanner e collaboratori, ha individuato quattro distinte sottocomponenti della ruminazione:
1) pensieri incentrati sui problemi, cioè i pensieri ricorrenti proprio sui problemi stessi, sul loro carattere doloroso, sulla necessità di risolverli, senza però ipotesi di azioni per una soluzione (non ne posso più di questo lavoro, troppo stress, un nuovo capo insopportabile; è impossibile continuare questa storia d’amore, che male vivere senza sentirsi riconosciuto e contemplato);
2) pensiero controfattuale, cioè il pensiero riferito a situazioni alternativi (se non avessi detto… tutto ciò non sarebbe successo…);
3) pensieri ripetitivi, cioè quei pensieri ossessivi che si impongono alla mente indipendentemente dalla nostra volontà o addirittura dall’intenzione di pensarli;
4) pensieri anticipatori, vale a dire i pensieri intrusivi su futuri eventi o situazioni possibili (farò così e questo disastro cambierà…; starò meglio fra sei mesi quando riuscirò a finire di scrivere la tesi…) (9).
È interessante notare che Tanner e i suoi collaboratori hanno trovato che i pensieri focalizzati sul problema e i pensieri ripetitivi predicono un disagio psicologico più elevato e coping, cioè comportamenti di fronteggiamento, non produttivo. Il pensiero controfattuale è invece predittivo solo di coping non produttivo, cioè comportamenti di fronteggiamento non efficaci. I pensieri anticipatori infine sembrano anche adattativi e quindi non tendono ad associarsi a disagio psicologico e comportamenti di fronteggiamento inefficace.
A partire da questi risultati, Bravo e collaboratori (10) hanno esaminato le quattro sottocomponenti di ruminazione sopra illustrate (pensieri focalizzati sul problema, pensiero controfattuale, pensieri ripetitivi e pensieri anticipatori) cercando di capire il peso di ognuna nell’associazione tra depressione e abuso d’alcol. Tutte le componenti del pensiero ruminante hanno un peso importante nel determinare l’associazione. Tuttavia i “pensieri incentrati sul problema”, quelli cioè fissati esclusivamente sul problema stesso, la sua penosità, hanno un peso tale da spiegare da soli l’associazione tra stati depressivi e uso di alcol come strategia di fronteggiamento. Facile capire perché, in questo caso. I pensieri incentrati sul problema, infatti, fissano ripetutamente ed estensivamente l’attenzione sulla questione in oggetto, senza ottenere nessun tipo di risoluzione, ma piuttosto riportando costantemente la persona al disagio e al malessere psichico che accompagnano il problema. In questo modo i livelli dei sintomi depressivi vengono alimentati da un loop di pensieri negativi, da un circolo vizioso di amplificazione della sofferenza (11).
L’alcol con le sue proprietà rilassanti, dissociative, euforiche, analgesiche, può contribuire ad allentare l’ossessività e la penosità dei pensieri sul problema. Quando ciò succede l’individuo inizia ad avvertire il bere come un antidoto alla comparsa del pensiero ossessivo e disturbante. Il consumo di alcol viene così rinforzato e motivato, può diventare una strategia di coping preferenziale e, con la ripetizione del bere, trasformarsi nel tempo in un consumo compulsivo.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.psicoattivo.com/alcol-per-far-fronte-ai-problemi-la-ruminazione-come-causa-principale/
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)