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Alcol, tolleranza zero e scienza

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Alcol, tolleranza zero e scienza
Giorgio Bignami, Presidente di Forum Droghe
Accanto alla lotta agli abusi patogeni delle droghe legali, come il tabacco e gli alcolici - una lotta tuttavia spesso condotta in tono

minore per rispetto delle "compatibilità" economiche e fiscali - da qualche tempo l'Oms e alcune istituzioni sanitarie nazionali (comprese

le nostre) hanno avviato una pesante campagna per la "tolleranza zero" verso l'alcol. I sostenitori della tolleranza zero usano dati che

mostrerebbero come i benefici (soprattutto cardiovascolari) del bere moderato siano inferiori alla somma dei danni prodotti a vari altri

organi e sistemi. Questo è vivacemente contestato da diverse parti di indubbia competenza: queste tra l'altro sottolineano come una tale

"algebra" sia taroccata, non tenendo conto né dei benefici psicologici e fisici del bere moderato, principalmente ai pasti, né dell'azione

preventiva che l'educazione alla moderazione può esercitare nei riguardi del bere a rischio, come il binge drinking, da parte di adolescenti

e giovani.
La buona scienza medico-sanitaria saggiamente prescrive che un risultato è tanto più solido quanto più concordano i dati empirici - per

esempio quelli clinici ed epidemiologici - con i dati riguardanti sia i meccanismi di produzione di una data patologia, sia i meccanismi d'

azione delle misure preventive e terapeutiche. Pertanto appaiono significativi i risultati pubblicati da Roberta Cazzola e Benvenuto Cestaro

della Facoltà medica di Milano in Food Rearch International (v. 44, p. 3065-3071, 2011). In estrema semplificazione, essi hanno mostrato che

i polifenoli del vino rosso sono particolarmente attivi nel ridurre quella perossidazione degli acidi grassi la quale giuoca un ruolo

importante nelle reazioni infiammatorie corresponsabili della produzione di lesioni vascolari.
La strategia del "consumo zero" è ulteriormente messa in difficoltà da alcuni dati presentati di recente al congresso della Società

Respiratoria Europea. Uno studio olandese su circa ventimila gemelli ha mostrato che l'assunzione di piccole quantità di alcol (da 1 a 6

unità alla settimana) riduce la frequenza di asma. Si tratta di quantitativi assai bassi (per esempio una bottiglia di vino di 75 ml al 12 %

di alcol corrisponde a 9 unità). D'altra parte era già ampiamente noto che i grandi bevitori hanno una aumentata frequenza di asma, oltre

alle altre patologie più conosciute come quelle nervose, epatiche e renali.
Nel torneo pro-contro "tolleranza zero", insomma, pare vi siano ancora parecchi set da giocare; ma per concludere può essere utile ricordare

alcune importanti questioni ancora non risolte.
Secondo alcune analisi, per esempio, la credenza che i benefici delle piccole dosi si otterrebbero soprattutto o soltanto bevendo vino rosso

sarebbe infondata: cioè a parità di (piccole) quantità di alcol, gli stessi benefici si otterrebbero con qualsiasi bevanda, dalla birra più

"leggera" al superalcolico più "pesante".
Altro esempio. Se è vero che le culture dei paesi nordici e quelle dei paesi mediterranei tendono a convergere, poiché cresce nei primi l'uso

del bere moderato e nei secondi il binge drinking, tuttavia l'effetto preventivo del bere moderato rispetto all'uso eccessivo si osserverebbe

solo nelle culture mediterranee (come l' Italia) ma non nei paesi nordici. E così via.
da fuoriluogo.it


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)