Alcol: su le tasse giù i consumi. Il prezzo incide più delle campagne informative
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PANORAMA Complice forse la crisi economica globale, da tempo si sta facendo strada presso istituzioni di rilevanza internazionale, dalla [2] Banca Mondiale all'[3] Organizzazione mondiale della Sanità, passando per la [4] Commissione europea, l'idea che essenziale per la lotta alla dipendenza dal fumo sia l'incremento delle tasse sulle sigarette. Colpire le tasche dei fumatori sembra molto più efficace di qualsiasi campagna di dissuasione puntata sulla dettagliata illustrazione dei danni ben noti provocati dal fumo, e a dimostrarlo è da ultimo [5] il caso della Francia, dove le sigarette sono pesantemente tassate e il prezzo medio di un pacchetto è quasi raddoppiato nel giro di un decennio, facendo crollare le vendite al minimo storico nel 2008.
Che la stessa soluzione possa rivelarsi utile anche contro il consumo smodato di alcolici viene ora evidenziato da uno studio pubblicato dalla rivista [6] Addiction e coordinato da [7] Alexander Wagenaar, epidemiologo presso l'[8] Università della Florida. Molti studi avevano finora analizzato in che modo le tasse e i prezzi influiscano sulla tendenza degli individui a bere, ma questo è il primo a trarre conclusioni generali, non limitate cioè a un singolo Paese o a una specifica legislazione, in quanto ottenute grazie a una procedura statistica definita [9] meta-analisi. I ricercatori hanno quindi passato pazientemente in rassegna 112 studi sull'argomento, contenenti poco più di mille stime statistiche distribuite nel corso di quattro decenni, che confermano senza ombra di dubbio che le tasse e i prezzi sono in rapporto con le abitudini al consumo di alcolici, in un contesto riassunto da Wagenaar in termini lapidari: "Quando i prezzi scendono, la gente beve di più, e quando salgono beve di meno", che si tratti di forti bevitori o di chi si concede due dita di whisky solo in particolari occasioni. Una tendenza che però, precisa lo studioso, non sempre agisce nel modo lineare e semplicistico a cui può far erroneamente pensare una simile affermazione: le politiche fiscali in materia di alcolici probabilmente producono questo risultato interagendo con tutta una serie di condizionamenti culturali e individuali legati al loro consumo, non ultimo il fatto che in tempi di crisi possano essere considerati beni più superflui di altri. Ma la matematica basta e avanza a [10] Frank Chaloupka, economista dell'[11] Università dell'Illinois, per sostenere in un commento allo studio che quest'ultimo dimostra in modo minuzioso che incrementare le tasse sugli alcolici serve a tutelare la salute pubblica riducendo la propensione ad alzare troppo il gomito, molto più di quanto possano fare l'inasprimento delle pene per i reati commessi sotto il loro effetto, l'informazione dei media e i programmi di educazione scolastica.