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Alcol: una dipendenza sempre più giovane

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Alcol, una dipendenza sempre più giovane

Gli Alcolisti Anonimi per la prima volta aprono al pubblico una riunione di gruppo «Chi arriva qui sa che la propria vita è incontrollabile e vuole smettere di bere»
Non è un vizio, ma una malattia: l’alcol dà dipendenza, è diffuso, è accessibile, rientra in tanti stereotipi, ma alla fine il conto che presenta è dato da cifre fredde ed impressionati. Una piaga sociale i cui ingredienti sono le giovani morti sulle strade, sono i decessi per le patologie correlate all’abuso, sono i costi elevatissimi per la nostra sanità legati all’alcol. Ma non si possono dimenticare le persone disperate che a causa della bottiglia, dell’impulso irrefrenabile al bere, hanno perso il lavoro, distrutto la famiglia, causato danni. Una malattia che attraversa trasversalmente e implacabilmente tutte le fasce sociali e che si manifesta, e Modena conferma l’andamento nazionale, in età sempre più bassa. Nella nostra città la guerra all’alcol è iniziata da tempo, si manifesta con la prevenzione-repressione sulle strade, con le campagne informative. E c’è un’altra forma di controffensiva. È silenziosa, libera, dotata di una forza interiore e di una tenacia invidiabili. Si tratta degli Alcolisti Anonimi: la loro associazione è in tutto il mondo e a Modena e in provincia è presente sono con dodici gruppi, tre in città. Un giro di circa trecento persone che aiutandosi tra loro riescono, giorno dopo giorno, a stare lontani dal fatidico primo bicchiere. E ci sono persone che frequentano da anni, continuando ad aiutare altri come loro. I membri di A.A. hanno partecipato ad incontri, a conferenze divulgative spiegando il loro programma. Ma questa sera sarà diverso. Per la prima volta a Modena e nel Modenese gli Alcolisti Anonimi faranno una riunione di gruppo aperta alla cittadinanza. In via Cesana 35, alle 20.30 la sede del gruppo avrà nuovi ospiti. «Giusto aiutare facendoci conoscere. L’alcol colpisce sempre più giovani a Modena e il problema è diffuso. Chiunque, interessato direttamente, oppure perché un amico o un famigliare ha il problema del bere o i semplicemente curioso - spiega un membro di A.A. - potrà partecipare, senza intervenire, alla riunione. D’altra parte l’unico requisito per divenire membri di A.A. è desiderare smettere di bere. Chi inizia a bere di solito non accetta se stesso, l’alcol ben presto diventa una maschera di vita, una stampella. Ma quando questa crolla ecco che la vita di tanti diventa incontrollabile. Noi partiamo da qui, da quando una persona si è resa conto che ormai è impotente di fronte all’alcol».
«Ed inizia un percorso. Noi abbiamo il gruppo, abbiamo il nostro programma - prosegue il membro di A.A. - composto da dodici passi e da dodici tradizioni. In sostanza i passi sono quelli del percorso interiore, dall’accettazione dell’impotenza di fronte all’alcol al cammino graduale verso una vita diversa, consapevole, una vita vera. Passo dopo passo si impara ad affrontare i problemi e non a nascondersi dietro alle maschere. Tutto questo con il confronto, con lo scambio, un atto umile per l’alcolista, egocentrico e chiuso per antonomasia. Le tradizioni sono i “modi” della nostra associazione, che prevede fra l’altro l’anonimato come principio base per andare oltre gli egocentrismi, per superare le personalità del singolo». Questa sera dunque in via Cesana si potrà assistere ad una di quelle riunioni a cui tv e film hanno abituato: persona ad un tavolo che parlano a turno, che a volte si prendono per mano per una preghiera, che aprono la loro vita e la dividono con semplicità, come bere un bicchier d’acqua.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)