Alcol-test nei locali: primi bilanci ad un mese dall'entrata in vigore delle nuove norme
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«Ad un mese dall'entrata in vigore delle norme introdotte dal nuovo codice della strada in materia di alcol, possiamo già
tracciare un primo bilancio sull'andamento relativo all'applicazione dei nuovi obblighi nella Provincia di Barletta, Andria,
Trani. Per quanto riguarda i pubblici esercizi constatiamo che oltre il 90% di quelli obbligati (che rimangono aperti oltre
le ore 24) hanno regolarizzato le loro posizioni premunendosi degli alcol test di tipo precursore chimico o elettronico, in
kit monouso o del tipo palloncino o elettronico a muro. Sia che gli apparecchi vengano utilizzati dietro pagamento di un
minimo corrispettivo sia che essi vengano offerti gratuitamente, come accade in molti ristoranti e pizzerie, non si registra
la coda per sottoporsi al test. Anzi, ad onor del vero, a parte la prima curiosità di pochi, possiamo affermare di aver
verificato che non c'è alcun interesse da parte degli avventori.
Non vogliamo in questa sede fare riflessioni su questo delicato tema, avendolo trattato in maniera approfondita in più
circostanze e facendolo abitualmente anche durante lo svolgimento dei nostri corsi di formazione, con la collaborazione di
esperti di associazioni che se ne occupano con grande senso di responsabilità, fornendo aiuto concreto a quanti vivono
condizioni di dipendenza dall'alcol ma siamo fortemente convinti che quello dell'abuso di alcol e di droghe rimanga uno dei
più grandi e gravi problemi che investono la nostra società e non ci riferiamo solo ai giovani ma anche al mondo degli
adulti, dei professionisti e di qualsiasi ceto sociale.
Purtroppo l'assunzione di alcol comincia proprio in quella che dovrebbe essere l'agenzia educativa primaria, la famiglia, e
si tende a minimizzare e a non riconoscere che iniziare a bere presto è già il segnale di un problema. L'aumento delle
occasioni di consumo di alcol per i giovani, la disponibilità economica e il moltiplicarsi di offerte dei locali pubblici
contribuiscono all'aumento dei consumi che si tramutano in ricerca di esperienze di piacere. Se poi assimiliamo il consumo di
alcol ad una diffusa cultura che vede questa pratica come stile conviviale e socializzante, allora si rischia seriamente la
sottovalutazione del problema.
Pur nella consapevolezza del rischio derivante dagli eccessi, le abitudini sembrano non mutare e ciò si riversa negativamente
sull'intera società, sia in termini economici per i costi collettivi sostenuti che per le conseguenze in termini di
sicurezza, propria e altrui. Il bere consapevole sembra essere solo uno slogan mentre potrebbe essere il vero elemento di
mediazione, fermo restando l'assoluto convincimento che in talune situazioni rimane tassativamente vietato l'uso assoluto di
alcol come nel caso di chi si mette alla guida di un veicolo. Delegare ad altri funzioni e compiti che dovrebbero essere
prioritariamente svolti da soggetti ed istituzioni ben individuate non serve a nulla, perciò mostriamo sempre molto
scetticismo allorquando vengono introdotte norme che servono solo a placare le coscienze ma che, di fatto, non affrontano il
problema né tantomeno ne forniscono risposte adeguate».